17 MARZO, 154° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIA: PIEMONTE E SARDEGNA, 295 ANNI INSIEME

su nuraghe chervu a Biella


di Simmaco Cabiddu

Stamane alle prime luci del giorno, il Tricolore è stato issato sul pennone centrale dell’area monumentale di Nuraghe Chervu. A far da corona alla bandiera della Repubblica, le insegne della Regione Piemonte, della Città di Biella, della Brigata “Sassari” e della Regione Autonoma della Sardegna. 17 marzo 1861, attraverso la promulgazione della legge n. 4671, l’ultima emanata dal Regno di Sardegna, l’Italia diventa unita. Il successivo 21 aprile, la Legge sarda 4671, diventa la Legge n.1, la prima del nuovo Regno d’Italia, con Vittorio Emanuele II, ultimo Re di Sardegna che diviene primo Re d’Italia continuando a mantenere la numerazione dinastica “II” (secondo), a conferma della continuità con l’antico Regno sardo. Frutto del Risorgimento, il Regno di Sardegna si amplia annettendo sotto la sua corona territori continentali, peninsulari e insulari, Sicilia compresa. 85 anni dopo, con il referendum del 2 giugno 1946, la forma istituzionale del Regno cambia nuovamente, divenendo l’attuale Repubblica Italiana. Nei gesti e nei simboli, la Comunità sarda di Biella vuole ricordare i 295 anni di storia comune tra Piemonte e Sardegna. Infatti, dopo al guerra di successione spagnola, a partire dall’8 agosto 1720, Vittorio Amedeo II di Savoia ricevette – sottratto dalla Corona di spagna – l’antico regno sardo, in forza dei trattati di Londra (1718) e dell’Aia (1720).

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2 commenti

  1. Massimo Lavena

    Credo che non ci sia nulla da festeggiare per i 295 anni dalla predazione savoiarda. Sardegna come scannatoio, terra di legname e di rifugio dai nemici, terra di esilio e di saccheggio col tanca debonde, terra di gloria per bogino e i suoi epigoni., terra di nuovi nobili venduti che si appropriarono di terre non loro. Terra che ha dato il sangue dei suoi figli per tutte le guerre possibili ed immaginabili, ma che dai duchi savoiardi nulla ha avuto e tutto è stata costretta a dare. comprese le foreste svendute ai carbonai toscani ed alle traversine delle nascenti ferrovie del Regno italiano. E ciò che è stato fatto in Sardegna è stato fatto anche nel Regno delle due Sicilie, ridotto sul lastrico a forza di massacri, barbarie e ladrocinii vari per pagare i debiti della corona sarda retrocessa a fondamentale marchio di regalità per i savoia. Le industrie campane e siciliane, le università, le banche tutto ladrato. Una cosa hanno inventato i re d’Italia, il concetto di lager, con quello di Fenestrelle. Non ci siamo finiti noi sardi ma le famiglie e i soldati e gli ufficiali dell’esercito borbonico che non si arresero o fuggirono sui monti per trasformarsi nei famosi “briganti”. L’epopea di Garibaldi, di Nino Bixio e delle Camicie Rosse è stata un’epopea di sterminio e massacri di civili inermi. Ma questa è davvero un’altra storia: la storia la narrano e la scrivono i vincitori. Ma la Storia, quella con la S maiuscola è scritta nelle terre, nei geni dei popoli, nella memoria. Eh già, mi dispiace, nessun intento polemico, ma non c’è nulla da festeggiare per quei 295 anni.

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