di Sergio Portas
Entrando a Pseudiostudio (Milano, zona porta Romana), le pareti tappezzate da tavole di fumetti di ogni tipo, i disegnatori che vi lavorano chini sui loro computer a tracciare linee e curve che magicamente si trasformano in figure parlanti che seguono l’andare di una storia esilarante o lacrimevole, seguendo la sceneggiatura concordata, è davvero impossibile impedire che il pensiero se ne fugga verso Parigi in quella via Richard Lenoir che, ben prima di Charlie Hebdo, era famosa per aver ospitato la casa eminentemente letteraria di Maigret e signora. Adesso inevitabilmente rimarrà a rammentare come la libertà di satira, d’espressione in senso stretto, si possa pagare con la vita anche nelle nostre capitali d’occidente, non solo nelle assolate petrodinastie arabe, notizia di ieri che il blogger liberale saudita Raif Badawi ha ricevuto le prime 50 delle 1000 frustate a cui è stato condannato (oltre a dieci anni di prigione) somministrate in pubblico a Gedda dopo la preghiera del venerdì, all’esterno della moschea di al-Jafali. Forse se la scamperà grazie all’intervento e allo sdegno dell’opinione pubblica internazionale Asia Bibi, la contadina pakistana madre di cinque figli, il suo essere cristiana avrebbe contaminato l’acqua che si accingeva a prendere e nella discussione che ne seguì avrebbe bestemmiato il nome di Maometto, in carcere per cinque anni e infine condannata alla pena di morte. Ha un bel scrivere Houellebecq nel suo fantalibro “Sottomissione” che il partito islamista che vincerà le elezioni francesi del 2020 sarà di tipo moderato e porterà a grandi e spontanee conversioni ( vediamo di non scordare che il suo è un romanzo non un trattato di scienze politiche) , non a caso a Dresda quelli che avevano cominciato a marciare contro l’ ”islamizzazione dell’Europa” da quattro gatti che erano si sono gonfiati a decine di migliaia, tanto che Angela Merkel ha detto che per ora non è il caso di continuare. Tocca prendere atto che gli uomini di questa terra non sanno vivere senza Dio che, a dispetto di quello che pensava Nietzske è più vivo che mai, la stragrande maggioranza, e che una minoranza consistente neanche senza dogmi. E i dogmi come ognuno sa sono cose che non attengono al pensiero razionale (lì Dio ci sta) ma al governo delle chiese che si sono storicamente formate. Da qui le accuse d’eresia che l’una e l’altra fazione vanno scambiandosi nei secoli, e protestanti e cattolici e battisti e testimoni di Geova e sciiti e sunniti e hagiriti e chi più ne ha più ne metta. Che vi sia sempre un qualche politico uso a sfruttare questa situazione di eterna belligeranza per giustificare il potere a cui tende è altrettanto notorio. O forse ha ragione Hans Kung, il prestigioso teologo svizzero che scrive da sempre nei suoi numerosi libri: “Non c’è pace fra le nazioni se non c’è pace fra le religioni” (vedi il suo: “Islam, passato presente e futuro”, Rizzoli 2005). Da qui la necessità di una ricerca di dialogo tra le religioni e sui loro fondamenti. In attesa che questo miracolo si compia e la pace regni incontrastata finalmente nel pianeta, mi è obbligo dire che ora come ora anche io sì “sono Charlie Hebdo”, più per meriti storici che individuali, nel senso che come i poveri vignettisti francesi non posso che essere figlio dell’illuminismo, di quelle scelte politiche e morali che portarono al riconoscimento dei diritti individuali delle persone, al di là del loro credo e colore e genere. E come loro credo che il diritto alla satira, alla dissacrazione dei dogmi, sia cosa irrinunciabile, fondamento acquisito dell’essere umano occidentale. Pseudostudio è uno spazio “illuminista”, dedicato com’è al fumetto e all’illustrazione, uno luogo dove la creatività la fa da padrona, una fabbrica delle idee dove si fondono esposizione e produzione fondato da giovani disegnatori e illustratori che lavorano presso le più importanti case editrici. Fra di loro anche Luca Usai che, pensate, disegna Topolino per la Disney, guspinese figlio di mio cugino. Suo babbo Pasquale ereditò col fratello Ugo l’arte macellaria di nostro nonno Pasqualino e, negli anni in cui porcelli e agnellini nascevano e morivano in Sardegna, ne fecero strage innocente per decenni, vendendone frattaglie e bistecche ai guspinesi tutti, coi corollari di salsicce e sanguinacci vari, antesignani della filiera corta si può dire conoscessero per nome le vittime designate. Di spacciare per sardi maiali rumeni avrebbero avuto giustamente orrore. Con Pasquale e gli altri miei innumerevoli cugini figli di sette zii ho riempito per anni la carretta di nono Portas, lui in verità aveva un atteggiamento poco animalista nei confronti del povero asinello che la doveva tirare e gli dava delle botte da non credersi, in compenso esibiva un’apertura direi illimitata verso le bevande ancorché alcooliche, e la mia prima birra (mischiata con poca gazzosa) al bar “Manca” è ricordo indelebile della mia fanciullezza, ancora non andavo a scuola. Luca è ragazzo del ’77, l’ultima volta che l’ho incontrato a Guspini si era a “Birras” (un caso), quando in quel di Montevecchio orde di sardi vengono da ogni dove per assaggiare birre artigianali, mangiarsi un panino con la salsiccia, sentire in sottofondo una “band” che si esibisce tra il chiacchiericcio di tutti, insomma un evento dal successo esagerato. Era insieme a Lillo Petrolo, meglio conosciuto come Lillo di “Lillo e Greg”, sei anni di “iene” televisive ne hanno decretato l’imperitura notorietà nelle case di ogni italiano che paghi o meno il canone tv e l’hanno catapultato nel mondo del cinema comico e non solo (vedi La Grande Bellezza di Sorrentino). Firmavano gli album di una loro collaborazione: “NormalMan”, le origini, un demenziale fumetto in cui tale Piermaria Carletti si traveste da super eroe, ci mette in genere un quarto d’ora sempre in cerca del calzino mancante, e si presta a dare una mano nelle più disparate occasioni in cui la gente è nei guai perché non trova una baby sitter all’ora giusta o l’antenna del televisore si guasta all’ora del derby. Luca lo disegna con baffi e barbetta da “Lillo”, occhiali a lenti quadrate che rendono lo sguardo del nostro eroe vieppiù spiritato. Sardo classico Luca, gli devi cavare di bocca le parole e come ti racconta come è finito a Milano a disegnare “Paperinik” per Disney sembra vada dicendo di una persona che non conosce proprio fino in fondo: “Certo volevo disegnare fumetti fin da piccolo, a dirla tutta sognavo di fare cartoni animati, ma ho cominciato davvero dopo le scuole superiori a Oristano, mentre ero iscritto a ingegneria e ho seguito un corso di fumetto di Bepi Vigna e Silvio Camboni a Cagliari e lì ho capito che quella poteva essere anche la mia strada. Molto importante è stata l’esperienza con quelli di “Chine vaganti” di San Gavino, con loro ho fatto proprio la gavetta collaborando per giornali locali, per lo più gratis, un sacco di mostre e la rivista “Macchie d’inchiostro”; agli inizi del 2000 la Sardegna sfornava fumettisti, tra quelli di “Chine” che hanno fatto carriera mi vengono in mente Daniele Mocci, di San Gavino, uno dei padri fondatori l’associazione, da poco ha pubblicato due libri della serie Carrion in Francia (La principessa che amava i film horror qui da noi l’anno scorso) e Giorgio Casu, anche lui di San Gavino, ora fa il pittore a New York ed è diventato famoso per il quadro policromo del presidente Obama che fa parte della “Permanent Collection of White House”. Terzo sangavinese Andrea Pau, che scrive libri per ragazzi editi da Einaudi, della serie del famosissimo topo nostrano: il detective Geronimo Stilton, libri tradotti in 35 lingue del globo per 45 milioni di copie vendute. Del “Topolino” di cui disegno storie se ne vendono 130.000 copie settimanali, pensare che solo a metà degli anni ’90 erano 700.000. Sono venuto a Milano chè ho vinto una borsa di studio intitolata a Jacovitti, un anno di studio all’Istituto Europeo di Design, ied per gli amici, e nel 2006 ho preso
al volo l’ultimo l’ultimo anno di corso che hanno tenuto prima della chiusura all’Accademia Disney. Da lì il balzo su “Topolino” e la banda di personaggi che lo circonda. Qui a Pseudiostudio c’è anche Fabiano Ambu, di Selargius che, tra le altre cose, disegna per la “Sergio Bonelli Editore” i fumetti serie“Dampyr”. Butto uno sguardo al tavolo di lavoro di Luca, c’è un abbozzo di Diabolik in salsa comica, un vero ossimoro verrebbe da dire dai grecisti. Ma Luca è capace di tutto (nel disegno): quando ha disegnato l’episodio “Indiana Pipps e l’energia dei giganti” ( testi di Giorgio Figus), “Topolino” n.2977, i nostri eroi Pippo e Topolino hanno trovato una Sardegna ricca di nuraghi ovviamente ma, altrettanto incredibilmente, in giro neanche una pecora!