di Enrica Mereu
Nel 2002 a Iglesias una bimba di 5 anni riceve un regalo molto particolare: una vera moto piccola piccola. Inizia così, grazie all’inusuale dono del suo papà, l’amore di Giulia Congiu per il motociclismo. Suo padre è un appassionato di moto e la contagia fino al punto da renderla sicura e competitiva per gareggiare a livello regionale.
Giulia che cos’è l’enduro? L’enduro è uno sport su moto, dove non si corre su una pista, ma su terreni sterrati e accidentati. I concorrenti partono a poca distanza uno dall’altro. Vince chi completa il percorso nei tempi stabiliti e con meno errori, chiamati penalità. Le gare sono più o meno difficili a seconda del terreno che presenta diversi livelli di difficoltà come discese ripide, ghiaia, pietre, sabbia, ruscelli e tanto fango. Le moto da Enduro rispettano tutte le norme del codice della strada, perché devono attraversare strade aperte al traffico: c’è un grande rispetto per la legalità e la sicurezza.
Perché tutti i campioni del motociclismo hanno iniziato in tenera età? Praticare il motociclismo da bambini, prima dei 6 anni, porta a sviluppare riflessi tali che, uniti alla strategia, permettono di reagire d’istinto agli ostacoli del terreno, senza pensarci su, e quelle frazioni di secondo risparmiate sugli avversari danno vita a prestazioni da campione.
Chi ti segue nella preparazione? Per arrivare a simili performance sono stata seguita negli allenamenti da mio padre, da altri ragazzi e da altri piloti che praticano l’enduro. Non sono mai stata sola.
Qual è l’arricchimento di questa esperienza? Innanzi tutto la salute, devo essere in gran forma per affrontare lo sforzo fisico di una gara: è uno sport di resistenza, molto faticoso. Ho imparato le basi della meccanica, perché in gara devo poter riparare da me i guasti di routine della moto. Ho dimostrato che anche una donna può essere competitiva in uno sport che ha la quasi totalità di partecipanti maschi.
Fin’ora a quali tornei hai partecipato? Ho alle spalle 4 campionati regionali di minienduro e 3 campionati regionali di Enduro. Ho iniziato a 8 anni e ora che ne ho 18 gareggio nei campionati maschili. La mia gara perfetta è stata quella del 2014 a Fluminimaggiore, avevo delle sensazioni molto positive fin dall’inizio, tutto è andato per il meglio.
Cosa prevedi per il futuro? Quest’anno mi diplomerò al Liceo linguistico, e sono concentrata principalmente sugli studi. Qualsiasi cosa mi riserverà il futuro sono sicura che l’enduro sarà presente. Da sempre penso che possa rappresentare non solo uno sport per appassionati, ma anche un modo divertente per rilanciare il turismo nel Sulcis Iglesiente, perché si tratta di una disciplina che attira appassionati da tutta Europa.
C’è spazio per le donne nel motociclismo o devono continuare ad essere “zainetti” dietro le spalle degli uomini centauri? Io penso di sì, bisogna mettersi in gioco e ho imparato che, se si hanno meno doti naturali, bisogna aumentare l’impegno, perché il talento da solo non basta. Bisogna far cadere gli stereotipi sessisti e chi ha passione per uno sport deve poterlo praticare senza pregiudizi. Spero di essere stata d’esempio e che in futuro altre ragazze emergano nel motociclismo.