“Sinuaria”, antico nome dell’Asinara, è il titolo del film selezionato per la finale del Festival Visioni Sarde edizione 2015. Il cortometraggio, scritto e diretto dal cagliaritano Roberto Carta e con la fotografia di Roberto Cimatti, narra la storia di Michele Murtas, un detenuto nel carcere dell’Asinara nei primi anni ’80. Michele ha un particolare talento, è uno straordinario e silenzioso parrucchiere: taglia i capelli ai suoi compagni di prigionia e perfino alle mogli delle guardie e del direttore del carcere. Tutti sono rapiti dalla sua magica arte, è idolatrato da tutti. Finché, un giorno, arriva il momento di prendere una delle decisioni più difficili della sua vita. “Sinuaria”, prodotto dall’ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico Sardo) ha vinto nel 2013 la 7° edizione del concorso AViSa (Antropologia visuale in Sardegna). Il concorso è indetto dall’Istituto Sardo per “promuovere l’antropologia visuale come strumento primario di analisi e documentazione della vita sociale dell’isola e di dialogo con le culture di tutto il mondo”. Le riprese sono state realizzate nell’isola dell’Asinara. Il suggestivo borgo di Cala d’Oliva è stato trasformato in set cinematografico e questo aiuterà indubbiamente sia la promozione turistica sia la valorizzazione del territorio. La diffusione mediatica del filmato sarà un mezzo formidabile per la conoscenza delle bellezze ambientali dell’isola anche in ambito nazionale. Roberto Carta, nato a Cagliari, vive a Bologna. Lavora come freelance nel campo dell’audiovisivo. Laureato al Dams di Bologna nel 2003 ha acquisito diverse competenze nell’ambito della regia, della sceneggiatura e della produzione di cortometraggi. Dal 2004 collabora con Arancia Film. ? stato l’aiuto regista per Il vento fa il suo giro (2004) e L’uomo che verrà (2009), vincitore del Festival Internazionale del Film di Roma 2009 e miglior film ai David di Donatello 2010. ? stato redattore della trasmissione televisiva in 10 puntate per Raitre “Milonga Station”, condotta da Carlo Lucarelli. Attualmente collabora con la casa di produzione Gadoev.
Abbiamo voluto rivolgere a Roberto Carta qualche domanda ringraziandolo per la cortesissima disponibilità: Come nasce “Sinuaria”? Come Le è venuta l’idea per il soggetto? È stato sempre un mio desiderio raccontare il supercarcere dell’Asinara. Un luogo dove sono passati tanti personaggi della Storia d’Italia. Dalla quarantena dei soldati austroungarici della prima guerra mondiale a Falcone e Borsellino che stettero la’ per redigere gli atti del maxi processo, passando per gli esponenti delle brigate rosse e i capi dei clan mafiosi. Mi meravigliai che ancora non fosse stato usato come set cinematografico. La storia vera e propria nasce dalle tantissime letture che ho fatto su testi che trattano l’argomento primo su tutti il libro di Giampaolo Cassitta “Supercarcere dell’Asinara”. Qui in poche righe trovai un ottimo spunto per raccontare questa storia dal sapore nostalgico, con toni da commedia. Mi piaceva l’idea di fondere la Storia con la s maiuscola con la piccola storia del mio protagonista. Come diceva De Gregori “la storia siamo noi”. Mi piaceva il gioco di contrasti, Michele Murtas, il personaggio protagonista è assolutamente il contrario dello stereotipo del carcerato, in quanto uomo gentile e silenzioso, e poi raccontare l’universo femminile in una ambientazione in cui solitamente le donne centrano poco.
Ci sono delle persone in particolare che vorresti ringraziare? Ringraziamenti tantissimi. Quando scesi in Sardegna per la preparazione alle riprese mai avrei pensato di incontrare tante persone così generose e disponibili a aiutarci per realizzare il corto nel miglior modo possibile. C’è chi ci ha regalato cibo, chi ci ha prestato del materiale di scenografia o costumi. Lo stesso Ente Parco dell’ Asinara che ci ha dato la possibilità di alloggiare a Cala D’Oliva a titolo gratuito. Gianmaria Deriu, la star dell’Asinara, ex guardia carceraria ora custode dell’isola, persona straordinaria senza la quale girare all’Asinara sarebbe stato impossibile. E poi i miei genitori : mia madre che ha cucinato piatti straordinari per una settimana per l’intera troupe, e mio padre che faceva avanti e indietro dalla terra ferma per portarci acqua potabile, viveri e qualche bottiglia di vino, rigorosamente Carignano del Sulcis.
“Sinuaria”, oltre ai meriti artistici è stato premiato dall’Isre quale valido e importante strumento di promozione cultuale turistica dell’Isola. Come avverrà la sua distribuzione? Per i cortometraggi la distribuzione è sempre incerta perché la loro collocazione è sempre legata al passaggio nei festival. Io spero di poterlo far vedere al maggior numero di persone. E’ il motivo per cui l’ho fatto. Quindi spero che venga selezionato e proiettato in più festival possibili.
Quale è stata la persona più determinante nel suo periodo di formazione a Bologna? Sono stati tanti gli incontri importanti, era la fine degli anni ’90, primi 2000 e il cinema stava già avendo delle grandi rivoluzioni grazie al digitale che prendeva piede dando la possibilità a tutti con pochi mezzi di diventare dei videomaker. Forse il vero cinema indipendente in Italia è nato qua a Bologna in quegli anni, con Gigi Martinucci, grande direttore della fotografia che dimostrò quanto il digitale potesse essere all’altezza della costosissima pellicola. Dopo il secondo anno di Dams frequentai qualche laboratorio pratico e li conobbi altri che come me non volevano solo studiare la storia del cinema ma volevano farlo, IL CINEMA. Quindi fondammo una associazione chiamata Pavonificio, mettemmo insieme tanta gente, operatori di macchina, costumisti, scenografi, sceneggiatori, organizzatori e nel giro di un anno facemmo 15 prodotti video: tra corti, degli spot e videoclip. Vincemmo qualche premio. Ma poi dopo sei anni il gruppo si frantumò. Fu una grande palestra però, imparammo a fare tanto con poco, adesso molti “pavoni” sono dei professionisti che lavorano professionalmente nel settore. Grazie all’associazione e introducendomi meglio nell’ambiente conobbi un ragazzo che lavorava sui set grossi e mentre mi godevo il viaggio di laurea in Portogallo mi chiamò per lavorare al primo film prodotto da Arancia Film dell’esordiente Giorgio Diritti. Da quel momento entrai nel mondo dell’industria video. Dopo feci tante cose, mi trasferì per un anno anche a Roma dove feci un documentario sulle coppie di fatto e lavorai per Raitre per due format televisivi. A uno ci sono molto affezionato perché lavorai spalla a spalla con Carlo Lucarelli. Grandissima esperienza di televisione di qualità.
Lei è un sardo trapiantato a Bologna. Come vede dall’esterno il cinema “sardo? Mi sembra che mai come ora la Sardegna abbia avuto tanti registi all’attivo, anche molto diversi tra loro, con una loro precisa visione di cinema. Penso alle nuove leve Paolo Zucca, Salvatore Mereu, Enrico Pau e al giovanissimo e talentuosissimo Bonifacio Angius. Guardo anche con molto interesse Moviemientu, la rete di professionisti sardi del settore che giustamente invoca finanziamenti e attenzione da parte delle istituzioni regionali. Molte regioni virtuose, vedi la Puglia, hanno investito e ora raccolgono i frutti. La Sardegna potrebbe seguirne l’esempio: offre un paesaggio molto suggestivo e variegato e ha sicuramente delle storie interessanti da proporre. Nella speranza che qualcosa dall’alto si muova, l’urgenza di raccontare non mi sembra manchi, vedi il film “Perfidia” del sopracitato Angius. Un film potentissimo che racconta la provincia sarda come nessuno aveva fatto prima, ma che allo stesso tempo diventa universale raccontando tutte le province italiane. C’è tanta sete di cultura in Sardegna e grandi professionisti che ancora credono nel valorizzare le risorse del proprio territorio, con grande solidarietà uno verso gli altri.
L’ultima classica domanda “Quali sono i suoi progetti per il futuro?” Ho vari progetti a cui sto lavorando: tre diverse sceneggiature di cui due sono dei cortometraggi e l’altro è per un lungometraggio, molto ambizioso. Poi chissà che Sinuaria non diventi un lungometraggio, perché essendo una storia che ha un inizio e una fine ben precise avrebbe le carte per esserlo, magari in forma musical, una follia all’Almodovar in salsa sarda.
Roberto, grazie mille per questa intervista. E in bocca al lupo per i tuoi progetti!