di Giovanni Runchina *
Competenza, pragmatismo, tenacia e trasparenza. Sono le qualità del bravo e buon lobbista, parola di chi il mestiere lo pratica – con successo – da anni. All’estero, lontano dall’atmosfera sulfurea e dal clima di sospetto che in Italia circondano parola e ambiente. Elena Lai, 36 anni di Elmas, è segretario generale del Coordinamento Europeo dei Produttori Indipendenti (CEPI); base a Bruxelles, l’ente rappresenta gli interessi di oltre 8mila operatori indipendenti di cinema e di tv. «Nel mio ruolo gestisco i rapporti con i vari Direttorati della Commissione e con i membri del Parlamento europeo, monitorando la loro attività e le consultazioni rivolte alle associazioni di categoria o a tutte quelle che si occupano di cultura, audiovisivo e industrie creative. La mia giornata è scandita da riunioni, conferenze e commissioni e da un’azione costante di networking. Informo chi rappresento delle opportunità che l’Europa mette loro a disposizione e delle proposte legislative che potrebbero avere un impatto sul loro operato». Tutto rigorosamente alla luce del sole. «L’attività di lobbying – chiarisce Elena – è una pratica ben conosciuta qui a Bruxelles, avviene in maniera trasparente ed è continua. La Commissione consulta gli attori più importanti attraverso gli stakeholders dialogue, momenti di confronto attivo nei quali gli interessati fanno conoscere le loro posizioni e le loro proposte. Io cerco di mettere il Coordinamento Europeo dei Produttori Indipendenti al centro del dibattito, promuovendo una regolare partecipazione ai vari impact assessment che la Commissione intraprende per imprimere un certo cambio di direzione o di politiche. Per fare tutto ciò servono conoscenze approfondite sia del settore per cui si fa lobbying, sia delle leggi che lo regolano così da coltivare la strategia migliore». Niente facilitatori semi-inafferrabili ed equivoci, insomma, ma professionisti ferrati e impegnati in un’azione sistematica, scandita da regole precise; quelle che – per intenderci – mancano da noi come ha denunciato Transparency International nel rapporto “Lobbying e Democrazia. La rappresentanza degli interessi in Italia”, ripreso dai maggiori quotidiani nazionali. Il nostro Paese, patria della logorrea normativa, non riesce a dotarsi di una legge contrariamente ad altri e alla stessa Europa; a Bruxelles dal 2011 c’è un elenco dei gruppi di pressione, il Registro per la Trasparenza. Al lavoro di lobbista, Elena Lai è arrivata dopo un percorso lungo e faticoso: laurea in Scienze Politiche a Cagliari – indirizzo internazionale – Master in legge alla Queen Mary University di Londra e vari lavori. La realtà inglese le era già familiare avendo fatto l’Erasmus a Nottingham, città dove è ritornata nel marzo 2004, fresca di titolo accademico. «Sono rimasta in Inghilterra sino al 2010. Svolgevo un lavoro che non rifletteva i miei studi, digitalizzavo le cartine geografiche provenienti da tutto il Regno Unito. Mansione noiosissima ma veramente ben retribuita che mi consentiva di pagare le spese e di mettere da parte i soldi per il mio progetto. In seguito ho fatto, part-time, l’assistente di Italiano all’università e frequentato il master a Londra. E’ stato un periodo bello e faticoso. Per due volte la settimana viaggiavo col National Express, perché non potevo permettermi il treno, e facevo le levatacce; partivo alle 5 da Nottingham e arrivavo alle 10 in facoltà a Londra. La sera, risalivo sull’autobus verso le 20 e mettevo piede in casa attorno alle 23.30. Terminato l’anno, ho ripreso il percorso di relazioni internazionali». Il Council di Nottingham è stata la prima palestra, importantissima. «Promuovevo la città a livello europeo con i fondi del Programma Cultura 2007-2013 in sinergia con la comunità locale, gli artisti e le industrie creative (fashion, design, teatro, cinema) di cui Nottingham si faceva ambasciatrice nel circuito di Eurocities. Lavorando con l’Assessore alla Cultura e al Bilancio ho messo a frutto tutto il bagaglio politico-culturale e ho imparato il pragmatismo inglese nel saper usare la politica per essere efficienti e, soprattutto, efficaci». Esperienza che è stata il trampolino per la carriera di lobbista a Bruxelles: «Ho inviato il curriculum e sono stata chiamata per un colloquio che poi ho superato». Le giornate sono intense e imprevedibili: viaggi, riunioni e appuntamenti sono spesso fuori programma, complice anche il momento politico. «Commissione Europea e Presidente sono nuovi e in più all’orizzonte si prospetta una revisione delle norme sul diritto d’autore, in previsione del Mercato Unico Digitale. Le nostre piccole e medie imprese per la produzione di contenuti audiovisivi contribuiranno al dibattito e avremo sicuramente molti momenti di scambio con gli organismi comunitari; vogliamo rafforzare il lavoro delle nostre aziende, soprattutto in quegli Stati dove, al momento, si soffre di più a causa dei tagli al settore creativo. Scelte che possono avere grosse ripercussioni; stiamo parlando di migliaia di occupati: parrucchieri, tecnici, cameramen, artisti, senza i quali l’azione dei produttori non sarebbe possibile». Nella speranza, un domani, di poter mettere a frutto questa professionalità in Italia. «Dopo dieci anni all’estero mi piacerebbe tornare ma, in questo momento, non ne vedo le condizioni; eppure ogni volta che rientro a casa trascorro ore a fantasticare con i miei amici di progetti possibili. Poi però bisogna fare i conti con la realtà. Certo se l’Italia e la Sardegna decidessero di aprirsi maggiormente ne guadagnerebbero pure in termini occupazionali. L’audiovisivo e il copyright offrono diverse opportunità d’impiego, sia a livello di lobbying sia sotto il profilo giuridico ma anche le nuove professioni, derivanti dal passaggio al digitale, fanno intravedere la necessità di figure specializzate».
* Sardinia Post