CONVEGNO PROMOSSO DAGLI ARTIGIANI E DAI COMMERCIANTI DEL SULCIS-IGLESIENTE: DIBATTITO SULLA PRESENZA DEI POLIGONI MILITARI IN SARDEGNA


del Generale Nicolò Manca

Quanto emerso dal convegno di Carbonia dovrebbe indurre alla meditazione chi ha a cuore le sorti non solo del Sulcis-Iglesiente ma della Sardegna intera. Netto e determinato, da parte del pubblico intervenuto, lo schieramento a favore della presenza dei poligoni e dei militari nell’isola. Più di una volta si sono registrati cenni di contestazione contro i rappresentanti politici critici verso le cosiddette servitù militari.

Dato per scontato che la ricaduta economica della presenza militare rappresenta un indubbio e irrinunciabile vantaggio, sono emersi elementi che fanno vacillare anche i luoghi comuni circa un altro cavallo di battaglia dei “no servitù”: inquinamento del territorio e salute dei cittadini.

Il colonnello Branca, già comandante del  1° reggimento a Capo Teulada, ha ribadito che nel poligono non è mai stato impiegato munizionamento all’uranio impoverito. Il fatto che tutte le indagini effettuate negli ultimi vent’anni dalle commissioni di indagine che si sono avvicendate nei poligoni sardi  non hanno trovato tracce di uranio impoverito, dovrebbe porre la parola fine a qualunque illazione. Il fatto che poi dall’U.I. si sia ripiegato sulle polveri sottili è apparso un tentativo, peraltro rientrato senza lasciare segno, di continuare la battaglia con altri pretesti. Anche il successivo passaggio dalle polveri sottili al torio non ha avuto miglior fortuna. Significativo che anche a La Maddalena il famigerato inquinamento radioattivo sia scomparso dall’isola con la partenza degli americani e, con loro, della relativa ricaduta in dollari!

Quel che dovrebbe far meditare i fautori dell’inquinamento, oltre al fatto che le ipotesi inquinanti sono state sostenute non da organi istituzionali ma da altri soggetti, alcuni dei quali sospettati di inseguire una visibilità mediatica a buon mercato, sono due ulteriori incontrovertibili realtà.

L’università di Cagliari recentemente ha documentato che in Sardegna esiste un paese dove vivono, oltre a quattro ultracentenari, 330 ultra-ottantacinquenni e 953 ultra-sessantacinquenni che “conservano notevoli abilità e capacità cognitive”; tale circostanza colloca questo paese tra le cosiddette “blue zone” del pianeta. Esiste poi un secondo paese che detiene il Guinnes mondiale di longevità perché nove fratelli, di cognome Melis, totalizzano 836 anni di vita. Il primo paese si chiama Teulada ed il secondo Perdasdefogu. Che cosa  accomuna i due abitati? Che entrambi sono vicini a due “famigerati” poligoni e che gli anziani chiamati in causa hanno mangiato da sempre i prodotti di quelle terre, bevuto l’acqua di quelle sorgenti e respirato l’arie di quelle  campagne. Tutto inquinato?

Dal convegno è anche emersa una indicazione rivolta al governo regionale: perché non dedicare tempo ed   energie, anziché alla perenne contrapposizione col governo nazionale, nel tentare invece di realizzare iniziative economico-produttive nel 99,6% del territorio regionale e nel 96% delle coste sarde dove non si registrano presenze militari di alcun genere? Possibile che proprio quello 0,4% del territorio e quel 4% di coste siano vitali per l’economia isolana? Era così giustificato che la Regione Sardegna si costituisse parte civile nel processo che la magistratura ha deciso di celebrare contro… i comandanti che si sono avvicendati a Perdas negli ultimi anni! In tutto questo c’è del surreale, qualcosa che fa cascare le braccia all’uomo della strada ignaro di leggi e armato solo di buon senso. Una costituzione di parte civile appare giustificata tutt’al più da parte di singoli comuni, ad esempio Sant’Anna Arresi, paese contiguo al poligono e turisticamente  penalizzato. Per casi specifici appare ragionevole chiedere adeguati indennizzi al governo centrale, indennizzi sui quali Roma non dovrebbe traccheggiare, anche in relazione al fatto che se ogni mese si trovano 55 milioni di euro per gestire i centri di accoglienza dei migranti che la nostra Marina ha prelevato fin sulle coste africane (con un costo di 9,5 milioni di euro/mese per l’operatività della “Mare Nostrum”), qualche risorsa  finanziaria da destinare a questi indennizzi si dovrebbe pur trovare.

Ecco dove indirizzare l’azione del Governo Regionale, in cose concrete: indennizzi  adeguati, continuità territoriale,  ricaduta tecnologica della presenza militare, “restituzione”  di quel centro di reclutamento la cui cancellazione costringe ora gli aspiranti volontari a costosi viaggi oltremare,  e via dicendo .

Tutto questo anche per onorare la promessa di Vittorio Emanuele Orlando, un predecessore dell’attuale Presidente del Consiglio, che  il 16 giugno del 1918, a guerra finita, memore di che cosa aveva fatto la Sardegna e la Brigata Sassari per la Patria Italiana, in un discorso tenuto alla Camera, disse: “ L’Italia ha contratto un grande debito di gratitudine verso la nobile isola”. Ecco l’occasione per farlo, con buona pace dei protocolli, degli inutili Co.Mi.Pa. e di ogni sterile e improduttiva contrapposizione politica e ideologica. La motivazione di fondo che ognuno dovrebbe tener presente, come ha giustamente sottolineato un consigliere regionale presente al convegno, è che le forze armate servono e hanno bisogno di addestrarsi, oggi come nel 1915. Allora si trattava di terreirredente, oggi di terrorismo.

Curiosa l’assonanza che accomuna le radici di queste due emergenze! 

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