LA MADONNA DI TERRALBA, ULTIMA OPERA DI ELISEO LILLIU E MELANIA MAIMONE


di Gian Piero Pinna

È difficile inquadrare don Eliseo Lilliu, lui si definisce terralbese e innamorato visceralmente della sua terra, ma è anche un sacerdote, scrittore, poeta e collezionista d’arte. Dopo lunghi trascorsi come frate cappuccino, ora è parroco a Sant’Antonio di Santadi. La sua passione per l’arte e il collezionismo, lo hanno portato a trasformare la sua casa in un luogo magico, che lui ha voluto chiamare, “Museo Pinacoteca Eliseo”, e ha già espresso la volontà che, alla sua morte, dovrà diventare il Museo Civico di Terralba. La sua intensa attività di scrittore, si è tradotta in 35 volumi dati già alle stampe. L’ultimo libro riguarda proprio uno dei pezzi più pregiati della sua collezione d’arte. A dargli una mano, nella scrittura di “La Madonna di Terralba”, la nipote Melania Maimone, che ha inquadrato in modo puntuale e preciso il periodo storico in cui è stato realizzato il quadro e ha analizzato gli stili dei più importanti artisti del Rinascimento italiano, dove  ha avuto radici la cosiddetta “Madonna della pace”, attribuita a Fra Bartolomeo, con qualche piccolissimo intervento del suo allievo prediletto, Fra Paolino da Pistoia. Come quest’opera sia finita nel “Museo Pinacoteca Eliseo”, ce lo spiegano i due autori del libro: “Il XVI Secolo, è di importanza immensa  per l’arte – sottolinea Melania Maimone – non per niente viene nominato “Rinascimento maturo”. Nella prima fase si mettono in mostra coloro che hanno creato una nuova arte, tra i quali Brunelleschi, Masaccio, Donatello, Piero della Francesca, Mantegna e altri. Nella seconda fase, si assiste al raggiungimento della “perfezione”, mentre nella terza subentra il “Manierismo”, perché rielabora la maniera di dipingere ritenuta perfetta”.

Come invece il dipinto sia finito a Terralba ce lo racconta Don Eliseo, che nel suo peregrinare giovanile da un convento all’altro dei Cappuccini, era finito in quello di Poggio al vento a Siena, dove in un vasto parco c’era una piccola cappella antica, utilizzata come cimitero dei frati: “In una delle mie visite alla cappella per le preghiere di suffragio – spiega Don Eliseo – scorsi, sepolto nella sabbia smossa, una specie di sacco, che a me sembrava una realtà intrusa, che rovinava la dignità del luogo, lo dissotterrai e mi accorsi che si trattava di un vecchio dipinto, molto sporco e stropicciato. Era una Madonna con bambino in pessime condizioni, l’avevo fatto vedere al Padre Guardiano, che mi aveva detto di tenermelo pure, “tanto non serve a niente”. Arrivato il periodo delle vacanze estive – continua Don Eliseo – noi studenti eravamo rientrati a Cagliari e qui chiesi al mio superiore se la tela poteva essere sistemata da qualche parte. Inaspettatamente mi sentii rispondere di bruciarla, perché non serviva a niente. Per salvare il dipinto, lo portai a Terralba, dove mia sorella Ignazia, lo fece restaurare da Dina Pala”.

Ma chi era l’autore della Madonna della pace, ora più conosciuta come la Madonna di Terralba? Il dipinto viene attribuito a Fra Bartolomeo, nato a Pian del Mugnone nel 1475 e che rispondeva al nome secolare di Baccio Della Porta. Dopo essere stato allievo del Ghirlandaio, nel 1494 aprì bottega insieme a Mariotto Albertinelli. Nel luglio del 1500 entrò nell’Ordine dei domenicani e dal 1501 visse e lavorò nel convento di San Marco a Firenze, dove ebbe come abile allievo Fra Paolino da Pistoia. Nel 1504 dipinse l’Apparizione della Vergine a San Bernardo, che ora si trova negli Uffizi a Firenze, ma sono tante le opere del maestro rinascimentale sparse nei musei di tutto il mondo.

Nell’intensità chiaroscurale del modellato e nelle evanescenze dell’atmosfera prese molto da Leonardo, senza però, rinunciare alla grandiosità plastica delle forme, in rapporto all’ambiente. Fra Bartolomeo morì a Fiesole nel 1517, lasciando una notevole quantità di disegni di particolare bellezza, che ora si trovano agli Uffizi, al Louvre, a Monaco e al British Musium.

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