di Martina Marras *
Cristina ha sempre amato viaggiare. Quando studiava lingue all’università di Cagliari abitava a Berlino. Faceva la pendolare e tornava solo per dare gli esami. Poi è caduto il muro: la città che aveva tanto amato era diventata violenta e insicura. Mostrava il suo lato peggiore e la grande rabbia repressa dietro a un confine freddo. Galeotto fu l’incontro con un giovane australiano: innamorata, Cristina, decide di seguirlo a Melbourne. «Era gennaio, faceva molto freddo in Germania. Quando arrivai in Australia era piena estate e rimasi folgorata dalla bellezza della città. E così decisi di restare», racconta. Oggi Cristina Marras vive ancora in Australia. Ha 50 anni, un marito e un figlio undicenne. Dopo qualche anno passato a insegnare italiano, ha coronato il suo sogno di gioventù: diventare giornalista. «Era il lavoro che avrei sempre voluto, anche se poi mi sono stancata di farlo», spiega. Attualmente si occupa di media e comunicazione, come communications adviser per un ente non governativo che lavora con emigrati e rifugiati.
Negli ultimi anni l’Australia è diventata la meta privilegiata per i giovani italiani e non solo. Cristina la racconta come una bellissima isola, anche se, ormai, non così facile da raggiungere. Il governo ha sterzato verso destra, adottando una politica conservatrice, mirata a proteggere la popolazione locale. Cristina ha la fortuna di aver acquisito la doppia cittadinanza e, ormai, a Melbourne si sente a casa. «Non sono l’unica straniera qua. La società è costruita in un modo che tutti siano rispettati per quello che sono, per quello in cui credono. È facile sentirsi a casa, anche se ovviamente non c’è un vero coinvolgimento emotivo, come quando dico di essere italiana». Tutto funziona alla perfezione, ma ci sono anche i lati negativi, primo fra tutti la lontananza da casa, quella vera. «Le ventiquattro ore di aereo che mi separano dall’Italia sono sempre più lunghe ogni volta che le faccio. O anche il fatto qua sia giorno, mentre in Italia è notte. Alla lunga pesa».
Il maggior pregio degli australiani? Il loro senso civico. «In Italia le cose pubbliche sono trattate male, nessuno si sente responsabile. In Australia è il contrario: tutti se ne interessano. Mio figlio, alla scuola elementare non ha studiato tanta grammatica, ma ha imparato molto a vivere in comunità, a rispettare gli altri, l’ambiente e la comunità». Un difetto? Dovendo generalizzare, perché la prima difficoltà è capire chi siano effettivamente gli australiani, Cristina sostiene che non abbiano fantasia. «Vivendo in un Paese talmente ben organizzato hanno paura di improvvisare. Sono poco elastici».
Circa una volta all’anno, Cristina torna in Italia. «Io e mio marito vogliamo che nostro figlio conosca la lingua e la cultura, nonché le cose belle dell’Italia, che vanno al di là degli aspetti folcloristici che si vedono all’estero e che si rifanno a un Paese che non esiste più, se non nel ricordo di chi emigrò negli anni ’50». Un’immagine stereotipata, «rinforzata da un certo filone di film e da quello che all’estero si vuole raccontare». E così, si finisce per essere etichettati come il Paese del buon cibo e dei furbetti. «Purtroppo l’Italia non fa un buon lavoro nel promuovere le realtà all’avanguardia. Non tratta bene le sue eccellenze. Il risultato è che quello che arriva, sui quotidiani, sono le notizie di cronaca: la sparatoria, lo scandalo politico».
Pur vivendo in un Paese assolutamente efficiente, ammette che, potendo, tornerebbe subito in Sardegna. «Mi manca la mia famiglia e il clima, che nella nostra isola è spettacolare. Melbourne si trova in una baia molto aperta, soggetta a frequenti escursioni termiche. L’impatto del sole è molto forte: brucia, letteralmente. La natura in Australia è più che esuberante. Mentre in Sardegna è esattamente l’opposto: dolce, tranquilla». A livello professionale, però, è quasi impossibile riadattarsi alle dinamiche di un’Italia non sempre capace di premiare professionalità e bravura. «Anche se fossi disposta a prendere la metà di quello che guadagno qua – conclude Cristina – comunque passerei da una vita di grandi soddisfazioni professionali a una di grandi preoccupazioni. Se da giovane volevo girare il mondo, oggi dico che tornerei domani. Ma ho gettato la spugna: non ci sono le condizioni».
* La Donna Sarda