BOIS E FUI JANNA MORTI IN CONTU DE ANIMAS E CARRASEGARE: INTERVISTA A PIU’ VOCI

nella foto di Mario Canessa: Joyce Mattu e Matteo Cucca


di Valentina Usala

Sono indubbiamente le mie fiere origini escalaplanesi.

A far cadere il mio occhio e soprattutto un interesse innato, su quella che a mio avviso, è la vera storia di un popolo, quella fatta di racconti narrati dai più anziani, che si ripercuotono nel tempo a suon di generazioni sono sempre stati i suggerimenti che mi arrivavano da oltremare.

Piacevole quando sono proprio le generazione d’oggi a dare attenzione e la giusta ricompensa a quei racconti di storia paesana viva e curiosa, misteriosa e sorprendente.

Accade questo nei piccoli borghi dell’entroterra sardo, accade questo anche nel “mio” borgo, ad Escalaplano.

Mi hanno sempre affascinato questi racconti, intrisi di leggenda, o forse perché appartengono ad un passato in cui la tradizione e la sua fierezza  facevano la maggiore.

Onorata di poterne parlare qui su Tottus in pari, dove le “due Sardegne” si incontrano.

Scendiamo nello specifico.

Succede che nel 2012 si costituisce il gruppo maschere escalaplanesi, come gruppo spontaneo, che vede riuniti una cerchia di amici a livello locale. Assieme fanno ricerca autodidattica mediante l’aiuto di testimonianze, interviste e ricerche bibliografiche. Infine, una volta raccolte svariate informazioni, decidono di rivolgersi al sapere di chi sa per professione e sto facendo riferimento all’antropologia:  ????????????, composto da ????????, ànthropos = “uomo” e ?????, lògos = nel senso di “studio” ed è la scienza che studia l’uomo dal punto di vista sociale, culturale, fisico e dei suoi comportamenti nella società.

Il nome dell’esperta coinvolta corrisponde alla dott.ssa Joyce Mattu, che raccoglie ed elabora, in modo sistematico i loro studi e, all’inizio del 2014, il gruppo si costituisce in Associazione Culturale ” Bois – FuiJannaMorti”.

L’intento quello di tenere vivi sia i valori tradizionali della comunità escalaplanese, ma anche di incentivare lo studio, il recupero del Carnevale e le tradizioni popolari paesane e della Sardegna.

L’Associazione ripropone alcuni riti propiziatori, mantenuti integri fino agli anni 50, che con il passare del tempo sono scomparsi quasi del tutto.

Chiedo ai ragazzi dell’associazione come si svolge la rappresentazione de su boi.

“La figura principale è quella del cosiddetto bue, “su boi”, seguita da un personaggio che intende domarlo, ricordato come “su ‘omadori”.

“Su boi” veniva vestito con una pelle bovina sulla schiena, un copricapo di bue con delle grande corna, un grande campanaccio al collo e intinto di nero sul viso con la fuliggine di sughero.

Per anni, questa figura, è stata immortalata dall’escalaplanese tziu Angelo Congiu, meglio ricordato dagli anziani come Tziu Angiulinu Cogorista, rimasto devoto fino alla sua morte.

“Su ‘omadori” invece, veniva vestito in vari modi. Per esempio: con stracci, con sacchi d’orbace – “su sacu’e coberri” – utilizzato dai pastori o con un cappotto con cappuccio “a cuguddu”, sempre in orbace.

Anche per questa figura, il viso veniva intinto di nero, con la fuliggine.

L’Associazione ha preso l’iniziativa di inserire, a questa suggestiva figura, un ulteriore dettaglio, “sa faciola”: ovvero l’osso del bacino del bue, che nella tradizione più arcaica era indossata da un essere che comunicava con il mondo delle anime.

In questo modo abbiamo voluto unire il carnevale antico, in cui le ossa venivano utilizzate come segno propiziatorio per questi rituali, a quello più moderno ricordato dagli anziani.

Nella rappresentazione originaria, il bue pareva un ossesso e si dimenava per le vie del paese come fosse posseduto da forze ultraterrene fino a che, raggiunta la meta, perdeva le forze e cadeva come morto a terra.

Nel tempo, la rappresentazione si tramutò nel bue che si esibiva in corse sfrenate per le vie del paese per incutere timore alle persone che trovava nel proprio cammino: si lanciava su di loro, cercava di incornarle, si buttava per terra e, emettendo rauchi muggiti, assaliva la folla.

Il domatore di turno lo manteneva con una fune, “sa soga”, lo tirava e lo pungeva con un bastone appuntito, “su strumbulu”, colpendolo con “su fuetu” per farlo camminare e rigare dritto.

Altre figure che si sono modificate nel tempo e nei modi, facevano da contorno a questo suggestivo rituale.

Oltre al bue e al domatore, gli anziani ricordano ” s’Omini cun sa musca” vestito a sa sarda, intinto di nero sulla faccia.

Questo personaggio girava con una lunga canna o un lungo forcone – su fruconi- , alla cui estremità veniva legato un pezzo di salsiccia che, come per pescare, veniva lanciata verso balconi o all’interno di finestre e nei cortili, generalmente di persone benestanti.

Le persone che toccavano questa salsiccia dovevano, infatti , offrire loro qualcosa da bere o da mangiare.

“S’Assogadori ” sempre con lo stesso intento, individuava un prescelto e lo acchiappava con una fune di pelle (sa soga).

Questa comitiva girava per le vie del paese con un carro trainato da un asinello che trasportava un fantoccio ( un tronco di fico con la faccia scolpita ), all’interno del quale si nascondeva una botte di vino da 100 litri.

Il vino offerto veniva versato nella botte attraverso la bocca del fantoccio, chiamato “Carnevali”.

Attorno a questi personaggi si formava una vera e propria processione.

Una volta terminato il giro del paese, la giornata si concludeva con la consumazione di quanto era stato offerto e con divertentissime rappresentazioni teatrali ( si ricordano le figure caratteristiche del notaio, del dottore e della donna incinta) , balli sardi, mutetus.

Tali processioni e rappresentazioni venivano fatte il martedì grasso (martis de coa), e per il Carnevalone (ultima domenica, prima della Quaresima).

Tra i personaggi più ricordati ad Escalaplano si ricordano i nomi di tziu Filicinu Pisano, tziu Cogotti, tziu Peppinu Locci, tziu Frorisceddu, tziu Dottoreddu ( che non per caso ha preso questo soppranome).

Questa tradizione è scomparsa poco dopo gli anni ’50.

Mi parlate de su ” FUI JANNA MORTI “? 

Esce la sera del 31 Luglio, alla vigilia di una delle feste della luna, pare per augurare buoni raccolti e buoni frutti a campi e vigne, che l’indomani vengono propiziate “a sa muda” e con “is brebus”.

Adulti, ragazzi e bambini si coprivano con un lenzuolo bianco (de pantumas) e trascinando lunghe catene, giravano per le vie del paese.

Queste persone raggruppavano un mucchio di terra nella strada, e gridavano :

FUI FUI JANNA MORTI

FORAS DE CUSTA CORTI

FORAS DE CUSTU LOGU

CA D’AT PUNTU SU FOGU.

Dopo aver intonato questi versi, battevano le mani, girando attorno al mucchio di terra.

Questa tradizione è stata riscoperta solo di recente e tutt’ora viene portata avanti da un bel gruppo di persone.

Mi avete detto che in fase iniziale, agli albori, avete intervistato gli anziani del paese. Vi va di citarli?

Certamente sì.

I coniugi Boi Egidio 91 anni e Farci Rosa 90 anni; i coniugi Usala Gino e Mattana Assunta 80 anni; i coniugi Farci Federico83 anni e Carta Peppina 73 anni; i coniugi Demontis Riccardo & Carta Gina; i coniugi Agus Mario e Pitzalis Gina; Prasciolu Virgilio; Ghiani Salvatore 88 anni; Porcedda Salvatore 86 anni; Giovannina Usala 72 anni; Carlo Cucca.

Su quale verso si è mossa e intende continuare la vostra associazione ?

Sicuramente portare avanti diverse attività sulle tradizioni sarde : valorizzare la lingua, contus antigus, abrebus, mutetus e i giochi tradizionali.

Durante il mese di luglio 2014, quest’anno, abbiamo organizzato sa murra de is piciocheddus: evento molto sentito in paese, a cui hanno partecipato 18 coppie di ragazzini, 4 delle quali composte da partecipanti di genere femminile.

Siamo bene determinati e ci piacerebbe poter far diventare questa manifestazione un evento a livello regionale.

Chiedo ora il prezioso intervento dell’antropologa Joyce Mattu. 

Le chiedo di parlarmi del giorno in cui, il duro lavoro svolto, è stato presentato.

“Il giorno 01/11/ 2014 alle ore 16,30 presso la sala consiliare del comune di Escalaplano si è tenuta la presentazione delle maschere escalaplanesi “ Bois – Fui Janna Morti”, dell’omonima associazione culturale. L’associazione che lavora da anni sulla ricostruzione delle maschere e del carnevale tradizionale di Escalaplano ha promosso un meticoloso lavoro di ricerca, coadiuvata dal mio intervento qualificato. Un lavoro certosino, che ha visto lo studio delle fonti e della bibliografia esistente in materia, la comparazione con altre realtà Sarde, Mediterranee ed Europee e l’ascolto, nonché la registrazione delle preziosissime fonti orali locali, con il coinvolgimento attivo degli anziani del paese. Il grande pregio e la grande fortuna della ricerca ad Escalaplano è infatti la memoria orale diffusa (diversamente da molti altri paesi della Sardegna) di chi ha vissuto, in prima persona i riti e le modalità del Carnevale.”

Come si è svolta la presentazione, nello specifico intendo.

“Durante la presentazione, sono stati elencati nomi e testimonianze di chi ha dato il contributo alla ricostruzione storica de su Boi e de Fui Janna Morti, sono stati analizzati gli aspetti religiosi, morali e le scelte di vestizione, sono stati spiegati quali origini e significati simbolici hanno queste ed altre figure ritrovate all’interno del carnevale, del mondo delle anime, del ciclo della natura. E’ stata analizzato il termine stesso della parola “Carrasegare”, il carnevale escalaplanese comparato ad altri della Sardegna e del Mediterraneo, con attestazioni anche archeologiche, per finire con la comparazione tra carnevale arcaico e moderno: dalla religione, alla tradizione, dalla tradizione religiosa allo spettacolo, disaminando l’evoluzione cronologica dei significati e delle pratiche del Carnevale e delle figure ad esso connesse, con particolare riferimento a su Boi e Fui Janna Morti.

Alla fine della serata, sono state esibite eccezionalmente le maschere”.

Queste maschere sono già state protagoniste di diverse partecipazioni pubbliche, elencate qui di seguito.

La prima uscita pubblica delle maschere avviene a Febbraio in occasione del “Carnevale Teuladino”. Seguono poi : a Marzo ” Su Segapingiadas ” a Escalaplano e “Segaripetza” a Laconi ; a Giugno la ” Sagra de sa Pardula” a Silius; a Luglio il “Carnevale estivo” di Siurgus Donigala” e “passillendi a sonu de musica con su Fui Janna Morti” a Escalaplano; ad Agosto “Ballus” a Uta, “Ballus e Fatzoas” a San Vero Milis, “Maskaras” a Muravera; a Ottobre “Beni Benius” a Decimoputzu.

Per quanto può valere, i miei più sinceri complimenti a chi, come questi giovani, credono nella straordinaria forza della loro cultura, che gelosamente custodiscono e rivivono nel tempo. 

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2 commenti

  1. può andare bene tutto, ma non questo: “dal mio intervento qualificato”, non sono dichiarazioni che posso fare io

  2. Infatti non sono parole mie e mai le pronuncerei, scopro oggi di questa intervista

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