“Le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto i massimi livelli da 800mila anni a questa parte e se non verranno drasticamente ridotte i cambiamenti climatici impatteranno in maniera severa, globale e irreversibile sul nostro Pianeta”: a lanciare l’ennesimo grido d’allarme è il rapporto finale degli esperti delle Nazioni Unite. Responsabili di questo aumento delle temperatura, in particolare, sono la deforestazione e l’utilizzo di combustibili fossili. Siamo decenni ormai che sentiamo lanciare questi allarmi e, diciamoci la verità, ci abbiamo fatto il callo. Tuttavia, se gettiamo uno sguardo a quanto sta accadendo non troppo lontano da noi, in Italia e in Sardegna, ci rendiamo conto che, ormai, questi cosiddetti cambiamenti climatici sono entrati a far parte delle vita quotidiana, recando con sé enormi problemi. In Italia ormai le alluvioni si susseguono ad ogni pioggia, sono una sorta di bollettino di guerra. Si è gestito male il territorio e si è costruito dove non si doveva, tuttavia è innegabile che le precipitazioni oggi abbiano assunto caratteristiche di localizzazione e intensità mai notate prima. Per la prima volta da quando lavoro nel Corpo Forestale, da oltre 20 anni, siamo dovuti intervenire in una alluvione quasi in estate, a Santa Teresa, il 16 giugno. Per la prima volta, lo stesso anno, siamo intervenuti in un incendio in autunno inoltrato. Il 4 novembre è stata una delle giornate più difficili per l’apparato antincendio sardo. Sono scoppiati incendi in quasi tutta la Sardegna. Tutti incendi colposi, abbruciamenti di frasche e residui vegetali, sfuggiti all’attenzione dell’uomo. Ma una siccità autunnale così prolungata, con temperature praticamente estive non si era mai vista, e molti non hanno avuto la pazienza di aspettare tempi più freschi per ripulirsi il terreno, nonostante gli avvertimenti dei più saggi. Però un rischio di incendi a novembre non si era proprio mai visto. Massimo che io ricordi, in una annata particolarmente siccitosa, a metà degli anni ’90, si era corso un po’ di rischi ai primi di ottobre.
Come non mi era mai capitato di vestire i dispositivi di sicurezza antincendio portandoci appresso quelli per le alluvioni. Siamo sicuri che questi moniti dell’ONU sono il solito allarmismo degli scienziati ambientalisti?
L’uomo è un animale paradossale ed assetato di energia. Questa energia è lo strumento più potente di potere. Chi detiene l’energia, detiene il potere. Dentro questo circolo vizioso, i tentativi di riconvertire l’umanità verso la sostenibilità ambientale si scontra su questo muro. Il paradosso più grande è il tentativo di incentivare le energie rinnovabili, che stanno portando ad accentuare il consumo del territorio, l’uso di terreni agricoli con perdita dei saperi locali, e la deforestazione per la produzione di carburanti biologici, come quella causata dalla produzione di olio di palma. Perché se il sistema è lo stesso, e i protagonisti sono gli stessi, se anche il business delle rinnovabili è gestito dalle grandi multinazionali dell’energia, il circolo vizioso non è tanto facile da interrompere. Questo potere che conduce l’umanità verso l’autodistruzione non completamente identificabile con delle persone, anche se ci sono quelli che conducono il gioco e sono in carne ed ossa. Questo potere perverso ha ramificato anche dentro il comportamento di ciascuno di noi, come un morbo che ci portiamo appresso. Il cibo industriale costa meno, fa risparmiare. La televisione tiene compagnia. Sono stanco per andare a piedi. Se non vesto alla moda e non mi cambio il guardaroba mi sento inadeguato. Se non lo compro ai figli si sentono diversi. Oggi è 5 novembre, finalmente piove. Forse evito di mettere quella pesante tuta antincendio, ho pensato, e riesco a combinare qualcos’altro, a fare qualcosa per la mia terra. Ma no, mi dicono che è stata diramata l’allerta meteo. Passerò i prossimi giorni e le prossime notti lavorative a far spendere i soldi dei contribuenti controllando i corsi d’acqua a rischio di esondazione.
Ormai facciamo poco altro.
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