di Claudio Moica
Anticamente la fonte storica principale era fondata sui ricordi degli anziani che tramandavano oralmente alle nuove generazioni. Del misterioso Maestro del Bisso, Italo Diana, per fortuna non esistono solo vaghi ricordi, ma documentazione fotografiche e cartacee che attestano la veridicità della voce popolare. Rosalba e Giovannino Cossu, rispettivamente insegnante in pensione e consigliere comunale di Sant’Antioco, hanno ricordi nitidi della loro madre, Jolanda Sitzia, che dopo aver frequentato la scuola cittadina di tessitura di Italo Diana, a sua volta ha trasmesso ad altri e ai suoi figli l’arte della tessitura (seppure quest’ultimi, non l’hanno mai utilizzata come lavoro primario). La Sitzia nasce a Sant’Antioco nel 1908 e già da giovane mostra attitudini artistiche, infatti sono numerosi i dipinti custoditi dagli eredi ma anche dati in dono ad amici. Intorno agli anni ’30 frequenta la locale scuola di tessitura istituita dal Diana e già da subito acquisisce ottime capacità nel tessere il Bisso tanto da decidere di fondare, intorno agli anni ’50, una propria scuola insieme ad altre allieve tra cui: Tullia Pittoni, Pinuccia Matta e Leonilde Mereu. Fino a metà degli anni ’60 l’azienda della Sitzia ebbe una proficua produzione di tessitura ma non di Bisso che, per scelta personale, l’artigiana decise di non lavorare; ciò è tutto testimoniato da ordini commerciali fatti da aziende della penisola e della Sardegna. Negli archivi cartacei rimasti a memoria della Sitzia, e custoditi dai figli, emergono fotografie delle frequentatrici della scuola, del viaggio a Venezia con il Maestro Italo Diana, vestiti con il tipico costume Antiochense, della mostra artigiana fatta a Sassari nel 1957 e del relativo premio assegnato dalla Regione Sardegna, a Sant’Antioco in attesa della visita di Benito Mussolini nel 1938 per consegnare l’arazzo con la scritta in Bisso “W il Duce”, di provini su carta raffiguranti un “Leone” per la successiva tessitura, di schizzi a matita per la costruzione di un telaio a riprova della maestria della Jolanda Sitzia. Affiorano ricordi di una donna estremamente riservata, artisticamente evoluta rispetto al periodo storico e il contesto sociale e con una profonda ammirazione per il suo maestro di Bisso, Italo Diana, che agevolò pienamente la nascita di un’altra scuola di tessitura proprio perché l’arte non venisse né perduta né tantomeno dimenticata. Parte del materiale prodotto dalla Sitzia venne poi regalato ad altri artigiani del settore considerato che la famiglia della stessa non era proiettata a proseguire il cammino del genitore. Rosalba e Giovannino, nonostante abbiano intrapreso altre attività lavorative, non hanno mai scordato gli insegnamenti della madre sulla tessitura, tanto che la prima ha svolto uno studio con gli alunni delle scuole medie di Sant’Antioco insegnando loro le tecniche della tessitura, mentre il secondo ha valorizzato la ricerca sul Bisso attraverso il suo apporto personale e politico. Certamente non si può negare, dalle testimonianze acquisite, che il Maestro Italo Diana abbia avuto un’intensa attività commerciale e sociale tanto da promuovere il proprio paese come una vera e propria proloco, in quegli anni non ancora fondata, lo dimostrano le foto della visita a Venezia in rappresentanza del paese. Dalla ricostruzione attraverso i ricordi viene fuori un personaggio riservato, poco incline alla propria valorizzazione, ma proiettato verso il bene comune e il riconoscimento delle capacità dei suoi allievi. Tutte doti difficilmente riscontrabili nei vari professionisti odierni, orientati principalmente a far emergere le proprie qualità nascondendosi dietro un fantomatico interesse rivolto al valore scientifico e storico. Winston Churchill disse ”L’abilità politica è l’abilità di prevedere quello che accadrà domani, la prossima settimana, il prossimo mese e l’anno prossimo. E di essere così abili, più tardi, da spiegare perché non è accaduto.” E allora ci chiediamo: come mai Italo Diana, il primo Maestro del Bisso di Sant’Antioco e della Sardegna, giace ancora dimenticato? All’amministrazione comunale di Sant’Antioco il dovere di risposta, meglio se con atti pubblici!
Grazie a Massimiliano Perlato di Tottus in pari che promuove sempre un giornalismo libero e privo di imposizioni. Un mio nuovo articolo sul Bisso .
Un giornalismo come dovrebbe essere. E’ un peccato che nel mosaico dell’informazione, ci si debba fermare di fronte a forti pressioni che inducono i direttori ad evitare la pubblicazione di “scomode verita”. Un plauso a Claudio Moica per il lavoro svolto sino ad oggi nell’analisi della storia del bisso a Sant’Antioco
Grazie…la verità non la può fermare nessuno e nonostante il silenzio omertoso il tempo sarà giudice su tutti e tutto!
Leggere questo articolo mi ha fatto venire in mente tante cose ,poichè abitavo vicino alla signora Jolanda e la conoscevo benissimo,come pure i figli .Grazie a chi ci fa ritornare indietro nel tempo e ci fa rivivere alcuni momenti.Ricordo inoltre che negli anni la tessitura fu portata avanti dalla moglie di Gianni Salidu ( l’artista e mio cugino ) scomparso anche lui .