Per la prima volta dopo decenni d’attesa il consiglio regionale in agosto era riuscito ad approvare una legge organica sui marchi di qualità per i prodotti dell’isola. Ma ora il governo ha deciso d’impugnarla davanti alla Corte costituzionale. Non appena la notizia è rimbalzata da Roma, sono arrivati i primi squilli di rivolta in Sardegna. Durissimi contro la scelta del governo, definita inaccettabile e priva di basi giuridiche, i dirigenti della Coldiretti, gli indipendentisti dell’Irs ed esponenti della maggioranza regionale. Gli stessi che avevano fortemente voluto quella normativa di tutela delle produzioni nostrane nell’agro-zootecnia. A cominciare da Luigi Lotto, principale protagonista nel varo della legge. «Non possiamo accettare che il governo neghi alla Regione Sardegna ciò che è concesso a Veneto, Emilia e Toscana – rileva il consigliere regionale sassarese del Pd – Mi dispiace che qualcuno abbia gioito per una bocciatura senza senso, dato che noi abbiamo la competenza legislativa per poter fare norme non sui marchi di origine, è bene ribadire, ma sui marchi di qualità». Dopo aver ricordato che le parti della legge a salvaguardia di biodiversità e distretti territoriali non sono state toccate dalle contestazioni governative, Lotto si dice disponibile a riesaminare qualche punto secondario della disciplina. «Ma non certo i passaggi dove si prevedono sanzioni regionali per i trasgressori, del tutto leciti, esattamente come nel caso delle violazioni oggi commesse negli agriturismo», conclude. L’assessore all’Agricoltura, Elisabetta Falchi, rincara la dose delle proteste: «Forniremo il massimo sostegno al Consiglio per organizzare la replica. Quella è una misura importante per lo sviluppo dell’agro-industria sarda. Se si tratterà di piccole modifiche formali, credo che si possano apportare. Se invece il governo vuole intervenire sul diritto della Sardegna a legiferare in questo campo dovremo dare battaglia». Va giù pesante nel contrattacco il presidente sardo di Coldiretti, Battista Cualbu: «È giusto che i consumatori conoscano i percorsi dei prodotti, compresa la provenienza delle materie prime. Questa legge avrebbe consentito di rilanciare le nostre produzioni di qualità. Evidentemente ha toccato però forti interessi precostituiti. Noi a ogni modo non ci faremo intimidire. Saremo a fianco della giunta nella lotta contro quest’attacco ingiustificabile». Secondo i dirigenti d’Indipendentzia Repubrica Sardigna, «per l’ennesima volta i poteri derivati dall’Autonomia non sono in grado di fungere da strumento per la difesa dei diritti dei sardi». In ogni caso, per l’Irs, «il Consiglio deve salvaguardare l’attuazione della legge, vitale per il comparto». E lo invita perciò «a intraprendere tutte le azioni ai fini di difendere il nostro diritto di decidere sul futuro dell’isola, anche in materie non meno fondamentali dell’agro-bio-diversità». «Soprattutto in un momento – è la conclusione –nel quale il neo-centralismo sembra aver assunto una funzione ideologica rispetto alle reali esigenze dei territori».
* Nuova Sardegna