Insomma, bando alla ciance: l’altro giorno in consiglio regionale (e non al circolo del biliardo davanti a casa mia) l’assessore regionale al Bilancio Raffaele Paci ha detto chiaramente che dal prossimo anno la Sardegna potrà spendere tra un miliardo e due e un miliardo e quattrocento milioni di euro in più, e tutto questo grazie all’accordo sull’abolizione del patto di stabilità firmato dal presidente Pigliaru con il ministro Padoan! Insomma, soldi veri che arriveranno senza dubbio alcuno nelle casse dei sardi, per dindirindina! D’altra parte, qualcuno ha motivo di essere scettico riguardo all’ipotesi che lo stato italiano, ormai notoriamente con le pezze al culo, possa il prossimo anno regalare alla piccola Sardegna tutti questi soldi? Si può essere così malfidati da ritenere che lo stato (LO STATO!) possa rimangiarsi una promessa del genere? Direi di no. Ma le malelingue sono sempre in azione. Dalle parti di via Roma circola una storiella messa in giro sicuramente ad arte dai detrattori dello “storico accordo” che suona così. Un gruppo di consiglieri di maggioranza è preoccupato perché non crede che lo stato italiano voglia allargare in maniera così clamorosa i cordoni della borsa e va dal presidente Pigliaru. Il quale, serafico, li accoglie, li ascolta, ci pensa e poi dice: “Capisco le vostre preoccupazioni ma qui c’è veramente da stare tranquilli. Perché non tutti i termini dell’accordo sono stati messi per iscritto, in quanto si tratta essenzialmente di un accordo sulla fiducia tra la Regione Sardegna e lo stato italiano, tra noi e questo governo”. “Ah, un accordo sulla fiducia: che bello!”: e i consiglieri, rinfrancati dalla risposta, se ne tornano a casa felici e contenti. Chi si è inventato questa storiella vanta sicuramente solide letture filosofiche, volendo far indossare al nostro presidente della Regione gli abiti del Candido di Voltaire. Vi ricordate il personaggio, simbolo dell’ottimismo umano, che credeva a tutto quello che gli dicevano e per questo combinava disastri? Il filosofo illuminista lo aveva inventato per confutare la teoria di un suo collega, il tedesco Leibniz, secondo cui gli uomini vivevano nel migliore dei mondi possibili. Ecco, anche la Sardegna di Pigliaru sembra la migliore delle Sardegne possibili, che ha a che fare con uno stato italiano leale e benigno, pronto a venirci in aiuto in ogni momento e di cui ci si può ciecamente fidare. D’altra parte, tra un selfie e l’altro, non lo ha detto pure la sottosegretaria Barracciu che “che piaccia o no, lo storico accordo fra il governo e il governatore è il segno che la Sardegna “cambia verso” insieme all’Italia”? Uno stato che non solo ascolta le richieste della Sardegna e che soprattutto si impaurisce quando dall’isola arrivano dei no fermi. Avete letto le dichiarazioni dell’assessore all’ambiente Donatella Spano rese tre giorni fa? “Questa giunta non ritiene accettabile la previsione di assimilare i poligoni militari ad aree con destinazione industriale, perché si deve tenere conto delle altre attività produttive del territorio”. Lo ha dichiarato l’assessore dell’Ambiente Donatella Spano, intervenendo in videoconferenza alla riunione della Commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. L’assessore Spano sottolinea che l’approccio non risulta compatibile né con gli obiettivi di bonifica, né con il risanamento del territorio. “L’intransigenza di tale posizione – si legge nella nota ufficiale trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Conferenza Unificata Stato-Regioni – nasce dalla necessità di restituire alla collettività e a uno sviluppo sostenibile grandi aree del territorio regionale e di portare contestualmente alla bonifica, in tempi certi, le aree militari compromesse”.
L’”intransigenza di tale posizione” è stata evidentemente presa in considerazione dallo stato, dal parlamento italiano, dal presidente del Consiglio Renzi e dalla maggioranza di centrosinistra-destra che lo sostiene; la quale, a poche ore dal comunicato della Spano, ha bocciato alla Camera l’emendamento al dl competitività presentato dal deputato di Unidos, Mauro Pili, che aveva come obiettivo quello di evitare l’abbassamento dei limiti di inquinamento nelle basi e poligoni militari, equiparandolo alle aree industriali. Che strano! È possibile che lo stato non abbia inteso il senso delle parole dell’assessore Spano? Noi invece quelle dell’assessore Paci le abbiamo capite benissimo: per il 2015 avremo tra i 1200 e i 1400 milioni in più da spendere. Noi ci crediamo. Intanto adesso abbiamo questi 320 milioni di risorse aggiuntive che per un po’ di settimane saranno portate in processione in Sardegna, schierate come i carrarmati di Mussolini su ogni fronte di crisi possibile e immaginabile. Cercando di far dimenticare ai sardi che rispetto all’ultimo anno di Cappellacci ci sono comunque 600 milioni di euro in meno in bilancio. Dunque questi soldi non basteranno (e infatti in via Roma tira aria di correzione di bilancio). Qualcosa la giunta Pigliaru dovrà inventarsi, 320 milioni non sono poi così tanti, soprattutto se la Regione sarà costretta ad utilizzarli per tappare i buchi lasciati dallo stato. Perché almeno su questo mi sento di essere serio, caro presidente: di questi 320 milioni nemmeno un euro vada a salvare situazioni lasciate in sospeso dallo stato (cassa integrazione in deroga, rimborsi lingua blu) o a colmare il deficit della sanità. Perché non a tutti piace essere presi per i fondelli.