L’80 per cento dei comuni della Sardegna convive, almeno in una parte del suo territorio, con un rischio idrogeologico elevato. Sono ben 1523 le frane censite che ricoprono una superficie complessiva di circa 1471 chilometri quadrati, pari a circa il 10 per cento dell’isola. Sono alcuni dei dati illustrati dal presidente dell’Ordine dei geologi della regione Sardegna, Davide Boneddu, in apertura della due giorni sul dissesto idrogeologico in programma all’Università di Cagliari. “In Sardegna 337 sono i ponti stradali che in caso di eventi meteorologici intensi potrebbero essere causa di inondazioni – ha proseguito – mentre sono 15 i ponti ferroviari, 128 edifici costruiti in aree di pertinenza fluviale, 44 strutture fognarie sono ancora insufficienti, 31 opere di difesa del suolo non sono più efficienti o non sono correttamente manutenute, 198 sono i punti di alvei o fiumi che necessitano di manutenzione”. Altri numeri: 280 i chilometri quadrati di territorio che presentano superfici a rischio inondazione. Ma la Sardegna è pronta a dare una risposta in caso di pericolo? “Allo stato attuale sono solo 233 su 377 (pari al 62%) i comuni sardi che si sono dotati di un piano di emergenza – ha detto Boneddu – strumento indispensabile per la prevenzione dei rischi e atto a fronteggiare l’emergenza, e 147 su 308 i comuni che hanno un Piano Rischio Idrogeologico. Ribadiamo l’importanza dell’istituzione degli Uffici Geologici di Zona e qualcosa la Regione ha fatto mettendo a disposizione un piccolo fondo per convenzionare i geologi a supporto delle unioni dei comuni. Bisogna fare di più. Certamente è importante ricostruire quella strada o quel ponte, danneggiati dall’alluvione di novembre, per riportare una naturale quotidianità alle popolazioni colpite ma poco o nulla si sta facendo per la manutenzione del territorio”.
ORDINE DEI GEOLOGI: IN SARDEGNA RISCHIO IDROGEOLOGICO ELEVATO, IL 40% DEI COMUNI E’ SENZA PIANI DI EMERGENZA
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