di Paolo Pulina
Quasi tutti i repertori biografici informano che Carlo Cattaneo è nato a Milano il 15 giugno 1801. Certo a Milano egli ha vissuto e ha lottato da autentico patriota, ma, secondo qualche fonte (per la verità minoritaria) i suoi primi vagiti potrebbero essere stati sentiti nella frazione Villastanza di Parabiago (MI).
Spetta ovviamente agli studiosi locali dirimere la questione “anagrafica”. Ma è stato giusto, in ogni caso, che la Circoscrizione dei venti Circoli FASI del Centro/Nord (Lombardia), coordinata da Antonello Argiolas, abbia tenuto conto anche di questo ipotetico dato nello stabilire il tema del convegno collegato all’undicesima edizione della celebrazione in Lombardia de “Sa Die de sa Sardigna”, organizzata nei giorni 10 e 11 maggio a Lainate (MI) dal Circolo “Su Nuraghe” di Canegrate/Parabiago, presieduto da Francesca Pitzalis.
È, in ogni caso, dovere morale dei Circoli FASI della Lombardia continuare ad approfondire lo studio degli studi del grande lombardo Carlo Cattaneo sulla Sardegna e continuare a valorizzare le sue “positive” riflessioni sulla nostra Isola.
Dico continuare perché già nelle celebrazioni lombarde de “Sa Die de sa Sardigna”, nell’edizione 2010 (a Cinisello Balsamo) e in particolare nell’edizione 2011 (a Monza), i Circoli sardi della Circoscrizione Centro/Nord della FASI hanno reso omaggio al grande filosofo e politico federalista e – cosa non secondaria – hanno dato l’opportunità ai rappresentanti delle istituzioni lombarde (Regione, Province, Comuni) di rivendicare con orgoglio l’attenzione che nelle sue ricerche il loro illustre corregionale ha riservato alla Sardegna con l’intenzione di indicare vie concrete per lo sviluppo economico e sociale dell’isola. Insomma, i sardi, occupandosi dei suoi scritti sulla Sardegna, nei confronti di Cattaneo federalista hanno anche “rinfrescato” la memoria dei lombardi e ne hanno risvegliato l’autocompiacimento regionalistico per il Lombardus Pater.
In un mio ampio testo del maggio 2011 ( reperibile in questo sito a questo link:
sottolineavo che per conoscere le tesi cattaneane sulla Sardegna sono fondamentali i suoi saggi di argomento sardo: 1) “Di varie opere sulla Sardegna”, Milano, “Il Politecnico”, 1841 (il lungo scritto prende spunto da ponderosi lavori di autorevoli studiosi della Sardegna: il generale Alberto Ferrero della Marmora, geografo e archeologo; il barone Giuseppe Manno, storico; il cavalier Pietro Martini, biografo dei personaggi illustri; il canonico Giovanni Spano, linguista).
2)“Semplice proposta per un miglioramento generale dell’isola di Sardegna, “Il Politecnico”, 1860;
3)“Un primo atto di giustizia verso la Sardegna”, “Il Politecnico”, 1862.
E segnalavo due volumi di inquadramento storico:
1) “La terza Irlanda. Gli scritti sulla Sardegna di Carlo Cattaneo e Giuseppe Mazzini”, a cura di Francesco Cheratzu; Cagliari, Condaghes, 1995;
2) Carlo Cattaneo, “Geografia e storia della Sardegna”, a cura di Carlo Carlino, introduzione di Gian Giacomo Ortu, Roma, Donzelli, 1996.
Proprio i due studiosi responsabili editoriali, con diverso ruolo, dei volumi citati sono stati i relatori del convegno “Carlo Cattaneo e la Sardegna”, tenuto a Villa Litta di Lainate nel pomeriggio di sabato 10 maggio 2014 davanti a una sala affollata di uditori (richiamati anche dal prologo: l’intervento del nuovo Assessore dei Trasporti della Regione Autonoma della Sardegna, Massimo Deiana, sulla annosa e tribolata questione della Continuità territoriale relativa all’isola di Sardegna).
Dopo i saluti di Francesca Pitzalis, presidente del Circolo “Su Nuraghe” di Canegrate/Parabiago; di Alberto Landonio, sindaco di Lainate; di Serafina Mascia,
Presidente della FASI; di Antonello Argiolas, coordinatore della Circoscrizione dei Circoli FASI della Lombardia; la parola è passata ai relatori.
Gian Giacomo Ortu, autore della densa introduzione al citato volume di scritti cattaneani “Geografia e storia della Sardegna”, è stato capace di facilitarci la comprensione delle complesse problematiche prese in considerazione da Cattaneo riguardo alla nostra Isola: i modelli pervasivi, dal punto di vista economico e civile, della pastorizia errante che impediscono, a suo avviso, il radicarsi della «civiltà nei monti»; le acque prevalentemente acquitrinose e malariche che certo non favoriscono il fiorire di un’agricoltura moderna; come conservare «alle terre riscattate, ex feudali, ora dette ademprivili, l’originaria utile sociale e pubblica»; le utilità di un’ opzione federalistica per lo sviluppo della Sardegna.
Ortu, di fronte alla difficoltà dei temi (specialmente la questione degli ademprivi) con linguaggio divulgativo è riuscito a tenere viva l’attenzione dei presenti: per completezza di informazione è giusto ricordare che Ortu, oltre che curatore del volume citato è autore anche di due lunghi saggi su questi temi cattaneani: il primo scritto ha per titolo “La quercia e la strada. Gli scritti di Carlo Cattaneo sulla Sardegna”, in “Rivista storica italiana”, a. 115, fasc. 3 (2003), pp. 899-955; il secondo è intitolato “Carlo Cattaneo e lo ‘squallido ademprivio’” ed è pubblicato nel volume collettaneo “Cattaneo e Garibaldi. Federalismo e Mezzogiorno”, a cura di Assunta Trova e Giuseppe Zichi (Carocci, 2004), pp. 301-336.
Francesco Cheratzu, curatore dell’opera “La terza Irlanda. Gli scritti sulla Sardegna di Carlo Cattaneo e Giuseppe Mazzini”, ha sintetizzato le più interessanti notazioni della pregevole introduzione del volume, scritta da Martin Clark, docente di Storia contemporanea nell’Università di Edimburgo. In particolare, Cheratzu ha messo in luce il ruolo che ebbe Giorgio Asproni, uno dei massimi intellettuali e politici sardi dell’Ottocento, nella preparazione di alcuni degli scritti di Carlo Cattaneo sulla Sardegna.