UN INSOLITO SODALIZIO ARTIGIANALE AD ISILI: IL MUSEO DEL RAME E DEL TESSUTO

museo del tessuto e del rame a Isili


di Elisabeth Ledda

Ci sono storie che possono essere raccontate solo attraverso le parole. Fissate e custodite nelle pagine dei libri, rivelano la trama di un evento, lo sviluppano ed accompagnano nel corso del suo incedere, svelando lentamente sentimenti, gesti, stati d’animo e contesti che ci coinvolgono in una situazione descritta come fosse reale.

Ci sono storie che non hanno bisogno di essere mediate dalle parole e scelgono percorsi riferiti con linguaggi inusuali, nei quali è la materia a pronunciare i suoni, a forgiare immagini ed ambientazioni e a lasciar trapelare infiniti racconti grazie al potere evocativo dei sensi, che proprio da quella materia si lasciano incantare ed istruire. Fitte trame di vita, resistenti come il metallo a cui si è dato una particolare forma, intrecciate come fili intessuti da mani sapienti. Vicende di antica provenienza, storie che si perpetrano da secoli nel chiuso di botteghe chiassose e laboriose ed infine si svelano nelle sale di un museo, affidando al prodotto delle mani il giusto diritto di cronaca. La lavorazione del rame e quella tessile si incontrano ad Isili e danno vita ad un insolito sodalizio artigianale, unendo sapientemente il valore dell’esposizione artistica a quello del percorso museale. Un viaggio dal sapore tutto tradizionale che illustra le attività locali con due differenziati registri, in grado di lasciarsi comprendere ed apprezzare valorizzando l’uno le prerogative del rame, l’altro quelle del tessuto. Ospitato nei locali dell’antico Convento dei Padri Scopoli, a cui un’attenta opera di restauro ha restituito dignità e bellezza, il museo per l’arte del rame e del tessuto rappresenta un’importante vetrina culturale per le attività tradizionali isilesi e per la loro storia. Il percorso di visita si snoda su due livelli e propone al piano terra la sezione dedicata al mestiere del ramaio, al secondo piano quella relativa alla tessitura, mettendo in luce tutta la poesia di queste espressioni artigianali, diverse seppure capaci di completarsi. Mansione prettamente femminile quella dedita al ricamo e alla tessitura, di pertinenza maschile la lavorazione del rame, si affermano come competenze socialmente diverse, frutto di una divisione dei ruoli che trova poi perfetto accordo nel perfezionamento della manualità e nell’elaborazione di particolari tecniche, motivi e stilemi di cui l’esposizione dà ampia lettura. Il racconto dell’arte dei ramai si dipana attraverso gli ambienti del museo, partendo dalla presentazione del metallo grezzo e dei pani di rame per giungere infine al semilavorato, ancora rozzo e anonimo, a cui le mani dell’artigiano danno miracolosamente identità e valore.

”Fippo operàiu ‘e luche soriana

commo so’ oscuru artisanu de versos

currende un’odissea ‘e rimas nobas

chi mi torret su sonu ‘e sas lapias

ramenosas campanas

brundas timballas e concas

e sartàghines grecas.

Cada corfu ‘e marteddu

allughia unu sole

e su drinnire

de una musica ‘e framas

m’ingravidabat su coro

e mi prenebat sos ocros

d’unu mare ‘e isteddos”.

”Paioli di rame luccicanti, campane rilucenti, stampi, conche e grecaniche impronte”: il maestro di bottega, come descrivono i versi immortali del poeta isilese Pedru Mura, è un operaio di luce solare, capace di produrre oggetti di straordinaria bellezza, splendenti e minuziosamente decorati, liberati dal grigiore del metallo semilavorato. L’arte del rame riporta alla mente gli antichi bronzetti nuragici, plasmati col medesimo materiale, e stimola la curiosità nei confronti del misterioso gergo s’arromanisca, la caratteristica parlata in uso tra i rivenditori ambulanti sulla cui origine verità e leggenda si mescolano ancora. La sala principale del museo accoglie un importante numero di manufatti: craddaxa e craddaxolas, turras stampadas, sartarias, prodotti per un uso domestico o semplicemente a scopo ornamentale. Le fasi di lavorazione del rame sono molto articolate, in particolare le tecniche di decorazione, cadenzate dal suono deciso del martello che, a seconda dell’incudine utilizzata, imprime sul metallo diversi motivi. Nascono così disegni elaborati, che richiamano forme geometriche o zoomorfe, oppure semplificati, caratterizzati da una sorta di spirale. Attraversando un piccolo cortile interno si giunge nell’ambiente più importante del museo: la bottega del ramaio. Allestita fedelmente a quelle tradizionali, la bottega riassume la vita stessa dell’artigiano, ne presenta tutti gli attrezzi, collocandoli negli appositi spazi, ci aiuta ad immaginare movenze, colori e suoni, che nei secoli hanno fatto da colonna sonora alle vie del paese. Uno spaccato antico di vita quotidiana leggibile nel presente.

La prima parte del percorso si conclude qui, ma dà un seguito alla sua storia procedendo nel piano superiore del caseggiato. Elemento di continuità in questo itinerario culturale è il sottofondo musicale che, introdotto di recente, impreziosisce con la sua armonia le sale del museo ed accompagna alla vista una raffinata percezione sonora. Prodotto da Enzo Favata, questo supporto artistico crea grande suggestione nei visitatori,  lega note e suoni alla gestualità dei mestieri tradizionali e li riproduce in chiave musicale. La sezione dedicata al tessuto si presenta come una magnifica sfilata di colori e luci, nella quale l’uso dei materiali ci riconduce alla terra, ad un rapporto intenso ed intimo con essa. Lino e lana, rafia e spago, si legano nella danza del telaio, sciogliendosi in un abbraccio di tonalità vivaci e luminose. Fili d’oro, argento e rame impreziosiscono gli arazzi esposti, pezzi artistici unici e di grande valore che, grazie alla preziosa consulenza di Piero Zedde, miscelano tradizione e innovazione senza tradire l’opera di continuità delle tessitrici. Le tinte scaturiscono da tecniche antiche e saperi gelosamente tramandati, ancora in uso tra le donne per colorare a mano con erbe ed essenze le fibre tessili. I ricami dei tappeti riprendono motivi classici dell’artigianato sardo, aprendosi però al dialogo con la sperimentazione. ”Cantat s’ispola de sa tessidora”, cantano i colpi incessanti dei martelli sul metallo, rompendo i silenzi di un’epoca in cui le mani vengono messe a tacere perdendo capacità di espressione, creatività e fantasia. L’arte del rame e del tessuto rivela il fascino inalterato dei mestieri artigianali, dando voce a quei suoni arcaici che, grazie all’esercizio della manualità, non hanno mai smesso di raccontare storie.

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