di Paolo Pulina
Nel pomeriggio di sabato 15 marzo 2014, il Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia, presieduto da Gesuino Piga, ha organizzato il secondo appuntamento per ricordare il grande poeta sardo Sebastiano Satta (Nuoro, 21 maggio 1867 – 29 novembre 1914) nella ricorrenza del centenario della morte.
I dati biografici essenziali e i basilari riferimenti storico-critici su questo intellettuale socialmente impegnato (fu poeta, anche in sardo, avvocato, giornalista; le raccolte più importanti dei suoi versi sono i “Canti barbaricini”, del 1910, e i “Canti del Salto e della Tanca”, pubblicati postumi nel 1924) sono stati proposti al “Logudoro” di Pavia, il 7 dicembre 2013, dallo studioso di origine sarda (ma da decenni residente e attivo a Genova) Bruno Rombi, autore del volume “Sebastiano Satta: vita e opere” (Genova, Sabatelli, 1983; prefazione di Manlio Brigaglia), che sarà presto riedito in una versione ampliata e aggiornata: ecco il link per recuperare in questo sito il mio articolo di resoconto dei temi trattati nella conferenza:
http://tottusinpari.blog.tiscali.it/2013/12/12/il-circolo-logudoro-di-pavia-ha-ricordato-sebastiano-satta-nel-centenario-della-sua-morte-nuoro-1867-1914/
Per continuare l’itinerario di approfondimento dell’opera sattiana, come secondo critico letterario il “Logudoro” ha chiamato a Pavia Neria De Giovanni, che vanta diversi titoli nel campo delle ricerche su Sebastiano Satta: saggio “Il sogno-topos semantico e strutturale delle poesie di Sebastiano Satta, “Cenobio”, 4, 1980; volume “Da Sebastiano Satta a Eugenio Montale”, Pisa, Giardini, 1984; saggio “Morfologia del sonetto” nel volume “Sebastiano Satta: dentro l’opera dentro i giorni”, a cura di Ugo Collu-Angela Maria Quaquero, Cagliari, Stef, 1988.
Neria De Giovanni (nata in Liguria, nella cittadina di Sestri Levante in provincia di Genova) vive tra Roma ed Alghero dove dirige il periodico di cultura “Salpare”. Presidente dell’AICL (Associazione Internazionale dei Critici Letterari) con sede a Parigi, è coordinatrice per l’Italia della Rete Europea FAM (Femme Art Mediterranée). Ha pubblicato una quarantina di volumi tra saggistica e prosa letteraria, dodici dei quali dedicati a Grazia Deledda.
Profonda conoscitrice dell’opera sia della Deledda sia di Sebastiano Satta ma anche, in generale, studiosa interessata a far emergere le donne scrittrici (spesso misconosciute) che hanno arricchito la storia della letteratura non solo italiana, per una conferenza tenuta nel mese di marzo, tradizionalmente dedicato alla donna, Neria De Giovanni ha voluto intitolare la sua relazione “Sebastiano Satta, Grazia Deledda e le altre” allo scopo di mettere in evidenza come la scrittrice ha ricordato il grande poeta, come lo ha descritto ed insieme allo scopo di tratteggiare alcune figure femminili riscontrabili nelle poesie sattiane.
La Deledda ha rievocato nei suoi scritti autobiografici l’ammirazione suscitata in lei fin dal momento della prima presentazione al gigante Bustianu, a «quel forte e bel giovanotto, dai chiari occhi azzurri» incontrato mentre parlava con il padre («Era stato in continente. Scriveva nei giornali e non temeva di polemizzare col deputato e coi signori del paese. Ciò bastava perché io lo guardassi come un Dio») eppure – racconta lei –: «Mi meravigliò che egli arrossisse come una fanciulla… Era già notissimo da noi e mi pareva così strana in lui, dominatore, la sensibilità e il timore».
De Giovanni è convinta che «al di là dell’ammirazione e dell’affetto per il poeta più importante della sua terra (di lei più grande di soli 4 anni), la presenza di Satta si sia fatta sentire anche indirettamente attraverso la descrizione fisiognomica di molti personaggi maschili della narrativa deleddiana» (Simone Sole in “Marianna Sirca”; Elias Portolu nell’omonimo romanzo; Giacinto in “Canne al vento”, anche se – ha precisato la relatrice – Massimo Pittau ipotizza che il modello reale per quest’ultimo personaggio sia stato Giacinto Satta, più grande di Grazia di vent’anni, per il quale lei aveva avuto una infatuazione giovanile).
Bustianu – ha detto De Giovanni – traspone in versi in italiano, retorici “alla maniera di Carducci” (il grande vate era un mito per il giovane Sebastiano che, durante il servizio militare a Bologna, era solito “spiarlo” mentre era a passeggio in città), «usi e costumi sardi» : la cena del bandito alla macchia; la cena dei morti del fra l’uno e il due novembre; il matrimonio sontuoso e l’immancabile pantagruelico banchetto.
Ma il poeta non scorda la povertà della sua fanciullezza (il padre morì a Livorno quando lui aveva solo cinque anni) mitigata solo dall’affetto della madre che rinuncia a tutto («come l’aquila selvaggia /che nutre i figli sulla rupe ») a favore dei figli Sebastiano e Giuseppino.
Ed ecco le altre figure femminili: oltre la propria madre (Raimonda Gungui), le madri di Barbagia; la madre che aspetta una lettera dal figlio partito lontano dall’isola; la madre di Giuseppe Cavallera, organizzatore sindacale dei battellieri di Carloforte e dei minatori fra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento;
Ma – dice De Giovanni – «la sezione più commovente dove appare la Madre è quella intitolata “I canti dell’ombra” che la vedono in lacrime per la morte della figlia, altra importante figura femminile dei canti sattiani. Questi versi furono composti da Satta nel 1908 per la morte della figlioletta Raimonda chiamata anche con il vezzeggiativo di Biblina.[…] Molta fortuna nelle antologie scolastiche della prima metà del Novecento ebbe la poesia “Sepulta domus”, che apre “I canti dell’ombra”: “Ed io cantavo nel mio cuor fedele: /Ah! più grande tesoro / Mi ho io nella mia casa: / Una figlietta, una bambina d’oro / Che raggia d’astri tutti i miei pensieri… / O bambina, bambina! / Ed ecco tu sei morta. / Ed io non ho più nulla; / E invidio ora il mendico/ Che dà nel cavo della mano al figlio / L’acqua delle fontane …”)».
Per Neria De Giovanni «I dieci componimenti de “I canti dell’ombra” per il loro lirismo accorato possono ricordare più Giovanni Pascoli che il “maestro” Giosuè Carducci».
Non è assente nella poesia di Satta la figura femminile della sposa: essa « non ha i tratti della moglie di Satta, ma quella della collocazione sociale nella vita agropastorale barbaricina». La Donna per eccellenza è, però, la «splendida Madonna di Gonare, cui è riservata la poesia “Il voto” dove la descrizione realistica del paesaggio di unisce a una cruda richiesta di vendetta che ben si sposa con la concezione del mondo esemplata in tutto il corpus sattiano».
La stessa relatrice ha ripreso questi temi nel corso dell’incontro organizzato dal Circolo culturale “Sardegna” di Monza – Concorezzo –Vimercate (presidente è l’infaticabile Salvatore Carta), nel pomeriggio di domenica 16 marzo, presso la sala di rappresentanza del Comune di Concorezzo (MB).
Dopo i saluti del sindaco Riccardo Borgonovo, il quale ha presenziato per l’intera durata della conferenza, e dopo l’intervento di Neria De Giovanni, ha svolto una relazione il prof. Francesco Dettori, docente di Letteratura italiana negli Istituti medi superiori, il quale ha inquadrato Sebastiano Satta nel clima letterario predominante in Italia a cavallo fra Ottocento e Novecento, fra verismo e decadentismo. A parere di Dettori, nella poesia di Satta si avvertono echi non solo dell’amato Carducci (specie nella scelta di certi stilemi retorici) ma anche di Pascoli (poetica delle “piccole cose”; imitazione dei suoni della natura) e di D’Annunzio (celebrazione orgogliosa di un mondo regionale che per il “Vate” era ovviamente l’Abruzzo).
Prima della chiusura del convegno il presidente Salvatore Carta ha ricordato che il 5 aprile ad Agrate Brianza (MB) e il 13 aprile a Villasanta (MB) sarà inaugurata la mostra di pittura “La Sardegna nell’arte di Gian Piero Bernardini: dalla civiltà nuragica a Sebastiano Satta” (Bernardini, originario di Villamassargia, CI, è l’autore del murales dedicato a “Canne al vento” di Grazia Deledda che adorna il muro di un fabbricato della città di Monza).
Inoltre Carta ha informato che il Circolo “Sardegna” ha affidato direttamente nelle mani della parlamentare brianzola Elena Centemero, componente della Commissione Cultura della Camera, la proposta di approvare una legge che istituisca in tutt’Italia – per il 10 dicembre di ogni anno, cioè nel giorno in cui vengono assegnati i premi Nobel – la Giornata nazionale della letteratura e della cultura. Un progetto a costo zero per le casse dello Stato – ha sottolineato Carta – che «avrebbe non solo il pregio di promuovere la letteratura italiana e i letterati italiani che hanno ricevuto il premio Nobel (Giosuè Carducci per il 1906, Grazia Deledda per il 1926, Luigi Pirandello per il 1934, Salvatore Quasimodo per il 1959, Eugenio Montale per il 1975 e Dario Fo per il 1997), ma anche di promuovere il valore della letteratura, quale strumento di diffusione del sapere e di promozione del dialogo interculturale, della comunicazione e della pace, e per contribuire a ridurre la piaga dell’analfabetismo di ritorno, come evidenziato da un’indagine dell’ISFOL, dalla quale risulta che l’Italia è quasi ultima per ciò che riguarda il sapere».
GRAZIE agli amici di Pavia e Concorezzo che hanno ricordato il poeta Sebastiano Satta, ancora una volta anticipando la Sardegna e Nuoro…e grazie all’infaticabile Paolo Pulina e al suo lavoro di divulgatore della cultura sarda (anche alla sua attività giornalistica…)
Grazie NERIA DE GIOVANNI..GRAZIE A PAOLO PULINA E FRANCESCO DETTORI NONCHE UN GRAZIE DI CUORE AL SINDACO DI CONCOREZZO RICCARDO BORGONOVO. ChE HANNO RICORDATO IL POETA DI SEBASTIANO SATTA..