di Maurizio Solinas
Giusto un anno fa (leggi il N° 622 – del 03/2013 TIP) la dea Iside s’inebriò assieme al dio Ra sotto le fresche frasche del Monte Solane in quel di Fumane, libando con Amarone, Recioto e Valpolicella. Quest’anno è stata meno fortunata perché s’è incontrata con la dea Flora che pur essendo la patrona della Terra dei vini, è astemia. In compenso albergava in un magnifico tempio che i romani suoi adoratori le eressero al centro della fertile valle in una località che oggi si chiama San Floriano. Se però tralasciamo l’ambiente bucolico e scendiamo nella realtà, i dati archeologici ci raccontano la presenza di un edificio a culto citato in documenti del 905. E’ probabile sia stato costruito utilizzando pietre tombali di una necropoli romana. Già si sa che i monaci generalmente, quando colonizzavano una zona, cercavano albergo proprio negli antichi cimiteri pagani. Sta di fatto che la stupenda Pieve di San Floriano in stile romanico risale per lo meno al XII secolo. Rimaneggiata più volte perché sono scomparse due delle originarie tre absidi e per la presenza di ornamenti di altari interni in stile molto più recente. I basoli del pavimento bianchi neri e rossi indicano la presenza dei frati Domenicani e alcuni resti di affresco con fregi poco visibili indicherebbero anche un passaggio dei Templari. Se la curiosità v’impone di saperne di più andatevela a visitare, merita.
Iside non è arrivata da sola ma con le ancelle dagli occhi neri, luminosi e vivaci e dai sinuosi lati a e b che rendono le sarde tra le donne più attraenti, per lo meno d’Italia. Vietato rapirle o rapinarle dei gioielli che adornano i bei costumi tradizionali, perché guardate a vista de prestanti e severi scudieri, pronti a tagliare le mani a chi avesse avuto l’impudenza di allungarle. Così è il ”Maria Munserrara”, coro di Tratalias, magistralmente diretto da una concreta e mitica Iside Fonnesu, che dopo aver animato la celebrazione dell’Eucarestia con canti sacri della tradizione sarda, a San Floriano si è spostato, il giorno dopo, a Fumane per ripetersi alla parrocchiale e nell’ambito della 143° Antica Fiera di Marzo, del paese gemello, grazie all’invito dei “Cantori della Val di Fumane”, per la V edizione della “Rassegna di canti della tradizione orale”. Il sindaco, Domenico Bianchi, chiamato a fare gli onori di casa, dopo aver reso evidente il valore umano del gemellaggio fra Tratalias e Fumane, ha ringraziato l’Associazione dei Sardi “Sebastiano Satta” per la meritoria opera di collegamento tra le due comunità. E’ d’obbligo anche ringraziare Salvatore Pau, Cucco Annalisa e Renato Olivo che come il solito sono i tre impegnati per la logistica; ma ancor di più i soci Ezio Zamboni e Zanoni Elda che hanno predisposto l’accoglienza alla manifestazione. Un ringraziamento speciale a Gabriele Argiolas e alla moglie Roberta per generosa ospitalità presso la loro pizzeria; deliziandoci, “dulcis in fundo”, è proprio il caso di dirlo, con pizza nutella e panna e, in concorrenza ai vini locali, con un ottimo Pinot grigio.
Per chi non la conoscesse, Tratalias, da non confondersi con la squisita “trattalia”, sta nel Sulcis. E’ un ameno paese di circa mille abitanti con l’importante ex cattedrale in romanico – pisano di Santa Maria di Monserrato, XII secolo, divenuto famoso negli anni del dopo guerra, perché grazie alla diga che ha formato “Su lagu di Monte Pranu”, avevano tutti l’acqua in casa, peccato, però, non sgorgasse dai rubinetti ma dai pavimenti. Dopo una fiera e tenace battaglia legale ottennero fosse ricostruito il paese, “ex novo”, un po’ più in alto su una limitrofa collina.