Il progetto fotografico “Strong. La forza delle maschere sarde” è nato questa estate a Nuoro. 17 Agosto 2013, questa la data. Andava in scena la sfilata delle maschere del Carnevale sardo, il famoso “Carrasecare”. Quel giorno di agosto, non faceva particolarmente caldo. Anzi, un clima mite e pacato faceva da cornice alla moltitudine di persone accorse per l’evento. Questa sfilata, precedeva di pochi giorni uno dei momenti più importanti per la città di Nuoro, la mia città: “Su Redentore”. Il Redentore, che ci sorveglia dall’alto del Monte Ortobene è un simbolo di Nuoro. Redentore fa rima con Nuoro e da più di cento anni è l’appuntamento per eccellenza di tutto il mondo tradizionale sardo. Durante il Redentore sfilano costumi ricchi, unici, magici: quelli dei paesi della Sardegna. La stessa Sardegna che il più delle volte è ricordata per il mare. Ma esiste anche questa Sardegna. Bisogna solo spolverare antichi ricordi, unire alcuni punti e pian piano far emergere la storia e l’autentica bellezza che questa Isola antichissima nasconde. La Sardegna non è per tutti. La Sardegna è un cuore pulsante per i pochi che riescono a vedere oltre il bianco candore delle spiagge. La Sardegna è tutto quello che non vedi. Parlo della Barbagia, l’amata e odiata Barbagia. L’odio fa rima con amore. Se ami, imparerai anche a scoprire la bellezza di ciò che sembra chiuso, introverso, granitico, fermo. La Sardegna dell’interno è un mondo instabile di caos oscuro, spaccato dallo sparo sordo dei cartelli stradali. La Sardegna dell’interno è amore e odio. Ma amore fa rima con oscurità, fa rima con un mondo altro, lontano. La Sardegna è una Dea Pagana che supera tutti i confini dell’universo e ti fa toccare con mano la terra, fertile e arida, rocciosa ma morbida, calda ma ghiacciata da quello sguardo fiero di chi nutre rispetto per lei, per la Sardegna. La Barbagia, dentro questo mondo, lontana da tutto ma vicina al buio, all’oscurità, alla forza, all’energia dei muscoli, allo stridere dei denti, alla pazzia e alla calma più assoluta. La Barbagia ha partorito queste bestie pagane che sfilano per ingraziarsi Dioniso. Queste bestie brutte, bruttissime, rozze. Ma massicce, scolpite sulla trama fitta del legno, bagnate dalla nera fuliggine. Queste anime vagano tra di noi. Senza una meta calpestano i piedi. Gridano al mondo la loro esistenza, saltano e strattonano con fermezza l’immobilità dei tanti che, goffi, vanno avanti. Questi spiriti carnescialeschi ti colpiscono con le urla, ti placano con uno sguardo. Questi spiriti, orrendi spiriti, sono belli. Perché aldilà della loro provenienza, ti sbattono in faccia la realtà e col rumore assordante di un campanaccio, di mille campanacci, ti danno una possibilità: quella di seguirli in queste danze dionisiache, perché così non si può andare avanti. Perché devi spaccare la roccia per assaporarne il suo cuore, devi correre se vuoi arrivare. Ma mantieni il fiato, preparati a fare a pugni. Puoi farcela. Taglia la monotonia del granito, il niente narcotizzante della vita. Arriva a Dioniso. Ma vestiti con una corazza, spaventati del tuo brutto ghigno. Spaventati tu, prima di tutti gli altri. Così potrai arrivare a Dioniso e superare l’Inferno. Superare il fuoco senza perderti. E ringraziarlo, il Dio pagano, per una vita migliore, per il pane, per l’acqua. Ringrazialo perché ci sei, senti la tu pelle. Respiri l’aria. E a quel punto potrai togliere la maschera, quella spaventosa maschera, e amarla perché capirai che sarà la tua anima, il tuo carattere ormai forgiato, lo sguardo fiero di chi ha superato l’Inferno ed è arrivato all’Olimpo. Questa è Strong. Questa è la forza delle maschere sarde.
IL PROGETTO FOTOGRAFICO SULLE MASCHERE SARDE: L’ESPOSIZIONE AL TEATRO DAL VERME DI MILANO DALL’11 AL 18 MARZO
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Grazie Massimiliano Perlato per il sostegno e grazie a Tottus in Pari che mi sta dando la possibilità di raccontare e descrivere il mio mondo!