Domani sarà un giorno come tanti, si tratterà di entrare in classe e rispondere alle domande degli alunni, che vorranno sapere quale ruolo è stato riservato al Parlamento nell’ultima mossa del principe capriccioso di turno che, travestito da segretario di partito, ha deciso di sfoderare la spada magica e di colpire dritto nel petto del suo compagno diventato avversario. Di certo dovrò dire loro che le cose sono molto cambiate: i nostri destini sono stati affidati a ben 136 persone, i quali, per alzata di tessera, hanno deciso che il governo doveva cambiare registro perché i temi e le procedure delle riforme nel nostro Paese andavano modificate, quantomeno accelerati. Dovrò anche spiegare loro che in passato non mentivo quando parlavo dell’onestà e dell’importanza di riconoscere ad ogni singolo individuo il proprio valore di senso. E che ognuno di noi, in quanto persona, è formato di corpo, spiritualità e ragione e che in virtù di quest’ultima, mediante la legge naturale che illumina le nostre azioni, riesce a scorgere e discriminare ciò che è oggettivamente giusto da quanto è oggettivamente sbagliato. E che mediante l’ascolto dell’altro riusciamo ad intravedere tra le pieghe del passato e del presente tutti quei comportamenti che non sono da perpetuare. Però dovrei ammettere con mestizia che l’ingegno, la cultura e l’onesta fatica non sempre pagano e, contrariamente a quanto ho sempre asserito, potrei continuare col dire che il destino del nostro Paese è in mano agli arroganti, a coloro che, ma neanche sempre, sanno mettere in fila alcune frasi sgrammaticate, i cui sederi posano comodamente sulle mute testimoni della Storia ormai rassegnate ad essere protagoniste di tante piccole storielle tristi. O piuttosto dirò loro che le vittorie politiche possono rappresentare una sconfitta della civiltà, ma che pochi individui non necessariamente rispecchiano l’opinione della moltitudine e che spetterà anche loro, oggi giovanissimi studenti, prima di quanto pensino, impegnarsi per comprendere come si usano gli strumenti leciti della giustizia civile e ri-contestualizzarli nel nostro tempo.
Forse, però, mi sto ponendo un problema che di fatto non esiste, forse non mi chiederanno nulla, abituati come sono ai comportamenti dell’uomo contemporaneo, ormai completamente nudo sul piano ontologico e assiologico o, forse, mi domanderanno a gran voce come e perché sia potuto accadere che di fatto la libertà di espressione per eccellenza il voto, sia stato sostituito da millantate competenze che di fatto non trovano espressione concreta se non negli intenti.
Forse il problema non esiste, forse domani sarà un giorno come un altro, tutt’al più si tratterà di ribadire che il comportamento di pochi non sempre si esplica in valori etici e morali condivisibili, che nella sostanza nel futuro di ognuno di noi è iscritto l’impegno per procedere sulla strada della conoscenza che sempre, e di ciò sono assolutamente certa, conduce all’acquisizione di competenze indispensabili per assumersi l’onere di difendere i diritti che da sempre si accompagnano al senso del dovere e all’onestà da insegnare ai nostri figli le cui esistenze restano indisponibili per chiunque sulla terra. E loro mi ascolteranno, forse…