“S.O.S. Sardos. 1983-2013: festeggiamo trent’anni di crisi con Franco Putzolu ne Il Messaggero Sardo” con questo beffardo brindisi e sarcastico augurio si è aperta il 14 dicembre l’esposizione delle opere di Franco Putzolu a Burgos.
La mostra, per la cura di Luca Paulesu è stata organizzata da BURSAT, – museo della satira e della illustrazione – per inaugurare “Prendas de Adelasia” , le gemme preziose della giudicessa di Torres, manifestazione che per due giorni ha fatto rivivere fra le vie del suggestivo borgo del Goceano i fasti medievali documentando l’innata ospitalità, la genuinità dei prodotti locali e l’antichità della sua storia.
Gli ultimi trent’anni sono stati ripercorsi attraverso i sarcastici disegni di Putzolu e i vibranti editoriali de Il Messaggero Sardo che, ahinoi, continuano a conservare la drammatica attualità.
Franco Putzolu – nato a Serramanna nel 1936 , deceduto a San Gavino Monreale nel 2011– è considerato tra i maggiori vignettisti sardi e italiani. Definito da Manlio Brigaglia “il più disegnatore dei sardi, il più sardo dei disegnatori” ha lavorato per le più prestigiose riviste italiane ed è stato il vignettista ufficiale de L’Unione Sarda e de Il Messaggero Sardo.
Il Messaggero Sardo, da noi tutti ben conosciuto, dal 1969 rappresenta il legame tra l’Isola e gli emigrati. Storicamente ha rappresentato la principale fonte d’informazione per i sardi all’estero, proponendo mensilmente ad intere generazioni la sintesi dei principali eventi e commentando i cambiamenti sociali, l’economia, i programmi politici, la cultura e le generali speranze della nostra Regione
Quelli esposti in S.O.S. Sardos sono disegni ed articoli che, visti e riletti a distanza di anni, inducono ad riflessioni amare ed impongono un collettivo e severo esame di coscienza.
Esposte in sequenza le vignette ci restituiscono un quadro angosciante di problemi ancora irrisolti e di mali che tuttora continuano ad affliggere al nostra Sardegna.
I fallimenti dell’industria, la chiusura delle miniere, la disoccupazione, l’emigrazione, la pastorizia non adeguatamente sostenuta, lo scempio delle coste, la piaga degli incendi in concomitanza con quella delle alluvioni, i trasporti inadeguati e in perenne emergenza, l’inquinamento pestifero e criminale, le gravose servitù militari sono i temi denunciati esaustivamente con un segno violento e un tratto grottesco.
Franco Putzolu ha via via trasformato il profilo della nostra Isola in scialuppa alla deriva, scatola di candelotti incendiari, carne in graticola. E’ uno scenario in decomposizione quella descritto da Putzolu, con pretenziose torri petrolifere, inutilmente svettanti nel deserto e desolatamente ricoperte da una gigantesca ragnatela, cumuli d’immondizia che rivaleggiano in altezza con i nuraghi, le inascoltate ragioni dei pastori, le spiagge abusate da un turismo volgare e vandalico, macabri scheletri in tuta mimetica: il tutto sovrastato dall’incombenza di un sole nero e minaccioso, incendi, alluvioni che perseguitano da sempre, come piaghe bibliche, una terra creata per essere meravigliosa.
Per la sua drammatica attualità S.O.S Sardos è una mostra che suscita, nel cuore e nella mente di qualsiasi visitatore, sgomento e rabbia.
In una disarmante vignetta del nel 1999 Putzolu disegna ad un agricoltore che in ginocchio supplica: “Ti prego, un po’ di pioggia” e il Signore risponde: “Evabè, però poi non lamentarti”.