Mercoledi 18 dicembre è giunto al termine nel poligono di Capo Teulada il training pre-deployment della Brigata Sassari in vista della partenza per l’Afghanistan il prossimo febbraio, alla presenza del Comandante del 2° Comando delle Forze di Difesa, Generale di Corpo d’Armata Vincenzo Lops e del Presidente della Regione Autonoma della Sardegna Ugo Cappellacci. L’approntamento, durato circa tre settimane, ha visto i Sassarini attendati, come in un reale teatro operativo, e coinvolti in intense attività addestrative sia al poligono che in aula, con diversi interventi formativi tesi a rafforzare la loro preparazione in vista della missione. Tra questi, anche i moduli sulla prospettiva di genere e sulla dimensione umana del teatro operativo, che sono stata invitata a tenere come istruttrice all’inizio di dicembre.
L’esercito è una grande organizzazione, ancora fortemente mascolinizzata (la presenza femminile non arriva al 4% del totale) che si regge sull’operatività di un personale altamente professionalizzato che deve tenere in considerazione sia le esigenze relative agli adempimenti normativi nazionali (sia civili che specificamente militari), che quelli provenienti dalla NATO. In particolare, riguardo alla prospettiva di genere è stato importante richiamare la normativa relativa a parità di trattamento e discriminazioni nel mondo del lavoro e le relative linee guida adottate dallo Stato Maggiore della Difesa, ma anche quella relativa ai rapporti interpersonali sul luogo di lavoro, rispetto alle quali le forze armate hanno delle indicazioni restrittive e ben definite (norme di tratto nei rapporti uomo-donna e nelle diverse distinzioni gerarchiche) al fine di garantire sia il personale che l’istituzione militare, tutelando l’ambiente di lavoro e la coesione ed efficienza dei reparti con lo scopo di evitare situazioni incresciose e scandali di portata pubblica che in altri contesti (come quello statunitense e quello australiano) hanno rovinato l’immagine dell’esercito e la sua credibilità nei confronti della società civile. È stato inoltre approfondito il piano nazionale italiano relativo a “Donne, pace e sicurezza” emanato a seguito di una serie di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (a partire dalla 1325 del 2000), recepite dalla NATO con la direttiva BI-SC 40-1. Dalle risoluzioni ONU discendono una serie di impegni, regole di azione e comportamenti che integrano la prospettiva di genere sia a livello strategico sia operativo, e che i contingenti sono tenuti a implementare quando sono in missione. Questo è particolarmente importante in prossimità della partenza verso il teatro afghano, in cui la componente femminile e quella dell’infanzia rappresentano la parte più debole della popolazione, e rispetto alla quale la Brigata sarà attiva con il suo Female Engagement Team che svilupperà la strategia di mainstreaming di genere adottata dal Gen. Scopigno.
Il modulo sulla dimensione umana del teatro operativo ha voluto descrivere le dinamiche dell’ambiente umano in ottica di sicurezza, indicando quali sono gli scenari previsti dalla NATO per le future operazioni ed evidenziandone gli aspetti umani, cioè quelli relativi alla popolazione sulla quale si interviene, e il modo di affrontarli, sia con comportamenti pratici sia con strumenti operativi che provengono dalle scienze sociali. Per affrontare le missioni all’estero viene richiesto agli operatori lo sviluppo di competenze ben lontane da quelle cinetiche che tradizionalmente fanno parte del bagaglio militare. La maggiore complessità dei teatri operativi e l’aumento di minacce ibride e di attori non convenzionali obbliga i soldati ad accrescere la loro capacità di adattamento adottando prospettive che non sono loro proprie, e ad ampliare la loro cultural awareness, ovvero la consapevolezza culturale del contesto in cui operano. La mancata comprensione della cultura locale (la storia, le tradizioni, la struttura socio-economica, la lingua, la comunicazione verbale e non verbale) dettata dalla nostra personale interpretazione della realtà, condizionata dal nostro sistema interpretativo interno che nasce dalla cultura in cui siamo immersi, mette a rischio la sicurezza di civili e militari, per cui la cultural awareness diventa un pre-requisito fondamentale per le operazioni militari.
L’esercitazione conclusiva, denominata “IMPARE!” in omaggio alla Sardegna e all’unità dimostrata dai Sardi dopo la recente alluvione, si è svolta alla Caserma Pisano di Teulada che ospita il Terzo Bersaglieri. Il Gen. Scopigno ha illustrato ad autorità e giornalisti gli obiettivi della prossima missione: terminare le attività addestrative e di assistenza alle forze di sicurezza afghane, proteggere la popolazione e riportare a casa 11 mila metri lineari di materiali e attrezzature. L’esercitazione a fuoco, la prima di questo genere per l’Esercito Italiano, è stata condotta da un complesso minore rinforzato da assetti del genio, appartenenti al 5° Reggimento genio guastatori, che hanno svolto una CARCO (acronimo di Combined Arms Route Clearance Operations), attività che consiste nell’individuare e disattivare ordigni esplosivi improvvisati (IED) per garantire la libertà di movimento lungo un itinerario stradale. Hanno operato sul terreno, complessivamente, oltre 150 militari del 152° Reggimento fanteria “Sassari”, del 3° Reggimento bersaglieri, del 9° Reggimento fanteria “Bari” e nuclei specialistici composti da genieri addestrati all’individuazione e bonifica di ordigni improvvisati ed altro personale specializzato nell’interagire con aerei in missione di supporto tattico alle forze di terra.
I Sassarini sono ora pronti per partire, non prima di aver salutato la Sardegna con la festa della Brigata che si terrà a Sassari il prossimo 28 gennaio.