di Valentina Usala
Bruno e Shmuel i protagonisti del film “Il bambino con il pigiama a righe”, ambientato nella Germania nazista. Il dialogo tra due piccoli divisi da una recinzione metallica: il primo tedesco, libero di vivere nel suo Paese; il secondo ebreo, detenuto in un campo di sterminio dello stesso posto. Entrambi bambini, che nemmeno sanno cosa sta accadendo in quel momento. Chi sono loro e quali i loro destini, scritti da un’atroce dittatura a sfondo razziale. Dialogano, giocano con la dolcezza propria di un bimbo, ponendosi interrogativi ingenui, agli occhi di un adulto, sperando di poter giocare assieme un giorno, senza essere separati da una griglia. Con tutte le difficoltà della circostanza, senza badare troppo alle conseguenze.
Sino a che un giorno tutto questo non avverrà più.
Salvatore e Collins i protagonisti di una storia dei nostri giorni.
Il primo italiano, della bizzarra Repubblica democratica, residente in Sardegna; il secondo originario della Nigeria, emigrato in territorio italiano in cerca di fortuna, come ogni migrante.
Arriva in Italia, con un contratto come badante acquistato, con la speranza di trovare un lavoro durante i due anni contemplati dal suo permesso di soggiorno. Ma si ritrova a fare l’elemosina per strada.
Ha lasciato una moglie, una figlia in Nigeria e un padre gravemente ammalato, che necessitava di un costosissimo intervento per salvarsi. Ha sbagliato al cospetto della legge, quando nel maggio del 2010, disperato, accettò di trasportare una piccola quantità di stupefacenti su un treno che da Monaco era diretto a Verona. Viene arrestato e detenuto prima al penitenziario di Verona e poi alla colonia penale di Isili, dove ha conseguito la terza media e curato un bestiame di 100 maialini.
Tre anni, tre mesi e tre giorni di carcere.
Salvatore e Collins si sono conosciuti proprio ad Isili, partecipando al progetto “Adotta una storia”, un’iniziativa dell’associazione Il Colle Verde e del ministero della Giustizia, in cui 12 scrittori sardi hanno raccontato la storia di altrettanti detenuti, il cui esito porta il nome de “La cella di Gaudì” (Arkadia Editore), l’antologia di racconti diventata libro. Salvatore ha raccontato di Collins.
Quest’ultimo, scontata la pena, si ritrova poi in un CIE e per chiunque non sapesse di cosa si tratta, si documenti, in rispetto della civiltà.
Non era finita, dunque. Ancora sbarre, ancora buio.
Quei posti mi hanno ricordato i lager nazisti e la loro storia quella dei due bambini citati all’inizio, ecco il perché di questo rimando. Seppur entrambi adulti, la loro è un’amicizia limpida, che vuole abbattere le sbarre: di un carcere e di mentalità troppo grette.
Loro hanno comunicato tramite un cellulare, unico mezzo consentito in quei posti.
Come ai tempi del nazismo, separati da un recinto: perché nel mondo della tecnologia, l’uomo è considerato bestia da macello.
Ora Collins è fuori dal CIE di Bari, dove è stato destinato dopo il carcere.
L’uno in Sardegna e l’altro in Puglia, non solo una griglia, ma anche il mare a dividerli.
Collins ha bisogno di aiuto.
In un Paese dove la giustizia non gode di alcun profumo. La corrente spinge verso luoghi freddi, dove il sole non arriva a scaldare le ali stanche di un passero afflitto, incapace di volare nei cieli della libertà, di fluttuare nell’aria e sostare per godere della quiete, in un meriggio rosato: caldo, appassionato, ridente e pacifico.
Un grido di aiuto per Collins, ora ha il diritto di ricominciare a vivere.
C’è una foto che li ritrae abbracciati assieme.
Salvatore, ignaro di quel che sarebbe accaduto al suo amico, sorride a pieni denti. Collins a metà.
Se gli occhi di Salvatore guardano in macchina, quelli di Collins al di là di essa. In cerca di un futuro, di un po’ di luce e calore. Sono occhi stanchi, di vedere il buio, intorpiditi dalla tristezza, che da troppo tempo ingoia.
Perché se è vero che essa è uguale per tutti, nessun essere umano ha il diritto di subire sofferenze di quel tipo: giustizia!
Sabato 14 alle ore 19.00, presso gli spazi della libreria Cocco di via Tuveri a Cagliari, in collaborazione alla sensibilità del padrone di casa Alessandro Cocco, Salvatore Bandinu, Claudia Musio, Fabrizio Fenu, Davide Grosso, Giampaolo Cassitta ed Emanuele Cioglia hanno organizzato un reading letterario, durante il quale si raccoglieranno fondi economici per Collins.
Per aiutarlo: perché una seconda possibilità deve essere concessa a tutti, senza etichette e marchi a fuoco. Senza pensieri razzisti, lontano dai lager.
Chiunque può aiutare Collins: per chi è in Sardegna, partecipando all’evento e per chi è in continente rivolgendosi alle persone qui sopra citate.
Aiutiamo Collins a riprendersi la vita tra le mani, per vedere finalmente il sorriso sul suo volto e la gioia nei suoi grandi occhi.