di Paolo Pulina
Domenica 17 novembre 2013, ho rappresentato a Sutri – nella cerimonia di ricordo (a 70 anni dalla loro uccisione per mano nazista) dei “martiri di Sutri” – l’Esecutivo nazionale della FASI, la Federazione che raggruppa le 70 Associazioni Sarde nell’Italia continentale. Ho portato il saluto della presidente Serafina Mascia, del presidente onorario Tonino Mulas (che nel 2005 – quando era presidente della FASI – ha pubblicato un volumetto intitolato “Nel 60° della Resistenza. Antifascisti e partigiani sardi” in cui si fa un cenno anche a queste vittime della ferocia nazista) e del coordinatore della Circoscrizione dei Circoli FASI del centro-sud, Bruno Culeddu, trattenuto a Firenze da problemi di salute.
Ho manifestato la pubblica gratitudine delle direzione nazionale della FASI a tutti gli enti e associazioni che hanno voluto la solenne iniziativa in ricordo dei martiri di Sutri (giovani avieri sardi trucidati in questa zona perché non disponibili ad arruolarsi, dopo l’8 settembre 1943, nei ranghi fascisti della Repubblica Sociale di Salò) e ho espresso un particolare compiacimento per l’apporto dato alla realizzazione della giornata di doverosa memoria civile dal Circolo culturale sardo “Andrea Parodi” di Rignano Flaminio-Terni-Perugia, presieduto da Pierangelo Cadoni. Detto questo dal punto di vista protocollare, come delegato della FASI, ho voluto però spiegare anche la motivazione di una particolare emozione personale.
Sono nato a Ploaghe ma ho lasciato il mio paese nel 1967 per gli studi universitari a Milano, prima, e per il lavoro poi presso l’assessorato alla Cultura della Provincia di Pavia. Forse proprio a causa della lontananza (che, come si sa, genera nostalgia), non ho mai smesso, in articoli e in libri, di valorizzare fatti e personaggi legati alla storia del mio paese natale.
Non ripeto quello che è già agli atti in numerosi miei scritti sui martiri di Sutri. Rapidissimamente ricordo solo che appresi per la prima volta della loro triste vicenda nel 1986 dalle pagine dei due volumi intitolati “L’antifascismo in Sardegna”, curati da Manlio Brigaglia, Francesco Manconi, Antonello Mattone e Guido Melis, pubblicati dalle Edizioni Della Torre con il patrocinio del Consiglio regionale della Sardegna. Nel secondo di questi due volumi è stampata la relazione ufficiale redatta a suo tempo dal Comune di Sutri sul sacrificio dei giovani avieri sardi.
Raccolsi quindi testimonianze orali e ritagli dei giornali dell’epoca e potei così pubblicare sull’episodio storico un pezzo intitolato “I pastorelli di Ploaghe morti per la Resistenza” nel numero datato giugno 1987 del mensile “Il Messaggero Sardo” distribuito in 75.000 copie presso tutte le comunità di emigrati sardi nel mondo (Antonio Loi di Ulàssai, da più 40 anni emigrato in Francia, che fu anche lui testimone delle vicende di cui trattiamo, nel 2008, dopo aver avuto conoscenza di quel mio “vecchio” articolo, mandò al giornale una testimonianza scritta, pubblicata nel numero di nov.- dic. 2008).
Ci fu poi la benemerita l’inchiesta di Dino Sanna “Strage nella boscaglia” pubblicata nell’“Almanacco di Cagliari” (1993) e tradotta poi nel documentario “I martiri di Sutri” curato dall’autore per RAI Sardegna nel 1993 con le testimonianze di molti cittadini di Capranica e quella, basilare, di Rinaldo Zuddas. Seguì l’articolo di Paolo Murtas “L’orrenda carneficina” su “Sardegna Fieristica” (aprile-maggio 1994); il libro del compianto Gaetano Gugliotta (un siciliano trapiantato a Cagliari!) “Arrestàti a Capranica. Trucidati a Sutri” (2005); la tesi con cui nel 2009 Laura Calmanti si è laureata presso l’Università della Tuscia di Viterbo e che ha per titolo “Due centri del viterbese tra storia e memoria. Le stragi di Blera e Capranica del 1943 nelle fonti documentarie e nelle testimonianze orali”.
Oltre che presentare quest’ultimo ottimo lavoro documentario presso il Circolo culturale sardo “Logudoro” di Pavia, ho dedicato ai martiri di Sutri anche alcune pagine del mio libro “Su Ploaghe” del 2010, in cui ho pubblicato anche la copertina del libro di Gugliotta e la foto del cippo, che, sulla strada che porta al cimitero, il Comune di Ploaghe, il 25 aprile 2004, ha voluto inaugurare “a perenne ricordo dei ploaghesi caduti a Sutri”, di ciascuno dei quali viene riprodotta la foto. Naturalmente la posa di questa lapide è la prova che Ploaghe non ha dimenticato i suoi martiri e la presenza a Sutri del sindaco Francesco Baule, di una rappresentanza dei familiari dei caduti e della banda musicale di Ploaghe ne è stata l’ennesima conferma.
Significativa la partecipazione di Ploaghe e meritevole di menzione anche la corona di fiori inviata dal Comune di Oristano. Purtroppo altri Comuni, di cui erano originari questi pastori, contadini, operai “martiri della libertà” non sembrano avvertire il dovere storico e morale di ricordarne il sacrificio: ne abbiamo avuto la controprova dal fatto che non hanno neanche risposto all’appello lanciato dal sindaco di Ploaghe e reperibile al seguente link:
http://www.comune.ploaghe.ss.it/articoli/news/17-novembre-1943-17-novembre-2013-70-anniversario-eccidio-di-sutri_372
Il Comune di Sutri ha fatto sempre la sua parte, per ricordare i giovani sardi arrestati dai nazisti a Capranica e trucidati a Sutri.
Si veda in Youtube il breve filmato dell’inaugurazione del maestoso monumento in loro memoria (novembre 1956):
https://www.youtube.com/watch?v=W7aZlLJpDa0
alla presenza del presidente del Consiglio Antonio Segni e del ministro delle Finanze Giulio Andreotti.
Sappiamo che il Comune di Sutri celebra da decenni il IV Novembre – Festa dell’Unità Nazionale – con una giornata dedicata alla memoria dei caduti nell’orribile eccidio che le SS perpetrarono tra le campagne di Sutri e Bassano Romano.
Nel mio libro riporto un giudizio che corrisponde alla effettiva realtà: non si tratta, cioè, di parole di circostanza! Nell’occasione della presentazione a Pavia della tesi di laurea di Laura Calmanti l’allora e attuale sindaco di Sutri Guido Cianti scrisse al Circolo “Logudoro” di Pavia: «Sono sempre i vivi i sentimenti di stretto affetto che legano la popolazione della nostra Città ai giovani sardi che da quel 17 novembre 1943 sono diventati ufficialmente figli di Sutri: i 17 avieri sardi barbaramente uccisi dalle SS tedesche hanno sempre avuto un posto privilegiato nel cuore della gente di queste zone profondamente legata ai valori della vita».
Ammirevole è sempre stato in questi decenni anche l’impegno dell’Aeronautica militare (basta vedere il grandioso monumento nel cimitero Sutri e il cippo in località Montefosco; basta pensare alla lapide memoriale presso l’aeroporto di Elmas; non a caso la locale scuola media ha prodotto una bella ricerca sull’argomento: si veda http://www.scuolaelmas.it/pace/speranze_di_pace.htm ).
Concludo con le parole usate da Dino Sanna nel suo scritto del 1993: «A cinquant’anni dall’eccidio, si deve adempiere a questo compito. Ogni Comune dell’isola deve intitolare una strada ai 17 martiri, come già ha fatto Oristano; Sutri e gli altri paesi del Viterbese debbono ricevere il segno della nostra riconoscenza. D’ora in avanti, il cippo di Montefosco e l’ossario del cimitero di Sutri debbono avere anche i nostri fiori». A Sutri, domenica 17 novembre 2013, i sardi residenti e quelli emigrati hanno dato concretezza a quel lontano auspicio di Dino Sanna.
Dopo questi due articoli del sempre di più letto"TOTTUS IN PARI",vorrei complimentarmi e ringraziare Paolo Pulina per il suo impegno, con la FASI, il comune di PLOAGHE, i comuni di CAPRANICA e SUTRI e anche l’Aviazione Militare per tenere sempre viva la memoria, che ricorda il sacrificio di questi avieri"EROI"della Sardegna. Unu saludu a TOTTUS in PARI da un Ploaghese d’adozione.