PAOLO MODOLO CHE VESTI' I RE CON IL VELLUTO DEI PASTORI: IL MAESTRO DI ORANI FESTEGGIA I CINQUANT'ANNI DELLA SUA SARTORIA

nella foto Paolo Modolo


di Luca Urgu *

Sovvertire il percorso, apparentemente già tracciato, con la forza della passione. Eh sì, perché il destino per Paolo Modolo, 69 anni, sarto di Orani, che quest’anno festeggia mezzo secolo di professione, il suo “abito” lo aveva già confezionato. Per un figlio di pastori era la campagna lo sbocco naturale, ma l’amore per un’arte, forse considerata “minore”, quella del taglio e del cucito, lo ha spinto fin da ragazzo in bottega. Un prezioso apprendistato dal sarto Francesco Corona, suo compaesano, quando aveva dieci anni e durato per sei anni. Un lasso di tempo risultato utilissimo per impadronirsi dei rudimenti e, piano piano, dei segreti di un mestiere, che negli anni gli avrebbe regalato più di una soddisfazione. Perché prima di dedicarsi completamente alla professione di sarto, riuscendo, per primo, a sdoganare il velluto al grande pubblico, attraverso dei testimonial famosi, come l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga (ma anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi), Paolo Modolo, come tanti suoi compaesani per tirare a campare e mettere su famiglia, è dovuto scendere in miniera. Non per un giorno ma per vent’anni nelle cave di talco della Val Chisone. «L’ho dovuto fare per necessità, anche se riuscivo contemporaneamente a fare qualche lavoretto. Naturalmente il mio sogno era quello di mettere su una sartoria tutta mia e dedicarmi anima e corpo al lavoro in cui credevo». La sartoria l’ha aperta con i primi risparmi a 19 anni e oggi è un continuo via vai di ospiti che vengono a salutarlo, ma soprattutto a ordinare l’abito. Lui, Pauleddu Modolo, sempre con il metro intorno al collo, fa vedere le stoffe, prende le misure e appunta il tutto con scrupolo. Per capire bene la svolta che ebbe la sua professione e anche la grande attenzione mediatica riesuma una vecchia agenda del 1997. «Eh, si mi ricordo bene. E chi se lo dimentica quando mi vennero a chiamare mi sembrava uno scherzo. Addirittura mi vennero a prendere in paese con un’ammiraglia per condurmi fino a Cagliari dove si trovava per alcuni giorni il presidente Cossiga», dice Paolo Modolo, che alla data del 7 febbraio di quell’anno conserva ancora le misure e il modello di quel lavoro “importante”, che poi ne portò sull’onda tanti altri ancora. A dire il vero lo ricorda ancora, uno dei suoi primi clienti, fu il grande artista Costantino Nivola, suo compaesano che gli commissionò un abito che si sarebbe poi portato a New York e che gli avrebbe pagato con un suo quadro. «Io, dico la verità, non ero soddisfatissimo. Anzi, allora i soldi mi facevano decisamente più comodo. Forse non riuscivo a capire nemmeno il valore della sua opera, quella che oggi tutti vantano giustamente. Non posso però dimenticare la dedica che Antine scrisse dietro la tela della permuta “S’arte tua pro s’arte mea” (“la tua arte in cambio della mia arte”)». Oggi i suoi abiti continuano a vestire gente comune e personaggi noti. I primi non rinunciano alla forza della tradizione e all’eleganza sobria e del velluto, gli altri si sono innamorati di quel tessuto morbido e avvolgente Duca Visconti di Modrone e delle forgie che su mastru e pannu di Orani gli sa conferire. Ma Paolo Modolo ha capito l’importanza della comunicazione per promuovere i prodotti e il marchio della sua maison. «Nel 1998 feci a Su Gologone la prima sfilata e fu un successo. Su questa strada ho sempre continuato portando le mie creazioni a migliaia di chilometri da Orani: da Firenze a Milano a Londra. Con orgoglio. Con umiltà.

* Unione Sarda

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Un commento

  1. Angelino Mereu

    Bravo Luca! ma quello nella foto non è Paolo Modolo

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