In attesa del mitico 2015 con cui Milano conta di dare un’accelerata alla ripresa edilizia targata Expo, tirandosi dietro il resto dell’Italia, qui alla fiera di Rho-Pero si fanno le prove al “Made Expo”, Milano Architettura Design Edilizia. Il meglio che si possa trovare in campo mondiale per quanto riguarda costruzioni, oramai tutte ecologiche quasi inutile sottolinearlo, e infissi, sanitari, vernici ad acqua, pannelli solari e pompe di calore che nulla consumano di prodotti che abbiano a che fare col petrolio o suoi derivati. Pena l’accumulo invenduto in magazzino. Metafora di un discorso che nel mettere in rete ha trovato la parola d’ordine dei tempi che corriamo, internet casa comune per miliardi di frequentatori dei social network sta lì a darne dimostrazione, qui allo “Smart Village” (50.000 visitatori l’anno scorso e quest’anno contano di raddoppiare) presentano quella che hanno battezzato “living-box”: una casa prefabbricata composta da due moduli posti su di un piano (ma se ne possono assemblare fino a tre in verticale). Il progetto è stato sviluppato dall’Università di Trento, scelto fra qualche centinaio d’altri tutti miranti a caratteristiche di sostenibilità ambientale con dispendio energetico tendente allo zero. Presenta una flessibilità d’uso assolutamente particolare, con mobili che possono modificare il loro assetto giorno per giorno. Un tetto inclinato che sfodera un tappeto verde di erba sintetica che sembra il prato di un mini-golf. Rigorosamente chiusa a nord ( ci sono solo bocchette d’areazione), assemblata a secco, assolutamente antisismica. E per questa caratteristica non occorre fare sfoggio di credulità, perché i due moduli qui presenti sono stati assemblati in una officina romana, a Tivoli per la precisione, messi su di un camion “normale”, neanche uno di quelli a trasporto eccezionale per cui occorrono eccezionali permessi, e fatti viaggiare a cavallo dell’Appennino, con tutte le accelerazioni e frenate del caso. Fate conto che abbiano subito uno stress pari a quaranta volte il terremoto dell’Aquila. Neanche una mezza crepa. I sistemi di chiusura dei serramenti, le grandi vetrate che danno luce, le porte scorrevoli utili a recuperare spazio (due moduli sono 40 metri quadri di superficie), sanitari e mobili modulari sono di un gruppo di industrie nazionali all’avanguardia (ma c’è pure una multinazionale tedesca con 200 anni di storia che fa cucine smontabili e riutilizzabili col legno della foresta Nera). Quanto sia importante l’isolamento termico e la coibentazione perché non ci sia dispersione di calore è quasi inutile sottolineare. Ed è qui la sorpresa nel ritrovare a protagonista un’azienda sarda che ha fatto dell’uso della lana di pecora isolana il suo “core business”. La guspinese Edilana di Oscar Ruggeri e Daniela Ducato, insieme a portare avanti una famiglia “green”, insieme a portare avanti una impresa caratterizzata dal risparmio energetico, il riciclaggio, il minor dispendio di CO2, i Kilometri zero. Scelta dall’Università di Trento a cooperare nel “team” di industrie che si sono misurate nel progetto. Durato quattro mesi, tempo di realizzazione: 17 giorni. Materiale di risulta a casa finita: 70 Kg. Costi stimati (non ancora ufficializzati) che vanno da un minimo di 50.000 euro per il modello “spartano” ai 150.000 per quello di lusso. Ha ben ragione di essere fiera del suo lavoro Daniela Ducato, presente alla presentazione, lo definisce “edificio custode del paesaggio”, con un cuore “made in Sardegna” fatto da un prodotto naturale con caratteristiche eccellenti, che aumenta nel tempo il suo potere coibente, e può essere riutilizzato a concime per rose e piante. Il tutto certificato da un’autorità indipendente (la CMQ). Dice la Ducato: da un cuore di petrolio a un cuore di lana.
RICONOSCIMENTO "BEST PRODUCT" PER EDILANA: IL "MILANO ARCHITETTURA DESIGN EDILIZIA" PREMIA DANIELA DUCATO
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Un’altra Sardegna è possibile, abbiamo tante risorse e tanta intelligenza, condividiamole senza gelosie e invidie, ne guadagneremo tutti