di Luciano Cadeddu
Una serata fresca a Madrid, che suggerisce di coprirsi con un maglioncino, per cui, sicuramente, al concerto, verrà molto pubblico. Ed è quindi all’interno della festa,“Passione Italia” (che si ripete oramai da vari anni), che, anche quest’anno l’Associazione Circolo Sardo Ichnusa ha, ancora una volta, voluto partecipare, offrendo, per la prima volta, il concerto del gruppo “Rojas Ruias Quarteto de Jazz”, con il nostro artista sardo, il pianista Matteo Carrus. Sono indubbiamente quattro grandi artisti, quelli che si esibiranno fra poco, sul palcoscenico, di quelli che lasciano il segno. Oltre quindi a Matteo, l’argentino Marcelo Peralta (saxo), lo spagnolo Pedro Navarro (Batteria) ed Hector Oliveira, Stati Uniti ( Contrabbasso). Incontro Matteo prima del concerto, tra i tavolini dei vari chioschi che propongono prodotti di qualità, per far conoscere agli amici spagnoli il prodotto made in Italy. Monserratino di nascita, ad un anno di vita, la famiglia si trasferì a Macomer, e, dodici anni dopo, a Sarroch (seguendo i lavori che offrivano al padre). Matteo, con occhi vivi, ricordando la sua gioventù, mi racconta che la sua passione nacque grazie all’amore che il genitore aveva per il jazz (suonava l’organo hammond nei primi gruppi rock sardi). Orgogliosamente, si definisce un autodidatta, e la passione per la musica jazz, si sviluppò anche, grazie anche all’amicizia con un musicista francese. Insomma, fuori e dentro casa era solamente “un’aria jazz”, quella che si respirava. Ad undici anni, con una piccola tastiera “Casiotone”, iniziò a suonare il piano (sempre sulla scia del padre, rubando e facendo sue le canzoni che il genitore cantava e suonava). E, ancora un ennesimo cambio di casa all’età di tredici anni, quando la famiglia di trasferisce a Cagliari, dove, l’ambiente della grande città, lo porta ad ampliare le sue conoscenze e a moltiplicare le sue attività. Senza mai lasciare lo studio (storia e letteratura, le sue materie favorite al Liceo Dettori, e, nei momenti delle assemblee nell’Istituto, ottima occasione, per lui, di esibirsi al piano!), continuò in quegli anni suonando in una band. E, a diciassette anni, l’incontro che ha segnato un altro momento molto importante per lui, quando cioè conosce Paolo Fresu, partecipando ad un seminario sul jazz. Ed in quell’occasione, i vari docenti del seminario si resero conto del talento che aveva il giovane pianista, invitandolo quindi, a ritornare l’anno seguente per continuare a lavorare e a studiare insieme. Tantè che, l’anno dopo, in occasione di un concerto organizzato dai docenti, conosce Gavino Murgia, Riccardo Pittau, Ettore Fioravanti ed Antonio Farris, con cui suggella nuove collaborazioni. Poi, altri seminari ed altri concerti che la vita gli propone, come, una borsa di studio che gli permette di studiare a Siena e al Dams. E poi, la vita continua, con la decisione di trasferirsi ad Amsterdam, dove, la multiculturalità della città, gli ha offerto, per vari anni, un arricchimento personale di grande livello, fino al momento della decisione di puntare sulla Spagna, continuando però, i rapporti, mai interrotti, con la Sardegna. Saluto Matteo che si avvia sul palcoscenico, perchè il concerto offerto dal Circolo Sardo di Madrid, stà per iniziare. Mentre i quattro artisti del quartetto “Rojas Ruias” provano gli strumenti in un rapido “sound chek”, mi sistemo per gustare tranquillamente la musica. E finalmente, sul palcoscenico, iniziano a suonare con molta passione pezzi come, “Cantaloupe Island” o, “Sunny”, o ancora “Song for my father”, ed anche”Il cielo in una stanza”, tra i tanti brani che rapiscono il folto pubblico che gremisce l’area della festa. Ma è ancora più apprezzato l’ultimo pezzo che suonano, dedicato a tutti i sardi presenti nel recinto, con il nostro “No poto reposare”. E, a concerto finito, la festa continua, e Matteo, soddisfatto, finalmente si concede un bel brindisi con tutti gli amici che lo hanno raggiunto per festeggiare il successo della serata.
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