TOTTUS IN PARI, UN PONTE TRA DUE ANIME DELLA SARDEGNA: "FOCUSARDEGNA" PARLA DI NOI CON L'INTERVISTA A MASSIMILIANO PERLATO

nella foto il coordinatore di Tottus in Pari Massimiliano Perlato con il figlio Simone


di Mariella Cortès

Un blog, un giornale, uno spazio aperto al dibattito, alla crescita e allo scambio di opinioni. Tottus in Pari, oltre 400 copertine dal 1997 a oggi e 222.298 nel solo 2012, rappresenta uno speciale filo rosso che unisce due anime della Sardegna: quella di chi è rimasto e quella di chi, invece, l’ha dovuta, per varie vicissitudini, lasciare. Timoniere di Tottus in Pari è Massimiliano Perlato, classe 1969, emigrato di seconda generazione con la Sardegna nel cuore (nel senso più midollare del termine). Giornalista pubblicista, residente a Muggiò, è da anni attivo nella promozione della Sardegna in “continente” e nel mondo attraverso la collaborazione con i circoli dei sardi, la scrittura e la realizzazione di un saggio, “Occhi e cuore al di là del mare” dedicato al mondo dell’emigrazione sarda. 

Come nasce l’idea di Tottus in Pari? Nasce nel 1997 dal Gruppo Giovani del circolo degli emigrati sardi di Cinisello Balsamo. E’ uno spazio-progetto che intende dare voce ai sardi in giro per il mondo ma anche a quella Sardegna che ha il desiderio di creare confronto e dibattito. Il riscontro è quotidiano (suwww.tottusinpari.blog.tiscali.it) con un cocktail fatto di costanza, grande passione pubblicistica e amore per l’isola lontana. Ricordo che l’anno di nascita della pubblicazione era anche quello del sequestro di Silvia Melis. E il sequestro di persona lo si viveva sulla pelle come un’onta indelebile perché si veniva additati come sardi tutti sequestratori. C’era rabbia per questo. La scelta di “tutti insieme – tottus in pari” era per dare un segnale di intesa nel restare uniti anche di fronte a queste situazioni che la cronaca ci raccontava.

Chi sono i vostri collaboratori? In tanti anni si è perso il conto. Anche perché non c’è un nucleo di persone che collaborano. E’ uno spazio che dà voce a tutti coloro che hanno qualcosa da raccontare, siano essi emigrati o residenti. Certo, poi ci sono coloro che in questi 17 anni non hanno mai fatto mancare il loro contributo. Chi lo ha fatto con costanza ha dimostrato di aver compreso appieno la specificità del progetto. E sono diverse centinaia di persone che lo fanno, da ogni angolo d’Italia e dal mondo.

Chi sono i lettori di Tottus in Pari? Il bacino d’utenza iniziale pensavo fosse solo quello dei circoli sardi degli emigrati. Perlomeno TIP è nato con quell’obiettivo. Le cose son cambiate da quando nel 2009 siamo diventati un blog. Sistematicamente cambiate. Oggi, posso affermarlo con certezza perché ho dei dati che lo confermano, chi ci segue e legge, sono per un buon 50% in Sardegna. L’altra metà è divisa tra il Continente (un 40%) e l’estero. Con la creazione di un ampia mailing list (quasi 3mila indirizzi) lo abbiamo fatto conoscere nel mondo. L’essere diventato un blog è stato fondamentale. Dopo una difficoltà iniziale, oggi siamo conosciuti negli ambienti dell’emigrazione sarda di tutto il mondo.

In un certo senso, parallelamente alla presenza cartacea del Messaggero Sardo avete preso in mano, ante litteram, la comunicazione relativa al mondo dell’emigrazione sul web. Lo possiamo definire un passaggio di testimone? Non abbiamo preso il posto del Messaggero Sardo, assolutamente. Il Messaggero, finanziato dalla Regione Sardegna, con i tagli delle risorse è praticamente in una fase di grave stallo. La versione cartacea, quella ufficiale, che raggiungeva quasi centomila sardi in giro per il mondo, è un ricordo. Noi utilizziamo canali diversi come quello del web e lo facciamo per passione, per amore verso la Sardegna. E senza un briciolo di risorse. L’emigrazione la raccontiamo quotidianamente attraverso le storie dalla gente comune e cerchiamo di fare rete anche con i mezzi di informazione della Sardegna per ampliare le nostre tematiche e le loro notizie che comunque parlano di Sardegna e di sardi nel mondo. Cerchiamo di colmare il vuoto lasciato dai quotidiani sardi. “La Nuova Sardegna”, a parte qualche evento particolare come può essere un Congresso di qualche Federazione, fra l’altro seguito anche maluccio se dobbiamo essere sinceri, non ha mai mostrato alcun interesse. Per “L’Unione” c’è stato qualche anno fa un tentativo di creare una pagina da dedicare agli emigrati ma chi gestiva quello spazio non aveva i presupposti per costruire un qualcosa di giornalisticamente valido perché si è sempre rifiutato di interagire con il mondo che doveva raccontare. E poi i quotidiani, è inutile nasconderlo, ragionano in termini di abbonamenti. L’Unione Sarda si aspettava una risposta di adesioni da parte delle persone che vivono nei circoli sardi molto più ampia di quella che in realtà c’è stata. 

Cosa è cambiato dagli anni delle grandi migrazioni a oggi? Gli emigrati di seconda e terza generazione soffrono ugualmente il “mal di Sardegna”? No. L’emigrazione è cambiata e oggi lo sono anche i metodi per comunicare. Si è lontani ma sempre vicini. Le nuove generazioni che lasciano l’isola, non lo fanno più da sprovveduti e sanno che cosa li può attendere al di là del Tirreno. Una volta era diverso.

In che modo la Regione Sardegna potrebbe “sfruttare” al meglio la presenza degli oltre 600 mila sardi nel mondo? Da lustri oramai esiste la rete dei circoli sardi finanziata dalla Regione Sardegna che ha come peculiarità quella di promuovere la Sardegna in tutte le sue positività. Magari anche cercando di smorzare (parlandone) i numerosi difetti. Una rete che oggi per mille problematiche diverse, va aggiornata. Un circolo sardo con i modi di concepirlo di 30/40 anni fa oggi non ha più motivo di esistere. Complice anche la crisi che oramai sta investendo la regione, andrebbe rivisto anche il collocamento di queste associazioni e soprattutto la distribuzione delle risorse. E’ necessario oggi rivedere la legge che regola i rapporti fra le istituzioni sarde e le associazioni degli emigrati che è vecchia di oltre 20 anni. Fatto questo, si potrebbe ragionare in modo diverso e valutare come un punto d’appoggio come quello di un circolo può ancora tornare utile all’immagine della Sardegna.

Con Tottus avete superato i 400 numeri. In cosa siete cambiati? Siamo sicuramente cresciuti. Per certi versi maturati. Ma soprattutto moltiplicati grazie al blog che ci ha permesso di arrivare ovunque.

In che modo Tottus contribuisce alla promozione della Sardegna e alla sua destagionalizzazione? Semplicemente parlando di tutte queste tematiche e mettendo a conoscenza di tutto coloro che le vogliono seguire, cosa rappresenta oggi la Sardegna. I numeri ci stanno nel nostro piccolo dando ragione. C’è un bel seguito sia in Sardegna che nel resto del mondo e le tematiche più “spinose” spesso sono fonte di ampio dibattito.

Negli anni il vostro progetto è diventato anche uno spazio per lo scambio di opinioni, anche politiche. Sì, i nostri spazi sono aperti a tutti e non neghiamo lo spazio ad alcuno. Lo stiamo facendo anche in questo momento di campagna elettorale che porterà all’elezione del nuovo Governatore regionale. A chi svia le nostre domande, “imponendoci” le proprie, rispondiamo di no. Recentemente è successo. Anche con la Federazione non sono sempre state rose e fiori. Tutt’altro. Anzi, da qualche parte, forse perché ci siamo resi indipendenti e non abbiamo i cerotti sulla bocca, è partita una campagna denigratoria che invita al boicottaggio del nostro blog/pubblicazione. Ma in quest’ultimo periodo, e mi riferisco a 2/3 anni si è raggiunto sicuramente un punto di equilibrio importante. La FASI ha compreso l’importanza di Tottus in Pari e lo riconosce come strumento utile. Prima non era così. Il timore è sempre quello che Tottus in Pari venga scambiato come l’organo d’informazione ufficiale della Federazione. Così non è. Abbiamo una nostra autonomia ma desideriamo lavorare in sinergia, questo è ovvio. Tottus in Pari non alimenta polemiche, ma crea confronto e dialogo, che a volte può essere anche basato su toni forti. 

Quali sono gli argomenti più trattati? Come portale siete sempre stati in prima linea per salvaguardare i diritti degli emigrati…continuità territoriale ma non solo. Li vogliamo ricordare? Principalmente sono le tematiche tanto care agli emigrati: quindi trasporti e lavoro. Siamo stati anche all’Unione Europea nel 2007 a Bruxelles per “lottare” per una vera continuità territoriale. Purtroppo, sembra che non si riesca ad arrivare a districare questo ingarbugliato bandolo della matassa. Poi, con la collaborazione di chi lo ha vissuto in prima persona, cerchiamo di promuovere quanto fanno le associazioni degli emigrati attraverso il resoconto dei loro convegni.

Anche per la liberazione di Rossella Urru avete mobilitato mezzo pianeta! Abbiamo fatto rete cercando di assillare in continuazione per far in modo che la vicenda di Rossella non cadesse nel dimenticatoio. Le associazioni in giro per il mondo si sono mosse e noi abbiamo fatto da cassa di risonanza

Quale storia o notizia è maggiormente rappresentativa della storia di Tottus? Sono sempre convinto che in un percorso come il nostro, in cui quotidianamente cerchiamo di dare informazioni, la notizia che più ci rappresenta è quella che probabilmente pubblicheremo domani. Banale ma non troppo, perché ha il significato che anche per il prossimo futuro abbiamo un qualcosa da dire e sempre perché in giro per il mondo c’è un qualcuno che ha qualcosa da comunicare. A titolo personale è una bellissima soddisfazione, quando riesco a far conoscere, magari attraverso delle interviste, personalità sarde che vivono all’estero e che in Sardegna sono semisconosciute. Alcuni nomi sono la pianista Roberta Pili che vive a Vienna, e il soprano argentino di origini sarde Virginia Tola. All’indomani delle loro interviste molti mi hanno scritto ringraziandomi perché non conoscevano affatto i personaggi di cui si parlava.

Sei autore di un saggio sull’emigrazione sarda organizzata, “Occhi e cuore al di là del mare”. Ne vogliamo parlare? La pubblicazione ha visto la luce alla fine del 2004. Il libro raccoglie di fatto quanto argomentato in quegli anni su “Tottus in Pari”. Ho inteso coronare un sogno personale, un desiderio di offrire una testimonianza d’affetto per una terra, per una Terralba che amo fortemente sin dall’infanzia, anche se non mi ha dato i natali. Il titolo del libro è eloquente e rende bene l’idea: Occhi e Cuore al di là del mare. L’isola in movimento attraverso lo sguardo del mondo dell’emigrazione. Non è la bellezza di una spiaggia o di un mare cristallino che rende la Sardegna piacevole. E’ l’affetto di chi la contempla e la ama…

In cosa ti senti legato alla Sardegna e in cosa, invece, ti senti “continentale”? Non mi sento continentale. Il cognome “mi frega”: mi sento sardo al cento per cento. Passo intere ore ogni giorno a lavorare per la Sardegna come pubblicista: non potrebbe essere diversamente.

Quale ricordo della storia di tua madre, sarda, ti è rimasto maggiormente nel cuore? La sua storia da emigrata, che è simile a quella di migliaia di persone, mi riempie il cuore. Lasciare l’isola a 16 anni per cercare lavoro altrove, chinando la testa di fronte ad un mondo oscuro e sconosciuto ma con una grandissima dignità è l’insegnamento maggiore che lei mi ha dato.

Aggiungi ai preferiti : Permalink.

3 commenti

  1. Scrivi e in questa occasione hai parlato sempre con il cuore! Grazie Massimiliano

  2. Voglio esprimere il mio ringraziamento e i miei più sinceri complimenti a Massimiliano perché la sua passione, i suoi OCCHI E il suo CUORE AL DI LA’ DEL MARE hanno trascinato vorticosamente anche noi in questa splendida avventura che ogni giorno ci fa riscoprire ed amare sempre di più la nostra amata Terra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *