di Alessandra Fiori
E’ iniziato tutto nel 1982, quando un gruppo di uomini decide che i sardi che vivono in Toscana devono avere un punto di ritrovo e di riferimento nella regione che li ospita, affinché possano confrontarsi, preservare le tradizioni della terra natia e promuoverla. Sono passati trent’anni e la mission dell’Associazione Culturale dei Sardi In Toscana non è cambiata e prosegue con successo e dedizione.
Per festeggiare al meglio questo importante traguardo, a Firenze hanno pensato di fare le cose in grande, ospitando la mostra “Semi di Pace, Suoni di Pietra” di Pinuccio Sciola. Un evento di caratura internazionale, la cui inaugurazione si è tenuta domenica scorsa presso il Chiostro d’Arnolfo della Basilica di Santa Croce, che ospiterà le sculture dell’artista di San Sperate fino al 12 ottobre, visitabili gratuitamente. Di fronte ad una Sala del Cenacolo gremita, la presidente Fiorella Maisto si è detta orgogliosa per essere riuscita a portare le Pietre Sonore di Sciola in Toscana e ha poi dato parola ad una serie di voci prestigiose che hanno esaltato la magie delle opere di Sciola. Prima la Presidente dell’Opera di Santa Croce Stefania Fuscagni, che si è detta “completamente rapita dall’aurea artistica che lo sguardo di Sciola emana“. L’assessore alla Cultura del Comune di Firenze Sergio Givone ha ringraziato l’artista sardo perché “con le sue opere ci invita a cercare la bellezza dove sembra impossibile trovarla: in una pietra“. “E’ ascoltando il miracolo della pietra che canta che ho di colpo la consapevolezza che tutta la materia vibra all’unisono attorno a noi e in noi. La pietra ha un’anima e possiamo goderne il suo incanto solo grazie alla sensibilità del maestro Sciola” ha aggiunto l’architetto Renzo Manetti. La Presidente della FASI Serafina Mascia ha ringraziato Sciola “perché porta in alto il nome della Sardegna nel mondo“. Infine la parola a lui, o meglio, alle sue pietre. Pinuccio Sciola ha dolcemente accarezzato uno dei suoi Semi di Pace liberandone l’anima dapprima nel Cenacolo e poi all’interno della Basilica. “Voglio suonare di fronte alla tomba di Michelangelo per comunicargli che la pietra è viva, suona, parla. Egli, dopo aver terminato il suo Mosè talmente realistico da fargli esclamare “Ma perché non parli!”, aveva ragione nel credere che la pietra non fosse in grado di esprimersi. Infatti il marmo statuario da lui utilizzato ha delle proprietà fisiche che non gli permette di suonare. E’ questo il motivo per il quale il suo Mosè non poteva parlare. Però era giusto che lui sapesse che la pietra è l’elemento più vivo che esiste e che mantiene la memoria di tutto. E ora lo sa, gliel’ho detto“, ha dichiarato un emozionato Sciola, che ha poi rivelato: “Penso sia stata l’emozione più grande e intensa della mia vita. Un mio sogno si è finalmente avverato”.