di Claudio Moica
“Gruppo Folk Simone Serra San Giovanni Suergiu”, questo è il nome del gruppo, nato per iniziativa di un piccolo gruppo di persone, per completare e concludere un percorso intrapreso tanti anni fa, proprio dalla persona che da il nome al gruppo. Simone Serra, nativo di San Giovanni Suergiu, è stato un uomo semplice ma con la propensione all’aiuto di chi era meno fortunato; amava ideare incontri, organizzare escursioni e trasferte per seguire la squadra del cuore. Dopo anni di ricerche, riuscì a costituire il primo gruppo folk del paese, che purtroppo dopo alcuni anni cessò l’attività. Per mantenere viva la sua memoria, e in suo onore, Antonella Corrias ha deciso di costituire il gruppo folk dandogli il suo nome, soprattutto per dare un segno di continuità all’opera iniziata dal Serra. Il gruppo ha per fini la qualificazione, il recupero e la valorizzazione del costume Sardo Sulcitano, in particolare gli usi e i costumi Suergini, nel rispetto della tradizione, nonché in futuro la promozione del ballo e del canto sardo. Il gruppo non ha scopi di lucro ed è amministrato da un Consiglio Direttivo, composto oltre che dalla Corrias, che riveste l’incarico di presidente, dalla vice-presidente Casta Antonella, dal segretario Loddo Ercole, dal tesoriere Simona Papavero e altri tre consiglieri. Il gruppo è composto da più di venti elementi e veste: sciallu, sciallu a matta, mantiglia, muncaroi biancu, muncaroi mannu, e pannicciu de corò.
Antonella Corrias perchè l’esigenza di costituire un gruppo folk? Perché in questo tempo di grandi trasformazioni, il passaggio di ogni generazione, vede profondi cambiamenti negli usi e nei costumi della propria comunità. Infatti mentre la ” cultura globale”, si sovrappone alla cultura tradizionale, succede spesso che un giovane, oggi, abbia scarsa cognizione della cultura popolare delle precedenti generazioni, in quanto, molti “saperi” non sono più “funzionali” nella società moderna; ed ecco quindi che i canali della loro trasmissione si interrompono. Questa consapevolezza ha sviluppato in noi la determinata intenzione di valorizzare la nostra cultura d’origine, per ritrovare le nostre radici amarle e custodirle preservandole dalle influenze dei tempi moderni,per favorire e incentivare il senso di appartenenza con il territorio, e la conoscenza delle nostre meravigliose e uniche tradizioni (in quanto diverse da paese a paese), che diversamente si disperderebbero.
San Giovanni Suergiu ha una storia relativamente antica: come avete fatto a a ricostruirei costumi tipici del luogo? E quante tipologie ne esistono? Il trasferimento della sede municipale da Palmas a San Giovanni Suergiu, avvenne nel mese di marzo del 1880, per cui la storia del paese è si, relativamente antica, ma possiamo affermare che il vestito che indossiamo, è fedele a quello originale, in quanto le scelte operate, sono dovute a viaggi nei ricordi delle persone contattate,, sopratutto anziani, allo studio di foto d’epoca, alla lettura di testi e testimonianze di persone che ancora oggi possiedono capi originali ereditati, anche se talvolta non completi. Perché spesso, nelle famiglie ognuno ne voleva un capo come ricordo da conservare, per cui molto spesso la completezza dell’abito si è dissolta così. Gli abiti o i capi degli abiti originali ereditati, sono spesso conservati e custoditi in buone condizioni,e documentano le varie tipologie: giornaliero, festivo, di gala, da lavoro ecc. Diversi abiti indossati oggi dal gruppo, sono ricostruzioni recenti, confezionati con minuziosa attenzione ai particolari, senza apporre alcuna modifica alla tradizione tramandataci. Il gruppo è attento a non lasciarsi affascinare dalle mode dei tempi, se così fosse, e lo è per altri gruppi, saremo dei figuranti falsi, senza identità né passato. Il recupero della tradizione a cui ci ispiriamo, questa riappropriazione a cui tendiamo è per noi un elemento di grande importanza che contraddistingue la nostra identità.
Oltre a partecipare a cortei religiosi in cosa consiste l’attività del gruppo? In primo luogo il gruppo ambisce a conservare e far conoscere, usi e costumi locali nel territorio, in secondo luogo ama conoscere altri gruppi per avere confronti culturali e intrecciare nuovi scambi di cultura popolare e rapporti di amicizia. Il nostro “essere gruppo”, oltre che dare risposte alle nostre esigenze personali, di ampliare le nostre conoscenze ecc.,ci permette di far conoscere nel territorio come vestivano i nostri nonni e bisnonni secondo le manifestazioni a cui partecipavano: religiose o civili, e quanto ci tenessero alla loro identità pur nella semplicità che i tempi andati imponevano. L’essere gruppo ci permette inoltre di provare nuove e intense sensazioni, e condividere momenti di grande gioia,nel sentirci ammirati,organizzati e compatti. Indossare il costume sardo, con vanto, orgoglio e amore verso la propria comunità, fa rinascere, rinvigorisce e da forza, testimonianza di una identità troppo spesso dimenticata o rimossa. Inoltre capita (e non è cosa di poco conto), che tra chi assiste ai cortei, ci siano organizzatori di altre manifestazioni, che a loro volta ci invitano a partecipare nel loro paese.
Attualmente il gruppo partecipa solo a sfilate e processioni nel territorio a titolo rappresentativo. Il gruppo porta avanti anche uno studio di ricerca sulle tradizioni popolari del paese che lo ospita.