di Claudio Moica
Il punto di partenza del romanzo d’esordio di Daniele Congiu, di recente pubblicato da Arkadia Editore (pagg. 336 € 16,50), è la vicenda personale dello scienziato bielorusso Immanuel Velikovsky, sottoposto alla più feroce crociata accademica dai tempi di Galileo, per farne un’icona della libertà, intesa come libertà di pensiero e di ricerca speculativa contro tutti i paradigmi scientifici. “La chiave di Velikovsky”, narra le vicende di alcuni ricercatori in lotta contro un gruppo di potere occulto che nasconde un segreto tecnologico. Le vicende narrate – basate su anni di ricerca sui temi della epistemologia della scienza, dell’archeoastronomia, della musica sacra e del simbolismo religioso – porteranno i personaggi a concentrare i loro sforzi su un antico documento. Sul fondo si muovono le ley lines, linee di forza che attraversano il globo terrestre e che si manifestano solo in alcuni luoghi della Sardegna con specifiche caratteristiche elettromagnetiche. L’intento dell’autore, però, va oltre la semplice dinamica del thriller. Il tentativo è quello di collocare il libro nell’alveo delle grandi storie dell’umanità indagando su una Sardegna sì misteriosa, ma inserita in un contesto europeo. Una Sardegna non didascalica, i cui personaggi hanno radici profonde con la propria terra di origine, ma sono proiettati in una visione internazionale. Il tema di fondo è il rapporto dicotomico tra fede e ragione, tra esoterismo ed essoterismo, sapere ufficiale e sapere iniziatico, tra scienza e fede. Il libro possiede il ritmo e la suspence del thriller, ma Daniele Congiu non è un lettore di thriller. I suoi riferimenti letterari vanno da Murakami Haruki, ad Amélie Nothomb e Philip Roth. Il suo obiettivo dichiarato era quello di scrivere un libro con tre livelli di lettura: uno per gli iniziati veri, esperti di simbologia esoterica ed archeoastronomia, capaci di decodificare i continui riferimenti sottotraccia sparsi nel libro; un altro per i lettori di thriller che potranno leggere il libro facendosi coinvolgere dal ritmo e dalle vicende; e, infine, uno per gli appassionati della narrativa classica, che scopriranno personaggi che si trovano coinvolti in una vicenda che li smuove dal profondo del loro animo, e devono accettare di confrontarsi con il proprio inconscio che irrompe nelle loro vite lineari e organizzate. Questi ultimi lettori potranno scoprire che il romanzo affronta a livello collettivo e individuale il confronto tra inconscio e razionalità: tra mondo del sacro (la follia del divino) e il mondo razionale in cui viviamo e che ci “insegna” a mettere a tacere gli stimoli emotivi che derivano dall’inconscio. Come direbbe Jung, il mondo dell’inconscio fatto di potenzialità inespresse messe a tacere dal demone più forte – l’io razionale – che ci mette in uno stato di perenne nevrosi e che irrompe nella vita quotidiana. Il modello è anche quello del mito greco, inteso come drammatizzazione della vita quotidiana; la proposta è quella di una storia che sia anche epica e in cui l’animus dei personaggi risponda a classificazioni mitologiche femminili e maschili. I personaggi si muovono sulla linea di confine tra razionalità e accettazione di un nuova visione del mondo conosciuto. Le scelte che faranno saranno condizionate da questa scelta di confine: accetto di rimettere completamente in gioco il mio modo di vedere il mondo (e a cui sono stata educata, istruita) e quindi rischio anche la mia vita, oppure rifiuto tutto questo per una rassicurante “sicurezza”? “Freud diceva che la società moderna ha rinunciato alla felicità in cambio di un po’ di sicurezza – dichiara l’autore – Ecco, alcuni dei miei personaggi, che sono scienziati, studiosi, sceglieranno di rinunciare alla sicurezza in cambio della libertà di pensiero, di prendere in considerazioni punti di vista sul metodo di ricerca scientifica (e sulla propria vita personale) del tutto nuovi e irrazionali. Ma per riuscirci – prosegue Congiu – dovranno confrontarsi e vincere i demoni che l’io razionale impone loro, a prezzo di enormi sacrifici e alla fine di un processo esperienziale di tipo iniziatico in cui si troveranno coinvolti in modo improvviso e drammatico.” Daniele Congiu è nato a Cagliari, funzionario regionale, appassionato di psicologia, simbolismo, studi esoterici, archeologia e apnea, ha studiato in Olanda. Organizzatore di eventi culturali musicali, autore di storyboard pubblicitari, pittore, ha gestito programmi di sperimentazione sulle realtà virtuali per Rai Utile e di comunicazione visiva e scritta. Ha partecipato a una sperimentazione del CNR di Pisa per il progetto di ricerca sulla gestione dello stress dell’Agenzia Spaziale russa in preparazione della spedizione su Marte. Da anni conduce ricerche sul campo dell’archeo-astronomia e della simbologia esoterica.