di Mariella Cortès *
I sardi fuori di Sardegna, si sa, non perdono la verve del voler raccontare, nelle sue molteplici sfumature, la propria terra. Un racconto, un libro, un articolo o delle fotografie, che con il loro silenzio fatto di colori, riescono a mettere insieme una moltitudine di sensazioni. E’ così che avviene per Isabella Ibba, fotografa globettroter, originaria della penisola del Sinis, a Milano da 13 anni dove lavora con agenzie fotografiche, pubblicitarie e di comunicazione alimentandosi, sempre, di ricordi e sensazioni della propria terra.
Tutto parte da un coupon di Donna Moderna che le aprì le porte della fotografia, dei viaggi e della comunicazione. Da allora, ha pubblicato diversi reportage di viaggio su riviste nazionali e internazionali, web-site, e ultimamente ha realizzato e sta realizzando libri fotografici, partecipando attivamente anche a rassegne e mostre fotografiche.
Dopo aver frequentato il corso biennale sulla costruzione dell’immagine, intesa come armonia integrata dei cinque sensi, presso l’Università dell’Immagine del grande fotografo Fabrizio Ferri, Isabella ha cominciato a viaggiare e a mettere in pratica gli studi.
“Viaggiare mi dà la possibilità di incontrare e conoscere persone e culture d’ogni dove- racconta Isabella -; fotografare mi permette di condividere esperienze, sogni ed emozioni, che custodisco gelosamente in ogni click! Il mio carattere e la mia personalità sono contraddistinti da uno spirito libero e forte come il vento di maestrale che mi ha vista crescere. Come i gabbiani che al calar della sera tornano a casa propria, anche io torno spesso nella mia isola, dalla mia famiglia, che con i suoi valori e il suo sostegno mi ha permesso di arrivare ad essere quella che sono oggi, “una cittadina del mondo”.
Lo scorso 3 agosto, in occasione dell’apertura del Centro Servizi Turistici AMP “Penisola del Sinis – Isola di Mal di Ventre” a San Giovanni di Sinis, è stato presentato il suo nuovo libro fotografico, “Cabras e i silenzi del Sinis”.
Si tratta di un lavoro fotografico maturato negli anni in Sardegna e lasciato fermentare per poi essere realizzato meditando sulla lontananza e sull’essenza del ricordo. Così i colori del tramonto, quelli palustri delle peschiere, i gialli dei campi e i turchesi del mare, si rincorrono pagina dopo pagina.
A far da filo conduttore alle oltre 60 fotografie, subito dopo l’introduzione della zia dell’autrice, Pastorella Atzori, sono i versi della poetessa di Cabras, Lucia Chergia: frasi brevi e pregnanti come un haiku giapponese che conducono tra torri costiere, nuraghi, chiese campestri e lunghe distese di sabbia bianca. Non c’è la presenza dell’uomo nelle foto di Isabella: è come se tutti fossero a guardare, dall’esterno, uno spettacolo di natura e colore.
“E se qualcuno ritrova nelle mie foto una parte di se, che sia essa un ricordo, una sensazione, un profumo – precisa l’autrice – allora son riuscita nel mio intento: ho condiviso un’emozione.” * FocuSardegna