di Giuseppe Destefanis
Da questa nuvola si vede che c’è un’isola possibile, ma perchè questo non accada c’è chi fa l’impossibile. Noi sardopatici viviamo di entusiasmi un poco aritmici, crediamo ancora esista al mondo un Dio degli specifici. Chiediamo scusa se a volte risultiamo un po’ nostalgici, ma abbiamo un sogno nel profondo e cuori prenuragici, canta Piero Marras.
In effetti nostalgici lo siamo, almeno la maggior parte di noi. Un timbro che ti viene applicato alla nascita, per chi ci nasce, o che ti viene applicato dopo che ci passi almeno tre estati consecutive (per chi non vi nasce).
La condizione nella quale ti pone quest’isola è di una cattiveria unica, spesso ti costringe a lasciarla condannandoti ad un ossimoro eterno, non vedi l’ora di tornare e quando lo fai ti rendi conto che non ti appartiene più, ti condanna anche ad una condizione di insoddisfazione eterna. I posti che visiterai, inconsciamente e anche se non lo vuoi ammettere, verranno paragonati ad un qualsiasi angolo di isola. Le piramidi o le costruzioni Maya ai nuraghi, la Trasfigurazione di Raffaello in San Pietro a quella di Andrea Lussu della chiesa di Sant’Andrea di Sedini, il mare dell’oristanese a quello della California o dell’Australia.
Sì, è una stronza.
Quando torni ci vedi le potenzialità, ma dopo dieci giorni che ci rimani ti rendi conto che in realtà non ci sono, o meglio che non le vogliamo.
E’ un mondo a parte, con i suoi tempi, i suoi ritmi lenti, le sue eterne divisioni, e poi c’è anche Cagliari.
Chi parte vuole tornare, molti invece vorrebbero andarsene, chi torna dopo un anno vorrebbe ripartire e se riparte vorrebbe rientrare.
E’ come una gabbia dorata, se non esci fuori rimani tranquillo, inconsapevole di ciò che fuori scorre, inconsapevole degli altri mondi con altri ritmi, ma se esci sei fregato, l’ossimoro eterno è lì, fuori dal cancelletto della gabbia (per giunta lasciato appositamente sempre aperto) che ti entrerà in testa e non ti lascerà più.
E’ un Truman Show, arrivi sempre al mare, non c’è scampo. La 131 parte dal mare di Porto Torres e termina al Poetto, non sfuggi.
Come nel film però ad un certo momento devi scegliere, resti nello show oppure lo abbandoni?
la Sardegna avrá i suoi difetti, ma non é una stronza, magari sono tali alcuni suoi figli…
Quello che ti colpisce subito è il titolo: la Sardegna è una stronza. Giusto il tempo dell’elaborazione visiva, che già, ad una affermazione del genere, ribolle il sangue: ma come ti permetti? Chissà cosa vuole questo col cognome piemontese! Poi inizi a leggere. E pensi. Quante sono le vittime condannate a quella contraddizione esistenziale del restare e del partire? Tante. Troppe.
Ma allora, la stronza è davvero lei? Falso. La Sardegna è solo il costrutto narrativo in cui siamo piantumati dalla notte dei tempi. Gli stronzi siamo noi, che continuiamo a voler essere vittime nostalgiche di un destino avverso i cui fili, riteniamo, sono tirati da altri da noi.
Ma noi chi? I Sardi, quelli che restano là nell’acquiescenza della gabbia dorata, “si Deus cheret, e sos carabineris lu pirmittini”. E i Sardi, quelli di qua che il mare se li è inghiottiti, che di quell’”ossimoro eterno” difficilmente si libereranno.
“Totus Sardus in Insula” non è una matrice: la Sardegna non è una stronza, perché non sta a lei dare le risposte. Gli stronzi siamo noi, che dovremmo essere protagonisti e autori capaci di cercarle, le risposte: là dentro o qua fuori.
Gli stronzi siamo noi, irriconoscenti cittadini di un’isola che ha dispensato doni a piene mani (natura, cultura, tradizione, l’essere "sardo") a chi vi è nato e a chi vistandola ne ha capito la diversità e il valore. Dall’autonomia a oggi, non abbiamo capito le sue esigenze, abbiamo accettato che i politici che abbiamo eletto, la pensassero come gli "italiani", abbiamo accettato che fosse la pattumiera d’italia per industrie inquinanti senza futuro da altre parti, rifugium peccatorum per trombati, rompi scatole di tutte le categorie. Nessuno ha capito quali erano le vere esigenze di una terra che insieme ai suoi valori, alla sua natura, alla sua bellezza assicurava un futuro tranquillo e sereno per i suoi figli. L’errore è aver fatto dirigere il nostro futuro agli italiani che ci hanno considerato una regione confinante quando si parla di trasporti, come se il mare non esistesse, una regione lontana e punitiva, quando c’era da inviare, come detto, persone da punire o industrie inquinanti. Oggi siamo una delle regioni più inquinate (alluminio, petrolio, centinaia di capannoni vuoti). Mentre le nostre vere risorse devono essere ancora riconosciute totalmente. Abbiamo di più autonomia, di indipendenza dal pachiderma italiano (indipendenza intesa come programmazione economica e sviluppo del territorio che non può essere ricompresa nelle leggi italiane per evidenti esigenze logistiche non comuni a nessun’altra regione). Prima di tutto la zona franca. Solo i sardi possono salvare la Sardegna.
Whaooooo! Che bellissima provocazione!
Giuseppe sei bollato a vita, soprattutto da quelli che si limiteranno al titolo, senza leggere l’articolo!
Sono le mie idee, ai miei sardi spiego che ho chiesto l’asilo politico e economico…mon per codardia, ho colto l’attimo, non mi son mai pentita! La Sardegna non è stronza di per se ma è fatta di sardi…! Io? No! Io non son stronza ma non son neanche Don Chisciotte!!!
Destefanis: non so chi e’ lei, e poco mi interessa saperlo; il suo titolo (Sardegna stronza) non campa ne in terra, ne in aria!! sappia bene, che di stronzi ( mi riferisco alle persone.."naturalmente"..) ne esistano tanti in qualsiasi angolo del pianeta; ma la sua provocazione di "poco gusto"!! mi fa’ capire che questa affermazione! non sia poi tanta lontana dal suo personaggio…le ricordo, che tutti i popoli del pianeta; anno i suoi diffeti, e i suoi preggi!! e di tale bisogna avere il massimo rispetto; uguale di che etnia essi siano….
Non sono sarda ma ho trovato questa nota provocatoria e allo stesso tempo intrisa di un amore sconfinato per la propria terra quale la Sardegna.
È evidente che spesso le critiche sono frutto di una lettura veloce e superficiale limitata titolo.
In generale, complimenti all’autore!
Commentate sempre senza leggere eh!!! Bifolchi.
Non c’è una parola fuori posto in questa descrizione.