FUGA DAL SULCIS E DAL NUORESE: UNA SARDEGNA CHE SI SPOPOLA SEMPRE DI PIU'. CALANO LE NASCITE E I GIOVANI EMIGRANO

A Sorso "Biddas", il museo dedicato ai villaggi abbandonati


di Carla Raggio *

I morti hanno superato i “vivi” nella gara tra le nascite (12.444) e i decessi (15.626), facendo perdere alla Sardegna altre 3.182 persone negli ultimi 12 mesi. Un’isola che si svuota ogni anno di più (e non solo per carenza di fiocchi rosa e azzurri), costretta a un dimagrimento forzato anche a causa di una disoccupazione che mette in fuga i giovani senza lavoro e lascia interi paesi popolati soltanto da vecchi. Un trend demografico, ormai consolidato, confermato anche nell’ultima indagine delle Acli sullo spopolamento e i flussi migratori in Sardegna. La popolazione residente diminuisce soprattutto nei piccoli comuni delle zone rurali del centro dell’Isola, crescono invece le città costiere e l’hinterland, in particolar modo quello cagliaritano a vantaggio di nuove destinazioni. «Si è instaurato da alcuni anni – dice Mauro Carta, autore del report con Marco Sideri (Crenos) – un circolo vizioso fatto di recessione, scarse prospettive di lavoro e di vita, spopolamento ed emigrazione». La situazione è disastrosa in tutte le province sarde: si salva solo la Gallura, unica a vantare un saldo naturale positivo tra gennaio e dicembre 2012, con un vantaggio di 1395 nati su 1325 morti che lascia in “dote” 70 persone. E la novità è il Comune di Olbia, unico capoluogo sardo ad offrire una buona performance per le nascite 2012 (239 abitanti in più), ma anche per il saldo migratorio, ben 1.589 nuovi residenti in un solo anno. In tutte le altre province il saldo naturale è negativo, a dimostrazione dell’assenza in quei territori di giovani coppie disposte a mettere su famiglia (a Oristano -895). E se non ci fossero nuovi ingressi nell’Isola la Sardegna si ritroverebbe con 3.182 abitanti in meno: cosa che non avviene grazie ai nuovi arrivi, soprattutto stranieri (4509 in più nel 2012), che aiutano a tenere a freno la situazione, determinando, a fine 2012, una crescita della popolazione sarda (1.640.379) di 2.533 abitanti, tanto è positivo il saldo totale regionale. Così, guardando ai tassi di natalità in costante calo e al conseguente invecchiamento della popolazione, sale all’80% la percentuale dei Comuni sardi (302 contro i 280 del 2011) con un saldo naturale negativo. E lo spopolamento, considerando anche il saldo migratorio (la differenza tra nuovi residenti e chi se ne va) investe il 67,7% dei Comuni (tanti sono in perdita di abitanti) e si accentua in particolare nel nuorese e nel Sulcis, oltre che nei piccoli comuni dell’oristanese. Cagliari, Olbia-Tempio e Sassari sono le province che attraggono più forestieri mentre quelle di Nuoro (-338) e Medio-Campidano (-220), confermando le difficoltà dei comuni dell’interno, si ritrovano in perdita. Guardando ai Comuni, Cagliari è, nell’area cagliaritana, quello di maggior richiamo per gli immigrati, in gran parte stranieri, registrando un saldo positivo di 905 nuovi residenti, seguito molto più indietro da Quartu (+186). «Una parziale inversione di tendenza», evidenzia l’indagine a conferma di un ritorno verso il capoluogo, «probabilmente dato dal lieve calo del costo degli immobili». Nel Sulcis, Carbonia attrae sempre meno e perde più di 77 residenti in un anno, mentre in positivo è San Giovanni Suergiu che ne guadagna 82. Ci sono poi Sassari e Alghero, i comuni più grandi della provincia: perdono più abitanti per via del saldo naturale nati-morti ma sono anche capaci di acquistarne dei “nuovi”, ben 2.264 Sassari e 171 Alghero. Intanto da Nuoro si scappa, se è vero che 207 residenti sono emigrati in un anno, più del doppio di Macomer (-83). Guadagnano residenti Orosei (54), Torpè (42) e reggono la sfida Dorgali e Posada (30). Oristano, nonostante il saldo naturale più negativo della provincia (-116), riesce ad attirare più gente da fuori (ben 113). Cagliari è il Comune più grande della Sardegna (149.575) ma ce ne sono ben 18 sotto i 300 abitanti, con Baradili che non arriva nemmeno a cento. Tra le curiosità spicca, seppure di poco, il sorpasso di Monserrato (20.178) su Sestu e nella provincia di Carbonia-Iglesias i comuni più grandi sono quelli che più soffrono il gap negativo fra nati e morti, con Iglesias in testa (-114). Continuando così si arriverà a un’ isola che non c’è , dove cresce lo straniero (oltre il 240% dal 2001 al 2010) mentre i sardi, con un balzo di appena l’1%, restano a bassa quota.

* Unione Sarda

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