Le strade del mondo sono tutte di Mazzini, Garibaldi, dei papi, di quelli che hanno scritto un libro, dato comandi, fatto la guerra: eppure ci sono persone che nonostante non abbiano fatto che del bene agli altri passano la vita nel silenzio, senza che i loro nomi figurino in stampatello agli angoli delle vie. Quando mai ci si interessa ai miracoli compiuti in punta di piedi, all’insaputa del resto del mondo, piuttosto che ai gesti eclatanti fatti per suscitare ammirazione incondizionata? La vita dei volontari Associazione Bambini In Ospedale è fatta di un tipo speciale di riconoscimenti, che non hanno nulla a che vedere con le lodi altrui: lo sa bene Sergio Portas, che ogni giovedì pomeriggio ha appuntamento al secondo piano del reparto Neurologico Infantile “Besta” di Milano con Michele, Veronica, Fabrizio, Giulia, Andrea. Bambini come altri, che amano la coca cola, le merendine ai conservanti e la pizza, bambini che manco sanno cos’è una malattia neurodegenerativa, bambini che col gioco si guarisce. Sergio Portas,ex professore di chimica nato a Guspini, che vive a Milano ma, come ricorda quindicinalmente nella sua rubrica su La Gazzetta, ha “La Sardegna nel cuore”, fa parte della grande famiglia dei volontari ABIO formati per intrattenere i piccoli durante le loro permanenze nei reparti e assistere i genitori all’interno delle strutture ospedaliere. Nata nei primi anni ’80, l’associazione conta circa cinquanta sedi sparse in tutta Italia: chiunque può farne parte, ma di cosa ha bisogno un buon volontario? «Innanzitutto – spiega Sergio Portas – servono motivazioni profonde, creatività e tanta capacità di relazione e adattamento. Anche una buona resistenza alla frustrazione, perché a volte capita che il messaggio nonostante gli sforzi non arrivi dall’altra parte. La parola d’ordine – prosegue – è sdrammatizzare; eppure tra un prendimi a cavalluccio e facciamo finta che non mancano quelle uscite che ti tengono incollato a terra. Quando ad esempio Mario, otto anni, ti dice “Vorrei uscire di qui per sentire il profumo della vita”, oppure se ti accorgi dal calendario che oggi è 3,14 Pigreco festa della matematica nel mondo ma che al Besta far quadrare le cose della vita è un problema che neppure si pone. Troppe davvero le variabili». In Sardegna l’ABIO ha trovato sede soltanto alla clinica pediatrica Maciotta¸ inutile dire che la mancanza di un servizio così rilevante come quello fornito dai volontari causa disagi non indifferenti. E allora arrivano le storie come quella di Martina e della sua famiglia, costretti a volare dal Campidano alla Lombardia, perché nessuna struttura in Sardegna può fornire alla loro bambina assistenza adeguata. Eppure c’è più tenerezza in Sergio Portas che in tutti i grattacieli di Milano insieme, se racconta di Emy “occhi di fiordalisi in un campo di grano”, di Fabrizio che “non è cosa da disegno” o della lacrima di Giulia che l’8 novembre ha pencolato pericolosamente, alla notizia che in ospedale ci sarebbe dovuta rimanere ancora per un bel po’. La sua esperienza di volontario Abio è accuratamente documentata sul suo sito, giovedì dopo giovedì: cronache dal Neurologico Besta, con le sue merende acqua minerale e grissini, i pigiami taglia S, le mamme portatrici sane di illimitata pazienza, collane faidate e baci che schioccano.