IN RICORDO DEI CADUTI DELLA BRIGATA SASSARI: LA SENTITA PARTECIPAZIONE ALLA MANIFESTAZIONE ORGANIZZATA DALL'ASSOCIAZIONE SARDA DI NOALE

Carlo Borghesan a Monte Zebio


di Carlo Borghesan

   Sabato 20 luglio 2013, organizzato dall’Associazione Culturale “Un Ponte fra Sardegna e Veneto”, di Noale ( Ve ), ha avuto luogo un interessante evento a Monte Zebio, presso Asiago, in provincia di Vicenza, località in cui nel lontano 1916, durante il 1° conflitto mondiale, avvenne, per mano austro-ungarica,  l’olocausto  della Brigata Sassari e dove oggi quei giovani eroi caduti per la patria hanno giusto onore e memoria sotto il “tricolore vessillo”.

   Alla cerimonia commemorativa, semplice ma toccante, onorata dalla presenza o  partecipazione scritta di importanti autorità, tra cui il Generale Pino, l’Onorevole Pili, il Colonnello Cadeddu, ha preso parte un nutrito numero di amici sardi e veneti, in perfetta sintonia con lo “spirito” della nostra associazione.

Io, prendendo lo spunto dai valorosi Caduti della Brigata Sassari di Monte Zebio e da tutti i Caduti di tutte le guerre e “missioni di pace” d’Italia, dal Risorgimento al Piave, dalla ritirata di Russia ad El – Alamein e alle Fosse Ardeatine, dalla Resistenza a Nassiria, all’Afghanistan, vorrei estendere brevemente il discorso ad alcune considerazioni che, visti i tempi in cui viviamo, lasciano, ahimè, l’amaro in bocca.

   Permettetemi di spendere due parole su “una gita”, che ormai molti anni fa, feci con familiari e amici a Solferino e S. Martino, in Lombardia.

   Il 26 giugno 1859, sulle colline di Solferino e di S. Martino, centoquarantamila uomini degli eserciti alleati franco – piemontesi, agli ordini di Napoleone III e Vittorio Emanuele II, da una parte, e centotrentamila dell’esercito austriaco, agli ordini dell’Imperatore Francesco Giuseppe, dall’altra, vennero a scontrarsi per l’intera giornata in una lotta violenta, incerta e sanguinosa, da cui sarebbe dipeso il futuro dell’Italia, con il coronamento dei sogni, delle speranze e dei sacrifici dei suoi Patrioti e dei suoi Martiri, oppure con il tragico perdurare dell’oppressione straniera sul suolo patrio e della divisione del nostro paese in piccoli e insignificanti staterelli.

   I Francesi combatterono a Solferino, i Piemontesi, nei cui ranghi numerosissimi erano i volontari provenienti da ogni parte d’Italia, nella vicina S. Martino. Alla fine, dopo una lotta cruenta e a lungo incerta, la vittoria arrise agli alleati franco – piemontesi.

   Ma quanti morti!!!

   Quel giorno, per dar soccorso ai feriti e cristiana sepoltura ai Caduti, nacque per merito di un cittadino svizzero, l’idea della “Croce Rossa”. Quella sera, Napoleone III, ispezionando a cavallo i luoghi del combattimento con a fianco il futuro Re d’Italia, ne rimase talmente turbato da affrettarsi a concludere la pace con Francesco Giuseppe.

   Visitammo, a Solferino e S. Martino, i musei dove sono conservati molti cimeli di quegli avvenimenti, ma la cosa che più mi colpì ( e come avrebbe potuto essere diversamente?! )  fu la visita ai due “ossari”, dove, protetti da una grata metallica ma del tutto visibili, si trovavano i poveri resti mortali, gli scheletri martoriati, di migliaia di Caduti, in quella grande – duplice battaglia, settemila, solo nell’ossario di Solferino, la gradinata di un moderno stadio di calcio!         

   “Italiani, Francesi ed Austriaci, nemici nel giorno della battaglia”, diceva una scritta posta lì a fianco,”uniti da uno stesso destino, dormono l’uno accanto all’altro nella pace dell’Eternità!”

   E ugualmente mi colpì una frase incisa sulla lapide di un ufficiale italiano:  “Lasciata la giovane sposa e arruolatosi sotto le italiche bandiere, spinto da Amor di Patria, in questo luogo immolò la sua vita!”

   “Amore di Patria”: quanti Eroi, quanti Martiri in quella e in tutte le guerre d’Italia! Quante vite immolate per te, per il Sacro Fuoco dell’Ideale, per l’attaccamento al suolo natio, al senso di giustizia e di liberta!

   Morti per la Patria, Caduti per l’Italia!

   Ma se quei poveri morti potessero sentire, vedere e parlare, quanti di loro, con le lacrime agli occhi, oggi, udiremmo pronunciare queste parole:

   “Ma perché, per che cosa noi siamo morti? Per chi abbiamo immolato le nostre vite, per voi, pronipoti, nipoti, figli indegni e degeneri!?  Ma che Italia è mai la vostra, il cui puzzo nauseabondo ci fa rivoltare nelle nostre tombe?!  Voi avete lordato di fango la nostra sacra bandiera che noi avevamo benedetta con il nostro eroismo e il nostro sangue! Voi avete reso il “vostro Stato” più inviso, ingiusto, opprimente di quello dell’oppressore straniero, quello Stato che noi avevamo creato e trasmesso libero e fondato sulla giustizia! Voi ci avete traditi, siete indegni di noi, la vostra Italia è marcia e noi non ci riconosciamo in essa!”

   Parole troppo amare, troppo sarcastiche!? Forse, ma non troppo, e lo dico col cuore gonfio di dolore ché, almeno per me, fatte naturalmente moltissime eccezioni, questa è la triste verità! Guardiamoci in giro un istante, confrontiamo la purezza e gli ideali di quei poveri morti (di Solferino e S. Martino, di monte Zebio, del Piave, delle Fosse Ardeatine e così via) con il marciume, ahimè, della nostra società, la pulizia e il profumo dell’Italia nata dal loro sangue con la sporcizia e il tanfo di quella in cui noi viviamo! Ovunque si volga lo sguardo altro non si vede che corruzione, ingiustizie, sangue, non il sangue benedetto dei nostri Eroi, ma quello di stragi e delitti sparso da organizzazioni maledette, che gridano vendetta presso Dio e presso gli uomini! Uno Stato, il nostro, che ha via via perso per strada il senso della giustizia, del rispetto dei Cittadini (con la C Maiuscola e non soggetti o individui come spesso vengono indicati) e dell’equità, che ci offre il desolante e squallido spettacolo di una lotta per il potere tra settori di esso, senza il minimo scrupolo e ritegno morale. Uno Stato dove i deboli e gli onesti spesso sono spazzati via, dove la prevaricazione è regola e la demagogia è sovrana. Uno Stato, che dopo aver favorito, nei suoi anni migliori, il progredire e il benessere dei Cittadini e della Società, sta ora schiacciando tutto e tutti sotto il peso di una insopportabile oppressione. Uno Stato che dopo aver condotto se stesso, con anni e anni di politiche economiche scriteriate, sull’orlo del baratro, nel tentativo di salvare il suo, anzi i suoi carrozzoni, finirà col ridurre i “suoi sudditi” alla fame, sotto il peso di tasse inique e intollerabili, invece di cercare di eliminare l’incolmabile voragine dei suoi sprechi, distruggendo così il benessere che i singoli avevano creato con il loro lavoro e i loro sacrifici, la loro iniziativa e imprenditorialità! 

   Oggi la crisi economica ci attanaglia, la pressione fiscale ha raggiunto livelli troppo alti, il lavoro scarseggia, le famiglie vengono a trovarsi in difficoltà, aziende, un tempo floride, chiudono, imprenditori e/o loro collaboratori giungono alla drammatica decisione di togliersi la vita! Che senso ha, oggi, in una società così formulata, in momenti così difficili, parlare di eroi e di patria, di caduti e di ideali, parole vacue, verrebbe da dire, inascoltate, inutili, di sognatori, di poveri illusi, di gente fuori dal mondo!?

   Ebbene no!  Serve, eccome, parlarne, perché proprio dall’esempio di questi nostri eroi caduti per la patria, a Monte Zebio e ovunque il destino li abbia chiamati, noi, pronipoti, nipoti, figli, ritroviamo lo “spirito” e la “pulizia morale” che li animò, la “convinzione” di essere fratelli, “l’amore” per l’Italia,  “l’orgoglio” di essere Italiani, “l’emozionedi tornarci a innamorare del vessillo tricolore!!!

   Siamo tutti sulla stessa barca, ci salveremo assieme o altrimenti  affonderemo!!!

Questo è lo “spirito” che anima la nostra Associazione!

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Un commento

  1. marco bernardini

    Significante il messaggio che trapela da questo scritto del Sig.Borghesan! Mesitiamo gente, meditiamo…

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