di Elisa Sodde
Nello spazio espositivo del Comune di Mirano, la Barchessa di Villa Giustinian Morosini “XXV Aprile”, l’11 maggio è stato avviato il progetto “Harmonia Plantarum: mostra di pittura e grafica degli anni Cinquanta”, con il quale creare situazioni di incontro tra le arti e rafforzare la centralità di Mirano come luogo di produzione di cultura. Il perno è la mostra d’arte intorno alla quale si muoveranno varie attività a cui collaborano associazioni culturali, ambientali, gruppi musicali e le scuole.
“Harmonia Plantarum” è, dunque, il filo conduttore dei prossimi eventi animati dall’amore per la natura e programmati dal Comune. Il titolo è ripreso dall’omonimo trattato del fondatore dell’armonistica moderna, Hans Kayser (1897-1964). Il trattato del Kayser, pubblicato nel 1943, dedicava i primi capitoli alle leggi che regolano il processo di ramificazione delle piante, dal tronco ai rami, fino alle nervature fogliari. Seguendo, appunto, questa traccia la Dr.ssa Vittoria Surian, curatrice della mostra ha scelto di esporre le opere, tra il figurativo e l’informale, ispirate all’albero e realizzate negli anni ’50 da alcuni artisti tra i più importanti del tempo e molto cari ai veneti: Bice Lazzari, Gina Roma, Andreina Rosa, Sara Campesan, Giovanni Barbisan, Riccardo Licata, Virgilio Guidi, Alberto Gianquinto e Cesco Magnolato.
<<Vedere oggi riunite le loro opere potrebbe creare dei sussulti negli anziani, perché rivivranno il passato, e nei giovani, perché lo potranno conoscere. Incisioni e quadri sono frutto della grande professionalità di pittori che avevano frequentato le accademie d’arte, che vi erano diventati Maestri ma che anche uscivano da vent’anni di autarchia fascista e cinque anni di terribile guerra e finalmente avevano potuto lavorare liberamente in armonia con il mondo e guardare fiduciosi alla natura e ammirare, forse con occhi increduli, la storica Biennale d’arte di Venezia del 1948>>.
A coronamento della Mostra ci si avvia verso la sala che – alla presenza della Sindaca Maria Rosa Pavanello e della Delegata alla Cultura, la Prof.ssa Renata Cibin – inaugura “la Casa delle Muse”, altro bellissimo progetto fortemente voluto dal Comune di Mirano e curato dalla Dr.ssa Surian che dagli anni ’80 si occupa esclusivamente di artiste italiane.
<<Abbiamo scelto il termine “Casa delle Muse” – spiega la Prof.ssa Cibin – che rimanda alla cura, alla protezione, all’interiorità, ma aperta e accogliente, e piace ricordare che le nove figlie di Mnemosine, la Memoria, sono all’origine della Musica, dei Musei, insomma delle Arti, cioè della Civiltà. Fu Pietro Bembo, uno dei padri del Rinascimento veneto e italiano, ad usare questa dizione per indicare la sua privata collezione di opere, che ancor oggi possiamo ammirare>>. La “Casa delle Muse” rappresenta la possibilità di <<contemplare un paesaggio dell’anima femminile. Infatti, alcune artiste di risonanza nazionale ci donano loro opere affinché ne conserviamo memoria nella Barchessa di Mirano, luogo ritenuto pregevole e piacevole anche per la cornice storica e ambientale. Dal momento che non esistono musei dedicati solo all’ingegno e ai talenti delle donne, almeno in Italia, e le molte mostre che si fanno rischiano l’effimero e poi la dimenticanza, come tutto ciò che le donne hanno prodotto nel tempo, la rivoluzione culturale, iniziata dalle donne nel secolo scorso, è un’opera continua di scavo, restauro e restituzione in tutti i campi dell’espressione umana. Perciò, l’amministrazione comunale, grata e consapevole che l’armonia cittadina è data dal riconoscimento di entrambi i generi nel produrre bellezza e cultura, ha deciso di costituire uno spazio in cui fondare tale ‘museo’ da custodire, con rispetto, per la conoscenza delle future generazioni, immaginando scenari più propizi al benessere spirituale. Ci figuriamo un luogo di raccolta, lasciti e donazioni, un centro di scambi creativi, di circolazione di idee, un’onda espansiva di pensieri e azioni>>.
In questa sala espositiva, nucleo di quella che auguro loro possa col tempo divenire la grande “Casa delle Muse” di Mirano, sono state proposte 60 opere (anch’esse ispirate alla natura e in particolare all’albero), di diverse artiste contemporanee: le veneziane Gabriella Oreffice e Bice Lazzari, le romane Cloti Ricciardi, Elisa Montessori, Giosetta Fioroni e Mirella Bentivoglio, le milanesi Renata Boero e Gabriella Benedini, le bolognesi Mirta Carroli, Pinuccia Bernardoni e Lidia Puglioli, le torinesi Marina Sasso, Laura Castagno, Paola Levi Montalcini e la sarda Maria Lai. A quest’ultima grande artista del ‘900, essendo venuta a mancare recentemente, è stato deciso di rendere omaggio, dedicandole la prima Parete Monografica.
Vittoria Surian ricorda con tanto affetto Maria Lai e racconta dei tanti incontri con l’Artista sarda, recatasi più volte non solo a Venezia – dove tra il 1941 ed il 1943, unica donna allieva del Maestro di scultura Arturo Martini, si era formata all’Accademia di Belle Arti – per partecipare con enorme successo ad alcune Biennali; ma anche, appunto, a Mirano (VE).
A Mirano, Maria Lai era stata, dapprima, nel 1996, creando un’esposizione antologica dal titolo Pietre e Mappe Celesti presso la Galleria Riviere di Via Gramsci; poi nel 2002, quando ha presentato presso l’Auditorium di Villa Errera, per un’iniziativa sempre a firma della Dr.ssa Surian, il libro intitolato Maria Pietra (una favola cucita ispirata al racconto Cuore mio tratto dal libro Miele Amaro dell’amico di vita, il suo ex professore di italiano, Salvatore Cambosu), proprio quello che è ora esposto nella “Casa delle Muse” e che nel 1995 era stato scelto da Maria Lai per partecipare alla mostra storica Identità e Alterità curata da Jean Clair, in occasione dei festeggiamenti per il Centenario della Biennale di Venezia.
Ritorna ancora a Mirano nel 2003, per parlare di Giochi di carte e d’Arte, evento presentato dalla Consigliera comunale che, nota curiosa, era Maria Rosa Pavanello, l’attuale Sindaca della cittadina del veneziano che ha inaugurato la “Casa delle Muse” con la Parete Monografica che omaggia la figura dell’amatissima Artista sarda.
Infine, nel 2009, Maria Lai partecipa alla 53° Biennale di Venezia col grande Libro Cucito di velluto rosso, capolavoro ricco di pathos che lei stessa così definì: <<sul tema della tragedia Venezia Salva di Simone Weil ho trovato metafore sulle vicende umane del nostro tempo, grovigli di voci e di pianti>>. Anche quest’ultima bellissima ed affascinante opera – probabilmente l’ultimo suo libro cucito – dal titolo Cara Simone, è stata donata dall’Artista al Comune di Mirano ed insieme alla citata Maria Pietra ed alcuni suoi disegni a china, potrà esser d’ora in poi ammirata nella “Casa delle Muse” presso la Barchessa di Villa Giustiniani Morosini di Mirano (VE).
Con l’auspicio che tutte le Opere di queste grandi Donne e, in particolare, della nostra amatissima Maria Lai – fiera figlia della sua Sardegna – siano d’ispirazione per tanti giovani artisti, cittadini miranesi e tutti i visitatori che gradiranno ammirarle e conoscerle … ma soprattutto per <<ogni bambino>> che, come Lei diceva, <<gioca inventando di essere un altro, costruisce tanti “io” dentro di sé. Non chiede di essere utile. Ogni giocattolo è per lui un’opera su cui inventare se stesso. Ogni fiaba lo affascina anche se è una bugia. Ogni bambino contiene la possibilità dell’arte. Non tanto di fare arte, ma di realizzare in sé l’essere umano, nutrendosi di opere d’arte come nell’infanzia si nutre di giocattoli. Per l’arte deve prepararsi in questa età. Qualcuno deve prenderlo per mano, come chi gli ha insegnato a parlare, a conquistare la posizione eretta e camminare>>.