In Sardegna si beve molta birra. Secondo una recente indagine condotta da Makno e AssoBirra pare che se ne beva più del doppio rispetto alla media delle altre Regioni italiane. La birra che si beve è sempre l’Ichnusa. L’ichnusa si produce ad Assemini (CA) ma è di proprietà della Heineken. Anche in altri luoghi d’Italia esiste una identificazione locale con la birra, a volte un po’ paradossale come in Puglia. Ad esempio a Taranto si beve la Raffo, marchio Peroni che la produce nei suoi stabilimenti a Bari. A Bari invece si beve la Peroni fondata a Vigevano e ceduta alla SABMillerm che la produce a Roma, A Lecce si beve la Dreher, fondata a Trieste, acquistata dalla Heineken e prodotta negli stabilimenti di Taranto. In Sardegna però è un’intera regione che beve in esclusiva una sola birra. Da sud a nord, da est a ovest la proposta è sempre la birra con l’effige dei Quattro Mori. Nemmeno la persistente rivalità Cagliari Sassari scinde i sessanta litri pro capite di ogni sardo in una possibile diversità d’acquisto. L’Ichnusa mette d’accordo il gusto di tutti gli isolani. Una unione d’intenti per altro in controtendenza alle peculiarie caratteristiche sarde: orgogliosi sempre ma divisi su tutto. Perché questo successo per una birra industriale non così diversa da altri marchi della medesima proprietà o di altre multinazionali? Una prima risposta, la si trova indagando su fattori di scala globale. Le tre multinazionali che detengono la totalità dei marchi mondiali hanno stretto e costretto in pie illusioni identitarie le comunità che producevano e consumavano birre locali. Nell’etichetta della bottiglia rimane lo stemma della tradizione, ma il contenuto è quanto di più distante da quest’ultima. La seconda risposta ha a che vedere con l’identità sarda e solo con questa: la bandiera dei Quattro Mori ai sardi conferisce un quadro di certezze, come il Cagliari di Gigi Riva, come il maialetto arrosto della nonna. Fatto sta che il monopolio della birra Ichnusa in Sardegna è qualcosa che mette in crisi qualsiasi teoria della libera concorrenza. Spesso, anche volendo, non si può scegliere: la totalità degli onnipresenti circoli/club e molti esercizi commerciali, spacciano solo ed esclusivamente birra Ichnusa. La seconda e ultima domanda non ha risposte. Perché nessuno si è mai proposto nella commercializzazione regionale di una vera birra sarda, in controtendenza alle multinazionali e magari un po’ meno industriale? Eppure i fattori di possibile successo ci sono tutti: se ne beve tanta, ci si identifica presto, basta una bandiera. Un suggerimento per iniziare? Ripartire dagli innumerevoli produttori locali di ottime birre artigianali sarde che soffrono quotidianamente nella distribuzione.
LA BIRRA IN SARDEGNA: IL SUCCESSO INCONTRASTATO E POCO SPIEGABILE DELLA ICHNUSA
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di proprietà della Heineken… la caduta di un mito 🙁
Pure nelle montagne innervate della Svizzera! Con molto sciovinismo diciamo che il Fran del mio marito beve praticamente solo Ichnusa!
Con la bandiera del popolo sardo e anche il nome …….altro non è che un ennesimo sopruso ha ben poco o proprio niente di casa nostra , nois in sardigna sii buffaiada de tottu mi fatto cumprendede : faghimis abbardente o filu ferru a sà cua !! faghimis binos chi d’onzi bonu inzateri n’de oghaiada rosolios!!!! como boo s’asoziada sa birra a so sardos ,ma forzis est sa birra chi ha chelfidu s’assoziu de sos sardos !!!! ps :volutamente non citata per nome.
Sa festa de sa birra
Non esti tempusu de carestia
Tottusu a buffai sa birra
In sa bia de sa bidda
non ci viara niscunu scettu
ma calincuno via travessu
Chi d’oiri brunda o niedda
Ma sa birra cu sa sprumma
sempri bona.
Frisca po buffai in sa tassa
èst’una bella festa
Ci viara una bella ressa
Cun sa birra in manu
Po buffai assa salluri
de su mundu buffarori
Po campai centannusu
Cumenti a signorisi de su passau ..
Sa birra esti benia in bidda
Si bieusu a sa bessira.
Poita ci viara genti mera
po buffai sa birra ,sarda e strangia.
finzasa a su tempusu de sa castangia.
Francesco Cau
Scultore e poeta .