PER SILVIA NEGRONI, STUDENTESSA SASSARESE, A MALTA L'AMBIENTE IDEALE PER LA RICERCA DEL DUALISMO MENTE – CORPO

Silvia Negroni nella foto di Antonio Mannu


di Antonio Mannu – Progetto Migrazioni

Questa pagina, già pubblicata sul quotidiano La Nuova Sardegna, nasce dal progetto: “Migrazioni – In viaggio verso i migranti di Sardegna”, un lavoro collettivo di ricerca sulla migrazione sarda. Durante lo sviluppo del progetto sono stati sinora visitati 11 paesi. “Migrazioni” è sostenuto dalla Fondazione Banco di Sardegna, dalla Provincia di Sassari, dalla Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi e dalla Visual E di Sassari. Al progetto è dedicato un sito web: www.deisardinelmondo.it

«A Malta sono arrivata per caso ma, dopo 4 mesi di permanenza, posso dire: sono contenta di esser qui». Silvia Negroni é nata Sassari l’11 ottobre 1981. É a Malta per lavorare alla tesi di dottorato col professor Joe Friggieri, docente dell’ateneo maltese. La sua ricerca esplora il tema del dualismo mente-corpo trattato da tre autori contemporanei. In particolare, Silvia indaga il concetto di sopravvenienza, una nozione nata nel contesto della filosofia morale, adottata dai filosofi della mente per provare a spiegare il dualismo col corpo. L’idea di sopravvenienza è stata proposta nell’ambito dell’indagine sulla mente da Donald Davidson, in un saggio degli anni 70 intitolato “Mental Events”, a sostegno della tesi che le caratteristiche mentali siano in qualche senso dipendenti da quelle fisiche. Davidson scrive che: “si può intendere tale sopravvenienza nel senso che non possono esserci due eventi simili in tutti gli aspetti fisici, ma diversi in qualche aspetto mentale.”

Silvia studia 3 autori: Davidson, Putnam e Jaegwon Kim. «Studiosi che si sono confrontati anche criticamente. La mia ricerca è incentrata sul loro lavoro, con l’obiettivo di provare a comprendere, anche dal mio punto di vista, quale possa essere l’approccio più adeguato a spiegare se il dualismo mente-corpo esista e, se c’è, in che cosa consista, perché e come si discuta il problema. É un tema antico, attraversa la cultura filosofica dai suoi albori e ha a che fare con la religione. Io però cerco di focalizzarmi su un discorso prettamente filosofico. In seguito, concluso il dottorato, se riuscirò a proseguire il lavoro, potrei anche approfondire l’aspetto religioso».

Hai detto che la questione del dualismo è argomento di discussione. Qual’è la tua convinzione in proposito?  «Propendo per una tesi dualista, per me corpo e mente sono entità distinte, in qualche modo separate, ma il mio punto di vista é influenzato anche dalla religione. All’interno del pensiero dualista ci sono posizioni diverse e io non penso a due entità totalmente separate, perché certamente la sfera mentale influisce sullo stato fisico».

Come sei arrivata ad occuparti di questo tema? Che studi hai fatto? «Lingue e letterature straniere, studi apparentemente d’altro genere rispetto a ciò di cui mi occupo, anche se non del tutto, almeno per me. Perché è stato il fatto di confrontarmi con culture diverse che mi ha portato a pensare: come una persona che vive altrove vede ciò che vedo io? Avrà la mia stessa percezione? Questo mi ha spinto verso questi studi. Per la tesi di laurea ho indagato il rapporto tra filosofia del linguaggio e filosofia della mente, il legame tra linguaggio e percezione del mondo, il modo in cui la mente costruisce il mondo in cui viviamo. Il fatto che possa essere il linguaggio a farci percepire determinate cose in un modo piuttosto che in un’altro per me è affascinante. Partendo dalle lingue, da culture diverse, per arrivare alla relazione che ci può essere tra linguaggio e visione del mondo, al tema del dualismo mente-corpo, a come la mente ci connette con il mondo esterno».

E come ti trovi in questo mondo esterno maltese, ti piace? «A Malta mi trovo bene, la gente è splendida, gentile e cordiale, pronta ad aiutarti, soprattutto se non sei del posto. Anche con il professor Friggieri mi trovo bene: è cortese, affabile, preparato. L’ambiente poi è fantastico, per una persona che viene dalla Sardegna è un po’ come trovarsi a casa. C’è il mare, il sole, qua è tutto molto italiano, dal cibo al modo di vestire. É un’isola come la Sardegna, anche se molto più piccola e ci si sta un po’ stretti, perché la densità abitativa è altissima. La cosa che mi ha colpito di più quando sono arrivata sono state le abitazioni. Una vicina all’altra, la gran parte dello stesso colore: un giallo ocra pervasivo. Case uguali, appiccicate, tutto molto raccolto, tutti vicini. Dall’aereo è un bel colpo d’occhio, anche se per me questo è un aspetto negativo, mi piace avere spazio».

E a Sassari come ti trovi? «E’ una città dove mi trovo bene. Odio usare l’auto e i mezzi pubblici, mi piace camminare a Sassari, dove è possibile visto che le sue dimensioni lo consentono. Posso prendermi una mattinata per fare ciò che devo e farlo tranquillamente girando a piedi, perché è una piccola città. Questo però è anche il suo difetto, non offre granché e per i giovani c’è ben poco. Quando esci o vai al bar o vai al bar. Per il lavoro è ancora peggio, infatti molti cercano altrove, anche fuori dalla Sardegna. Però io ci sto bene e, potendo, continuerei a viverci. Mi piace il clima, mi piace il fatto di essere vicino al mare».

Il tuo futuro di studio e di lavoro come lo immagini? «Vorrei continuare con la ricerca. Diventare docente universitario non mi dispiacerebbe, anche se la strada è lunga e faticosa, perché devi pubblicare, aggiornarti, stare al passo con i tempi. Ma è stimolante e interessante. Questo è ciò che mi piacerebbe fare, se poi non sarà in Sardegna mi adatterò. Amo l’isola, mi piace viverci, però se la tua terra non ti offre ciò che cerchi non è giusto restare a far altro o magari niente. L’ideale sarebbe andare via per un periodo e poi tornare. Ma si vedrà quando finirò il dottorato: sceglierò in base a ciò che riterrò più adatto per me».

Ti manca qualcosa quando stai lontana dalla Sardegna?  «Mi manca l’atmosfera, la famiglia, mi mancano gli amici, mi manca da morire il mare, il suo odore, il suo suono. A Malta mi trovo bene perché c’è il mare ed è molto simile alla Sardegna. É qualcosa che solo chi è nato e ha vissuto in una terra di mare può capire».

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