di Antonio Deias
Ogni anno dal 1995, l’Associazione di Livorno festeggia N.S. di Bonaria, Patrona della Sardegna, presso il Santuario di N.S. delle Grazie di Montenero a Livorno, Patrona della Toscana, seguendo le antiche tradizioni della nostra Isola. L’avvenimento avverrà sabato 25 maggio con il seguente programma:
ore 17,00 Santa Messa, celebrata dal Vescovo di Livorno. I canti liturgici verranno eseguiti in lingua sarda dalla Corale Polifonica ” Giovanni Sedda” del Circolo “Quattro Mori” di Livorno;
Offertorio. ? una parte della Messa che sarà resa suggestiva dalla sfilata di sardi in costume, ognuno recante i prodotti tipici della nostra Terra;
Rinfresco. La comunità è solita ritrovarsi al termine della funzione religiosa presso il parco adiacente al Santuario in un clima di serenità, di dialogo e di amicizia per gustare i prodotti tipici sardi. Questo momento conviviale è ormai diventato una collaudata e consolidata occasione d’incontro con gli amici toscani, che molto apprezzano le nostre tradizioni.
Dal 2005 l’evento è in continua crescita ed è condiviso anche dai Circoli di Pisa, La Spezia e dal Circolo, appena resosi “indipendente, “Bruno Cucca” di Portoferraio. Si auspica che anche i circoli di Firenze, Prato e Siena si uniscano all’iniziativa. L’eccellenza della manifestazione, il rilevante numero dei partecipanti giustificano, peraltro, la promozione dell’evento a livello di Circoscrizione. La corale partecipazione dei Circoli FASI, oltre a rinsaldare sentimenti di fratellanza e solidarietà, produrrebbe un benefico scambio di conoscenze fra i soci dei vari Circoli, con l’incremento dei sentimenti di amicizia e di reciproca collaborazione. Per quanto precede auspico la massiccia partecipazione di tutti i Sardi in Toscana alla festa, e la corale adesione all’invito a partecipare avanzato da Antonio Deias, Presidente del Circolo “Quattro Mori”. La manifestazione non gode di alcun contributo; ma ciò ne aumenta l’assoluta spontaneità ed il significato. Ogni Circolo potrebbe inviare una delegazione a testimonianza della presenza nel tessuto sociale e partecipare all’offertorio con un proprio cesto, retto possibilmente da un socio in costume sardo.