UN VIAGGIO NEL PAESE DEI DISTERRAUS: AD ESCALAPLANO, UNA STATUA DEDICATA AI FIGLI LONTANI


di Valentina Usala

Escalaplano e gli emigrati. Un binomio che danza con passi cadenzati, in egual tempo. Scalepranu gode oggi di una popolazione pari a 2.295 abitanti. Ma gli escalaplanesi sulla carta d’identità sono molti di più. Appartenere ad un luogo non significa solo abitarci, ma anche viverlo nel cuore e sentirsi parte di comunità, ovunque ci si trovi. Viverci ha tutt’altro sapore certo, ma chi lo gusta da lontano lo fa mettendo in moto la memoria. Un po’ come se tutto fosse rimasto ai tempi de su disterru. E ogni emigrato ha una storia tutta sua. Comune denominatore sono i ricordi. Un sentimento viscerale che unisce l’emigrato al proprio paese sardo, alle feste, agli usi e ai visi del cuore. Escalaplano lo sa e a suo modo, ha voluto omaggiare i suoi figli d’oltremare. Lo ha fatto simbolicamente. Una mamma, i suoi figli e una valigia: una statua, scolpita dal grande artista Alfio Sulis. Voluta dall’amministrazione comunale, che ne ha seguito la realizzazione, sino alla presentazione della stessa avvenuta lo scorso 13 agosto. Annualmente, sotto questa data, viene organizzata ad Escalaplano una festa con i suoi emigrati. Un argomento caro al pese quindi, data l’alta percentuale di disterraus che il borgo ha subito. «Sono l’unico della mia famiglia, l’ultimo di dieci figli, che non ha dovuto emigrare. Gli altri miei fratelli, qualcuno per periodi brevi, altri per una vita, hanno vissuto l’esperienza dell’emigrazione».  Queste sono le parole del sindaco di Escalaplano, Marco Lampis, dalle quali si capisce che emigrare non significa solo lasciare la propria terra, ma anche e soprattutto i propri affetti. E ciò turba il cuore. Non è solo questione di profumi e colori, ma di legami che per essere sentiti vicini, confidano nelle folate di maestrale. Quella statua racchiude i volti di tutti gli escalaplanesi emigrati, per far percepire quanto ancora siano parte di quella collina.

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Un commento

  1. Beniamino Ghiani

    Parafrasando il grande Totò: Escalaplanesi si nasce e io lo nacqui, modestamente!

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