di Maria Adelasia Divona
La storia (collettiva e individuale), le relazioni di potere che si instaurano e la collocazione nel contesto sociale in cui nascono e si sviluppano rappresentano gli elementi che definiscono il prestigio di un gruppo o delle singole persone. Il riconoscimento del prestigio a un gruppo o a un singolo è quindi frutto di una regolamentazione sociale che, sulla base di determinati elementi, definisce l’attribuzione di rispetto e considerazione che elevano una collettività o un soggetto dalla massa. Va da sé che il prestigio attribuito ad un gruppo è acquisito grazie al comportamento individuale dei suoi componenti. Se ritenere che il circolo dei sardi di Udine ha acquisito un certo prestigio in città sin dalla sua fondazione è un’affermazione corretta, mi permetto di dissentire da chi ha sostenuto, senza peraltro argomentazioni a supporto, che una mia eventuale presidenza del circolo avrebbe fatto perdere un prestigio acquisito in 35 anni, perché il decadimento del prestigio atterrebbe al mio comportamento individuale e, quindi, alla mia reputazione che, da questa affermazione, ne uscirebbe danneggiata.
Georg Simmel (La differenziazione sociale [1890], Laterza, Bari, 1982, p. 84) sosteneva che “se da una parte il prestigio contribuisce alla coesione e all’amalgama comunitario, dall’altro produce i processi antagonistici di differenziazione e distinzione individuale”. E’ per le accuse che mi sono state mosse in merito alla possibilità di ledere il prestigio del circolo che intendo affermare la mia distinzione individuale, differenziandomi da chi, maschio sardo-italico ed attempato, tenta di elevarsi a portatore di prestigio con una elencazione di poltrone presidiate (all’esterno) per giustificare la propria presenza (all’interno), contrapponendo, da donna sardo-italica mediamente giovane, una panoramica delle cose fatte nel e per il circolo negli ultimi tre anni, documentate e documentabili.
Quando sono stata eletta nel direttivo ho dato la mia disponibilità, compatibilmente con i miei impegni di lavoro, ad occuparmi degli eventi culturali. Di fatto, le mie responsabilità sono andate ben oltre le attività culturali. Nel complesso, questo è l’elenco delle attività che ho svolto in maniera continuativa in questi tre anni, da quelle più semplici a quelle più complesse, che hanno implicato l’apporto della mia professionalità, ma anche l’adozione di nuove competenze che sono state messe a disposizione del Circolo: dalla redazione di lettere (di qualsiasi tipo, da quelle ai soci a quelle istituzionali) per tutti gli eventi per i quali si è reso necessario, alla creazione di materiale grafico per gli eventi (ad es. inviti, locandine e biglietti di auguri per le feste); dalla progettazione di eventi su bandi pubblici che hanno consentito al circolo l’acquisizione di risorse esterne aggiuntive ai normali canali di finanziamento, all’organizzazione degli stessi; dalla redazione degli atti di convegni, dei comunicati stampa e degli articoli per dare visibilità alle attività, alla gestione del sito internet da novembre 2010 e della pagina Facebook del circolo da gennaio 2012.
Non elenco tutte quelle attività fisiche e manuali che sono necessarie alla realizzazione di un evento e di cui tutti i consiglieri sono moralmente responsabili, compatibilmente con le loro condizioni fisiche e a prescindere dalla propria delega. Preferisco soffermarmi sulle attività più rilevanti che ho organizzato e gestito direttamente, con una doverosa puntualizzazione: non intendo oscurare il lavoro di quanti, numerosi, hanno contribuito alla realizzazione di queste iniziative, ma sottolineare il mio contributo personale e professionale ad attività che si sono concretizzate in un apporto di risorse economiche e in un incremento di pubblico per il circolo, con lo scopo di dimostrare che, contrariamente ai rilievi acritici che mi vengono mossi, da queste ne è derivato un maggiore prestigio per il circolo.
Mi riferisco in particolare al Convegno sulle lingue minoritarie del maggio 2011, allo spettacolo Mentalia, allo spettacolo teatrale Bambini d’Italia per Sa Die de sa Sardigna 2012, alla festa dell’Ichnusa e al concerto delle Balentes per il festival Danzando tra i popoli, ed alla realizzazione del Monumento alla Brigata Sassari, tutti importanti per ragioni diverse. Da un lato, Mentalia e il Festival Danzando tra i popoli, con un costo estremamente contenuto (vitto e alloggio nel primo caso e spese di viaggio nel secondo caso, parzialmente recuperate con la vendita dei prodotti) hanno consentito una apertura verso un pubblico diverso e molto più numeroso rispetto a quello che tradizionalmente frequenta il circolo. Dall’altro il convegno sulle lingue, lo spettacolo teatrale e la realizzazione del monumento, anch’essi catalizzatori di un pubblico molto più numeroso del solito, sono stati resi possibili dall’apporto di risorse esterne provenienti da finanziamenti ottenuti con la presentazione di progetti da me redatti.
Tralascio i dettagli sulla progettazione: chi, come me, se ne occupa professionalmente sa bene la mole di lavoro che sta dietro a un progetto. Una volta approvato il progetto ci sono poi l’organizzazione e la gestione dell’evento e la sua rendicontazione accompagnata da una relazione finale. Per tornare alla mia attività di progettazione a favore del circolo, il mio lavoro ha prodotto complessivamente entrate per 21.000 euro in due anni (per il convegno sulle lingue minoritarie, per lo spettacolo teatrale Bambini d’Italia e per la realizzazione del monumento alla Brigata Sassari: in quest’ultimo caso il contributo sarebbe stato molto più consistente se qualcuno non avesse modificato il preventivo di spesa prima di inviare il progetto in Regione). Oltre a questi, ho redatto altri due progetti, che sono stati approvati ma non ammessi a finanziamento per mancanza di fondi. Inoltre, anche per lo StadtParkFest di Spittal an der Drau è stato presentato un progetto che l’Assessorato al Lavoro aveva inserito tra i progetti regionali 2012: anche in quell’occasione, come per tutte le altre, ho messo in campo la mia rete personale di contatti realizzando un accordo di partenariato con il presidente di Confapi Sardegna, in virtù del quale l’Assessorato ha approvato un finanziamento di 6.000 euro, che non sono mai stati erogati per via dei tagli al bilancio dell’emigrazione.
Anche grazie a questi finanziamenti esterni, dunque, il Presidente può vantarsi di non aver intaccato il fondo cassa del circolo e, anzi, di averlo incrementato. Quello stesso Presidente che ho affiancato con fiducia, e che ho sostenuto anche quando, un anno fa, sembrava determinato a voler mollare, mettendo anche per iscritto nella comunicazione ai soci che non si sarebbe ricandidato e dichiarando, nella sua relazione di fine triennio che, come da statuto, non sarebbe andato oltre i due mandati. Quello stesso presidente a cui, insieme a un altro consigliere giovane, abbiamo garantito un maggiore sostegno, alleggerendolo da alcune delle sue responsabilità. Quello stesso presidente a cui, alla fine, abbiamo proposto la mia candidatura per mantenere la continuità con il lavoro fatto negli ultimi anni chiedendogli però di restarci affianco con un ruolo importante. Quello stesso presidente che in maniera semplicistica e quantomeno singolare, per usare degli eufemismi, non ha saputo prendere in mano la situazione di rottura che si è creata in assemblea, con tutto ciò che ne è seguito nel mese successivo con il ricorso atipico, diciamo così, alla “presidenza congelata”. Quel presidente che ha avuto il coraggio di affermare davanti al nuovo consiglio che se volevo candidarmi alla presidenza ne avrei dovuto parlare prima (quando sapeva benissimo che non ne avevo alcun interesse, ma ho agito per le ragioni di cui sopra), ma che non ha mostrato lo stesso coraggio nel prendere una posizione quando sono stata accusata di prevaricazione e di nuocere al prestigio del circolo.
Come persona ho dei limiti, ma ritengo debbano essermi riconosciute le mie qualità umane e professionali, in virtù delle quali la mia collaborazione è richiesta da istituzioni che vantano un prestigio ben più consolidato di quello del Circolo dei Sardi di Udine. A quanti hanno seguito le attività in questi anni e mi sollecitano a continuare a collaborare con il Circolo, invitandomi a “non fare la sarda”, replico che non è mia intenzione rafforzare lo stereotipo che rischia di caratterizzare la nostra gente, quanto piuttosto difendere la mia reputazione, intendendo con questo rivendicare il mio essere donna credibile, affidabile e soprattutto onesta. Collaborare da esterna con questo direttivo, seppure in buona parte rinnovato, significherebbe ignorare che è venuto meno il clima di trasparenza, fiducia e rispetto con taluni membri della dirigenza, e su questo non intendo far finta di nulla. In conclusione, dal momento che la mia presenza, le mia attività e la mia professionalità vengono considerate una deminutio capitis per il circolo faccio volentieri un passo indietro, preferendo dedicarmi ad altre attività che consolidino la mia reputazione. Ringrazio il consiglio direttivo uscente per il cammino fatto insieme, e tutti i soci che hanno partecipato alla vita del circolo e che mi hanno sempre dimostrato riconoscimento e stima per quanto fatto. Al nuovo direttivo auguro di proseguire in questo viaggio che dura ormai da tempo, con la speranza che ad atteros annos menzus.
Incredibile! Sempre il solito "tetto di cristallo" che però si fa fosco ed appannato di pregiudizi e maschilismo. Adelasia, da donna capisco molto bene e ti dico che mi dispiace sinceramente. Posso capire il tuo sdegno e la tua doverosa e necessaria presa di posizione e distacco. Mi permetto di lanciare una proposta: creiamo insieme una rete di persone appassionate e volenterose, appartenenti o meno a qualsivoglia circolo o associazione delle varie regioni italiane o straniere, ma svincolate da verticismi ed oligarchie, e portiamo avanti progetti seri di promozione della Sardegna, quella che noi abbiamo nel cuore e nell’anima e nel dna.
Quando te la senti, pensaci e se vuoi, puoi anche rispondermi privatamente (elisasodde@ymail.com).
Un abbraccio.
Elisa
Brava Elisa. Hai colto nel segno.. Sono vent’anni che ascolto nelle associazioni degli emigrati sardi i soliti propositi di crescita, di cambio generazionale, di totale coinvolgimento di persone capaci e volenterose. A conti fatti poi, il nulla. Guai ad andare ad intaccare l’orticello che ogni persona con presunzione ha creato nel suo territorio. Perchè poi subentrano quei sentimenti tipicamente isolani quali l’invidia, la permalosità la capacità di essere cattivi sino a danneggiare le positività del nuovo soggetto che si avvicina. E che poi di conseguenza si allontana. Conosco decine di casi di persone (quasi tutti giovani) che alla fine svaniscono nel nulla. Giustamente.
Maria Adelasia, hai incontrato sulla tua strada questi grandi ostacoli:
– l’ombra, hai tolto il sole a qualcuno;
– la pigrizia, chi lavora evidenzia chi scalda le sedie;
– l’invidia, “dove vuole arrivare quella lì”;
– la letargia, la Sardegna è più facile sognarla che aiutarla a farla uscire dall’isolamento;
– l’inerzia, meno si fa meno errori niente critica;
– la povertà d’idee, poche, vita tranquilla;
– il verticismo, vai bene se fai quello che voglio io;
– l’orizzonte breve non si vuol vedere oltre il proprio naso;
– la sordità, non si ascolta il messaggio di cambiamento che viene dall’Assessorato;
– la sardità malintesa è tutto questo!
Peccato tu non sia a Verona, puoi sempre trasferirti, porta sempre aperta per il nuovo, così il vecchio (io) se ne va per la buona pace di chi non ha “gli strumenti per capire!” che oggi spira il maestrale del “rinnovamento”.
Sembra tutto così irreale che sembra falso ma è la terribile realtà!
Il nuovo Assessore del Lavoro, Formazione professionale, Cooperazione e Sicurezza sociale della Regiona Sardegna, Dott. Mariano Ignazio Contu, durante l’incontro avvenuto a Saronno alla presenza di alcune rappresentanze dei Circolo Lombardi nonchè del Presidente della FASI, Serafina Mascia e Tonino MULAS, tra gli aggettivi dati ai sardi per il loro carattere, ne ha detto uno che mi ha colpito, ma che rispecchia le realtà! L’aggettivo in questione è "TIRRIOSU". Il suo significato va oltre l’orgoglio e la testardaggine. In pratica significa "No du pozzu fai deu ma mancu tui parò" (Se non posso farlo io neppure tu ci devi riuscire). Ciò evidenzia come si vuole sempre primeggiare anche senza averne meriti o capacità specifiche, mettendo i bastoni tra le ruote a chi gli stà dimostrando il contrario "si può fare"!.
Pertanto, se posso darti un consiglio, Maria Adalisa, non ti far prendere dalla testardaggine di non poter più contribuire all’attività del Circolo. In cuor tuo, son sicuro, stai sicuramente male a non poter continuare a dare quanto già fatto finora, se non di più. Queste "gerarchie" vanno scardinate dall’interno e non dall’esterno. Quì bisogna, quelli come te, dimostrare tutta la forza che ci contraddistingue (cocciutezza Sarda) e continuare a perseguire l’obbiettivo fino in fondo senza arrendersi mai!
Pietro
Cara Maria Adelasia ,
mi addolora leggere l’ennesima storia degli abusi di potere e della cecità di alcuni capi bastoni del piccolo mondo dei circoli sardi ,cose che ho vissuto e sofferto in propria pelle, ben descritte ed enumerate da Maurizio Solinas , e che non mi stanco di denunciare .
Il tuo è "L’ENNESIMO CASO DI PERDITA DI RISORSE UMANE PER IL MONDO DELL’EMIGRAZIONE" purtroppo non sarà l’ultimo se non cambia la modalità di gestione da parte della Regione , basterebbe far rispettare e compiere la legge . un utopia ?
A te tutta la mia solidarietà ,abbrazzu mannu e forza! non mollare mai!!
Teresa
Ho letto solo ora questo articolo perchè non avendo il computer, devo aspettare che Massimiliano mi stampi di volta in volta il giornalino. E che dire? Ancora una volta i circoli degli emigrati sardi hanno perso un’occasione per guardare avanti, al proprio futuro incerto. Che è ancora più incerto se si fanno “scappare” i giovani meritevoli, ovvero quelli che si impegnano e credono nei circoli. Mi dispiace per Adelasia che ho imparato a conoscere attraverso i suoi articoli e che tramite questi mi ha fatto comprendere quali siano le sue capacità. Peccato che non lo abbiano compreso al suo circolo. E la mia paura forse, è che lo abbiano capito fin troppo bene.