di Giovanni Runchina *
Il viaggio è la casa: spirituale e fisica, ma anche il titolo della sua ultima mostra al Cabildo di plaza San Martin, uno dei luoghi più importanti della città, dove ha esposto un cappotto molto elaborato che ha riscosso grande successo di pubblico e di critica. Manuela Delrio, olbiese, vive e lavora a Cordoba in Argentina. In questi giorni è nell’isola in vacanza. Trentadue anni, laureata in Architettura nel 2008 al Politecnico di Torino, si definisce «imprenditrice nel settore dell’abbigliamento». In realtà è qualcosa in più: una creativa cui piace scoprire il proprio talento e pure quello altrui; nello zaino d’esperienze si porta una grande nostalgia per la sua terra. «Mi piace vivere questa condizione – chiarisce – perché ha una dimensione del tutto personale e particolare». E proprio questa peculiarità, venata di creatività, l’ha spinta recentemente a un altro passo: quattro mesi fa ha aperto un negozio, “Isola”, nel cuore della metropoli sudamericana. «E’ uno spazio d’incontro e di confronto, dove sono esposte alcune mie creazioni e, soprattutto, quelle di alcuni giovani stilisti argentini e italiani – prosegue – e dove più che la vendita in sé è importante trovarsi». Della boutique, che ha pure un suo sito internet www.isolaweb.com.ar, si parla moltissimo: sia per la particolarità delle esposizioni sia per il trattamento. A l’Isola si sorseggia un the oppure si beve un buon bicchiere di vino mentre si prova un abito «ho tanti clienti che sono venuti a comprare ma che passano ogni settimana per scambiare quattro chiacchiere e per sapere come sto», dice con un gran sorriso. Ospitalità tipicamente sarda anche se, questa, non è l’unica traccia della sua terra: «Spesso metto come sottofondo la musica jazz di Paolo Fresu; in una parete del negozio ho installato un pannello alcune riflessioni di”Ansia d’infinito” di Maria Lai, mentre nella vetrina ho scritto una frase tratta da “La vedova scalza” di Niffoi. Per quanto riguarda le mie creazioni mi rifaccio idealmente ad Antonio Marras che seguo con grande attenzione». Nella sua personale collezione non mancano ovviamente i libri: Grazia Deledda, Salvatore Niffoi e Michela Murgia gli autori che legge di più. Una passione, quella per la Sardegna e per la sua storia, frutto proprio del viaggio ed elaborata grazie alla distanza: «Adoro l’isola, mi fa sentire protetta e coccolata e poi mi dà l’idea di spazi precisi, mentre in Argentina tutto è immenso e indefinito». Ma a 13 mila chilometri da casa, Manuela Delrio c’è finita quasi per caso, poi trasformatosi in amore. «Ho fatto la mia tesi a Buenos Aires nel 2007, l’argomento riguardava l’asse museale della città. L’Argentina l’ho scoperta quasi per caso, avevo diversi amici argentini a Torino e lì – racconta – ho conosciuto Juan, che frequentava un master in business administration; stiamo insieme da sette anni». In America meridionale, grazie all’intraprendenza e all’inventiva, si è aperta una strada che spera la possa riportare a casa: «Sogno di affermarmi e di tornare in Sardegna, in un posto di mare, che è la cosa che mi manca maggiormente. La mattina mi sveglio con la nostalgia, tuttavia qui ho opportunità che, altrove, non avrei avuto ». Mentre sogna il rientro, Manuela lavora sodo per consolidare il proprio bagaglio di cultura e di esperienza, forte di un clima generale che dà spazio ai giovani. Se l’inflazione corre a due cifre, la vivacità galoppa di pari passo: «In Argentina si usa dire che tutto è da fare, sottolineando che ci sono spazi enormi nonostante le difficoltà. Ho acquisito una flessibilità enorme al pari della consapevolezza che tutto è possibile, mentre da noi in Sardegna anche l’ambiente attorno non t’incoraggia alla sfida. Nel 2011, ad esempio, ho allestito nella facoltà di Architettura una mini-collezione di abiti ispirata al pittore Gustav Klimt». La voglia di osare nell’ambito della moda, dopo una laurea tecnica, è sbocciata quasi naturalmente dopo tanti anni proprio in un contesto così vivace: «Creare vestiti è sempre stata la mia passione – continua – che ho potuto trasformare in realtà solo in Argentina. Per quel che mi riguarda, ho coniugato l’attenzione per la tecnica e per il particolare, frutto degli studi architettonici, con l’inventiva necessaria per creare un nuovo capo. Io mischio i materiali: lana, cotone e panno. Ma tutto il percorso è iniziato con Marta, una sarta di Cordoba, dalla quale andavo a capire i tessuti e a maneggiarli; m’insegnava a cucire nel suo piccolo laboratorio che stava in un garage. Da lei ci sono arrivata chiedendo informazioni in una merceria di cui ero cliente affezionata; lì avevo chiesto di indicarmi una persona capace di darmi lezioni. Il bello dell’Argentina è questo: ci sono tante possibilità e puoi spaziare perché si è in una fase molto creativa; i ragazzi poi ricoprono sovente ruoli di responsabilità». Vista dall’Italia, e dalla Sardegna, un’altra galassia soprattutto in termini di coinvolgimento dei giovani. Nonostante tutto, però, Manuela Delrio vuole tornare nell’isola: «E’ il mio sogno, ogni volta che scendo dall’aereo m’innamoro nuovamente della mia terra, abbiamo un potenziale culturale enorme – conclude – e abbiamo il dovere di sfruttarlo al meglio».
* Sardinia Post