Chymische Hochzeit
Doppia personale di Pasquale de Sensi e Chiara Seghene
Opening Venerdì 26 Aprile – h 19:00
MEME | arte contemporanea e prossima, Via Goffredo Mameli, 78 –
Cagliari Dal 26 Aprile al 17 Maggio 2013
visitabile il pomeriggio dalle h.17:30 alle 20:00 – dal lunedì al venerdì
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Christian Rosenkreuz vive in attesa di un accadimento, un lungo tragitto interiore che
silenziosamente ne agita la quotidianità: ha ricevuto l’invito ad assistere a certe nozze regali e
sa che questo sarà il punto più alto della sua esistenza. Tralasceremo le complesse simbologie
alchemiche, privilegiando il punto di vista esemplificativo di questo personaggio che si limita nel
suo diario a trascrivere tutto ciò che gli accade, perché chi romanza il suo passaggio terreno si
rivolge a pochi sapienti, mentre Rosenkreuz non è che un ebreo saggio ma timorato. Allo
stesso modo ho deciso di raccontare questa mostra, pensando alla preziosa fusione
dell’operato dei nostri artisti attenendomi ai fatti, alla trascrizione, al ruolo privilegiato del
testimone.
Di formazione assai diversa,
Chiara Seghene (Sassari, 1983) e Pasquale de Sensi (Lamezia
Terme, 1983) si tengono per mano attraverso le opere che hanno costruito assieme, tra
spedizioni di oggetti da completare e scambi anche esclusivamente tecnici. Nell’ambito della
manualità, Chiara non esclude nulla, fulcro della sua ricerca è l’oggetto e la capacità dell’uomo
di attribuirgli una vitalità singolare attraverso un destino miracoloso: come possiamo vedere dai
video che solitamente accosta a questi preziosi ex voto rigorosamente falsi, la forza della
preghiera ha il potere di mutare persone e cose e il divino quello di manifestarsi sulla materia
con i propri simboli immutabili.
Pasquale ad uno sguardo distratto sembrerebbe operare collages, ma il suo lavoro non è tanto
sui piani come l’uso di questa tecnica farebbe presupporre, quanto rigorosamente incatenato
sulla superficie in cui rivendica un abuso pittorico dell’immagine. I diversi procedimenti impiegati
marcano la presenza oggettuale delle sue opere, non era quindi difficile prevedere per questa
mostra, nell’interazione, l’impiego di ready mades tridimensionali e il loro ricollocamento nel
piano del simbolo attraverso un’interpretazione grafico-pittorica dell’epidermide.
Nella serie “Death in Spring” la visione di una natura baudeleriana simbolica e straniante
concide con un fiorame da tappezzeria: eccoci subito quindi prigionieri di norme e rigidità
vittoriane, in una primavera drogata: “un gioco di accostamenti opposti. Da una parte la
rappresentazione che l’uomo fa della natura come
oggetto decorativo e piacevole, dall’altra la
paura atavica e il fascino che essa esercita come campo di forze istintuali, aggressive e
predatorie. Un campo di forze che la civiltà umana ha schermato” (De Sensi). Agli animali
raffigurati in queste piccole tavole si contrappone la monumentalità del giovane cervo di “After
the rain”, le cui corna appaiono goffamente legate da un filo le cui estremità coincidono con
degli origami colorati. Lo stesso tipo di corna, manipolate da entrambi gli artisti, appaiono in
mostra e sono il diretto allusivo legame con quei cicli vitali che portano ad un mutamento non
solo esteriore cui i simboli fanno riferimento. Ad un ciclo concluso rimanda invece l’esoscheletro
di una tartaruga, su cui la tipica decorazione viene ridisegnata attraverso un intervento pittorico
e dai fori praticati.
Le corna di cervo e di capriolo, il guscio di tartaruga e gli arazzi sono definiti da Pasquale de
Sensi “la parte più preziosa” della mostra, in quanto “più che essere pezzi a quattro mani sono
pezzi a due menti”, confermando di essersi lasciato suggestionare in questo caso “dalla visione
di Chiara, dalla sua disponibilità verso i materiali più diversi e dal suo misticismo”.
Per “Musica deve essere” Chiara Seghene riprende un anziano amico viennese mentre volge in
italiano una lettura, una traduzione interpretata con ampi gesti, estremamente vitale e buffa, la
cui ripresa, inserita nella cassa armonica di una cetra, rimanda ai banchetti in cui gli ospiti si
alternavano in racconti musicati.
Una storia del tutto diversa, se non fosse inequivocabile la centralità dell’oggetto, è quella
evocata da ARO, storia di due uomini che sperimentano un “autorespiratore ad ossigeno” (da
qui l’acronimo) per sommozzatori. Nel 1947, durante un’immersione nella baia di San Fruttuoso,
Dario Gonzatti perde la vita: nello stesso punto verrà collocato un famoso – forse il primo –
Cristo degli abissi. L’opera di pulizia della statua è affidata negli anni a sub appartenenti a
diversi corpi militari, compito di cui Chiara Seghene propone in mostra alcune immagini già
gelosamente custodite nell’archivio di famiglia. L’ambiente subacqueo compare quindi
nuovamente nella sua ricerca, dopo la realizzazione di un video e di una muta ricamata con un
cuore sacro ed altri soggetti religiosi. Nel video, all’ultima immersione non corrispondeva un
ritorno in superficie; l’idea di una morte consacrata ad un ideale, paragonabile a quelle dei santi
e quindi ad un consapevole masochistico martirio, ispira all’artista l’incisione della scritta ARO
sul vetro di una maschera da sub. ARO come l’unico pensiero davanti allo sguardo del
sommozzatore, una scritta che dall’esterno può essere letta come ORA.
Lo scambio virtuale tra gli artisti e chi scrive ha prodotto un surplus di materiale iconografico,
una sorta di diario per immagini affidato poi ad uno sguardo esterno perché ne desse
un’interpretazione libera in uno stile diverso e personale: queste pagine, composte da
Fabio
Melosu
, costituiscono il numero 11 della fanzine Barbecue, che sarà disponibile presso il
bookshop di Meme.
Muy de acuerdo con lo escrito en este artículo.