AL VINITALY DI VERONA, BRINDANO LE AZIENDE DELLA SARDEGNA


Negli spazi dell’Ente Fiere di Verona si è svolta la 47esima edizione di Vinitaly, la più importante manifestazione mondiale dedicata al vino. Si tratta, come è consuetudine da anni, di un evento che attira nella città veneta i più importanti operatori che producono, vendono, scrivono di vino in ogni parte del globo, dalla Cina all’Australia, dall’Europa agli Usa, dall’Africa al Giappone. Presenti oltre quattromila espositori. La Sardegna al Vinitaly è stata rappresentata da 73 aziende concentrate in 1520 metri quadrati dello stand Sardegna. Come succedeva anche negli anni passati, le degustazioni dei vini e dei prodotti agroalimentari sardi, affidate al sommelier Pier Paolo Fiori, si sono svolte nei circa 150 metri quadrati di uno spazio soppalcato, al centro del padiglione sardo. In termini assoluti la Sardegna rappresenta una parte minima della produzione nazionale di vino. Con i suoi 490mila ettolitri, infatti, la nostra isola rappresenta solo 1,2% della produzione italiana (attestata, dati dell’ultima vendemmia, sui 39,6 milioni di ettolitri). Ma l’enologia, per la nostra regione, rappresenta, comunque, un dato di formidabile interesse strategico per le produzioni agroalimentari isolane. Una voce, quella del vino, che da anni svolge un ruolo di richiamo anche per le altre eccellenze enogastronomiche sarde, ghiotto e insostituibile richiamo anche in termini turistici. È pur vero che la produzione di vino in Sardegna (ma anche nel resto dell’Italia) è andata progressivamente diminuendo passando, nella nostra regione, dai 2,8 milioni di ettolitri prodotti nel 1977 (con una superficie vitata di 77 mila ettari) ai 490 mila ettolitri attuali (prodotti in una superficie valutata oggi in 27mila ettari). Ma non dimentichiamo che il 75% delle nostre produzioni godono della denominazione di tutela protetta. I vitigni sardi a denominazione di origine controllata (Doc) sono 17; uno (il Vermentino di Gallura) è a denominazione di origine controllata e garantita (Docg) e 15 sono a indicazione geografica tipica (Igt): 33 in totale. Tra i vini sardi i buongustai conoscono e apprezzano il Vermentino e il Cannonau ma in un mondo che registra una forte monotonia enologica, spiccano le differenze anche dei nostri vitigni autoctoni (Monica, Torbato, Carignano, Cagnulari, Semidano, Nasco). Ed ecco perché i palati annoiati dagli Chardonnay ma anche dai Prosecco si incuriosiscono di fronte alla freschezza e ai profumi di un Vermentino di Gallura o alla calda morbidezza di un Cannonau. «Che cosa si attende la nostra isola dal Vinitaly 2013? – dice Dino Addis, presidente dell’Assoenologi della Sardegna –. Si attende di poter trasformare la nostra tipicità nelle produzioni enologiche in maggiore interesse da parte dei consumatori, e quindi in maggiori opportunità economica per le nostre produzioni. Attenzione, stiamo parlando di produzioni di nicchia, non abbiamo certo i numeri per competere con le grandi potenze enologiche mondiali. Il fatto che in diverse parti del mondo si tenti di impiantare Vermentino ci suggerisce di proseguire nella strada della valorizzazione dei nostri vini più tipici. Ma se vogliamo aumentare il nostro mercato regionale dobbiamo dare la possibilità ai turisti di arrivare in Sardegna. Se non risolviamo il problema dei trasporti, insomma, non possiamo risolvere il problema del vino».

 

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