di Gian Piero Pinna
Giovanni Piras, nonostante sia arrivato alla soglia del secolo di vita, taglierà il traguardo il prossimo 16 aprile, è un arzillo e lucido vegliardo con lo spirito giovanile da amante della poesia. Solo di recente ha avuto il coraggio di sottoporre le sue opere al giudizio degli appassionati e cinque anni fa, dopo essere stato segnalato tra i vincitori del concorso letterario internazionale “Sannio Silvestre”, tenutosi a Torrevecchia Teatina in provincia di Chieti, si è deciso a pubblicare le sue opere e ad affrontare la critica. Oggi ha al suo attivo svariate pubblicazioni, tra le quali: “Chi sono?”, un’opera autobiografica che Angelo Marino, nella presentazione dice che sembra dirigersi verso un punto dove tutti i contrari si incontrano e si congiungono e dove le prospettive, i sentimenti umani, le gioie e le sofferenze, vivono in lui come verifica e riprova dell’infinita misericordia di Dio. Nel2009, hapubblicato una prima raccolta di poesie “Ricordi”, seguite da un altro libretto, “Primi passi”, scritto durante la prigionia negli anni dal 1942 al 1946, quindi, “Eresie Cristiane”, un breve studio sulle principali eresie verificatesi nella Religione cristiana, scritto a due mani col figlio Antonio. Il primo libro, quello autobiografico, venne ristampato con l’aggiunta di alcune poesie, per essere dato in omaggio ai soci di una cooperativa che voleva costituire per la costruzione di una casa di riposo per persone anziane ed handicappate, ma il progetto non ha avuto un seguito, con suo grande cruccio, perché uno dei soci più facoltosi, si ritirò inspiegabilmente indietro.
Giovanni Piras, è anche la memoria storica di Riola Sardo, di cui conosce vita e miracoli e memore dei suoi trascorsi da investigatore – fu il precursore dell’istituzione della moderna polizia scientifica in Africa Orientale, quando prestava servizio all’Asmara – ha analizzato alcuni episodi salienti del suo paese, che ha trasferito in una delle sue tante fatiche letterarie, “Fatti e misfatti di Riola Sardo”.
Lucido, con una forte propensione critica nell’analizzare i fatti, non fa sconti a nessuno e ricorda quanto fosse dura la vita in paese, quando era ragazzino e le difficoltà affrontate per avere un’istruzione passabile: “Sono nato in una famiglia povera e quando mia madre era in attesa di me, mio padre partì in Argentina per guadagnare qualche soldo in più, che servisse per affrontare la vita con maggiore dignità. Rientrò in Patria, allo scoppio della Seconda Guerra mondiale, ma non venne dichiarato idoneo, a seguito di una specie di tumore che aveva avuto quando si trovava in Argentina. Sin da ragazzo, amavo scrivere e mi piacevano le poesie. Tra i poeti, quello che preferivo era Leopardi, mentre tra gli scrittori, avevo una certa preferenza per Victor Hugo e in modo particolare, per “I Miserabili”, ma leggevo di tutto e tanto, anche grazie ai libri che mi prestavano due amici che avevano la mia stessa passione.”
Da ragazzo anche lui, per andare ad Oristano, si serviva della mitica carrozza di Rosa Lochi e da come ne parla, doveva avere una vera e propria ammirazione per questa donna: “Per molti era un personaggio stravagante. Era una donna tutta d’un pezzo, che non guardava in faccia nessuno e se c’era da rimproverare qualcuno, lo faceva senza mezzi termini. Pur nella povertà del mestiere di trasportatrice che svolgeva, era anche una donna colta e si faceva rispettare da tutti.”
Giovanni Piras, ha le idee chiare anche in ambito politico e così non nasconde che ha una certa avversione per il comunismo: “È il partito che mi ha deluso di più. Ho letto molte opere che analizzano il comunismo, ma non sono riuscito a trovare niente che mi attirasse, mentre non posso dire altrettanto del fascismo, che al di là degli errori commessi, fece molte cose per valorizzare il nostro territorio.”
Avrebbe tante cose da raccontare del suo paese e con i ricordi spazia per quasi un secolo di vita. La passione per la scrittura è tale, che sembra non sia intenzionato a smettere, infatti tiene a precisare che: “Attualmente sto scrivendo “Riflessioni”, dove critico molto la sinistra, perché in Italia, dal dopo guerra a Berlusconi, chi ha effettivamente governato il Paese, sono stati loro. Morto De Gasperi, la Democrazia Cristiana, non ha avuto il polso di tenerli a bada. Oggi, mi sembra che le cose stiano andando di male in peggio e per questo è molto difficile sanare settanta anni di mala amministrazione.”
La sua visione della vita, è costantemente proiettata verso il futuro e, rivolto ai giovani, dice: “Sappiatevi accontentare di quel poco che avete, non pretendete cose impossibili, non chiedete mai posti e prebende che non vi meritate, perché il principio che vi deve guidare, deve essere quello di avere sempre la coscienza a posto.”