di Guido Piga *
«Siamo contentissimi, claro?». Loredana Manca, di Sardara, artista, «senza età», parla dalla “fine del mondo”, quella da cui arriva il nuovo Papa, quella in cui lei vive, sarda tra i migliaia di sardi d’Argentina. «Com’è il tempo in Sardegna? – chiede rintanata nel circolo di Mar de Plata –. Qui fa freddissimo. Ma siamo tutti, dico tutti, felicissimi per l’elezione di Bergoglio. È un bel segnale, no? Finalmente anche noi del sud del mondo contiamo…» E non si sa se quel “sud del mondo” sia un riferimento alla sua attuale condizione di immigrata in Argentina, «felice di esserlo», o a quella di emigrata dalla Sardegna negli anni Sessanta, «quando non avevamo speranza». Piccolissima, fece il viaggio transoceanico con la famiglia, come decine di altri isolani in cerca di una terra promessa. È anche una piccola eccezione, la sua, perché la maggior parte degli emigrati in Argentina era del Sassarese, del Logudoro, del Goceano. I flussi cominciarono alla fine dell’Ottocento, quando il governo argentino avviò la privatizzazione della pampa. C’erano migliaia e migliaia di ettari da rendere produttivi, e i sardi diedero vita a una piccola epopea di coloni. Massicce partenze si registrarono tra il 1901 e il 1905, tra il 1916 e il 1920, a cavallo tra le due guerre mondiali, e in minima parte negli anni Sessanta. Si calcola che non meno di 20 mila sardi partì in quei periodi. «Oggi ci sono i sardi di terza e quarta generazione, non è facile censirli tutti» dice Margaret Caddeo, autrice del libro “Sardi d’Argentina”. Ci sono le storie dei pionieri, «di quelli che ce l’hanno fatta, che hanno creato anche aziende fiorenti, come gli imprenditori Cosimo Tavera di Ittiri e Vittorio Vargiu di Ozieri». Un piccolo sogno (sud)americano coltivato sulle numerose navi che facevano la spola tra Genova e l’Argentina, dove l’interclassismo era la regola. Tre nomi, tre sassaresi, raccontano questa possibilità aperta a tutti: Giovanni Sanna, agricoltore, e Giuseppe Sanna, carpentiere, partirono nel 1924; Antonio Sanna, industriale, nel 1931. “In Argentina c’è un posto anche per te”, insomma. Le piccole biografie dei sardi sono raccolte nei documenti del Centro de estudios migratorios latinoamericanos (si veda http://bit.ly/eXaKoS), ma non dicono tutto delle loro paure, delle loro speranze. C’era anche chi non ce la fece, e se ne tornò in un’emigrazione alla rovescia spesso drammatica. «La stragrande maggioranza dei sardi si è ambientata gradualmente, anche grazie alla creazione di strutture che rendevano meno traumatico il distacco dalla Sardegna – spiega ancora Margaret Caddeo –. Oggi molti ragazzi della quarta generazione parlano tra di loro in sardo, e ci sono attivi sette circoli». I suoi iscritti hanno incontrato più volte Bergoglio. A La Plata, per esempio, quando nel 2005 venne inaugurata la Casa della collettività e i sardi chiesero al futuro Papa di ricordare sempre che Buenos Aires prende il nome da La Madonna di Bonaria di Cagliari. «L’ho incontrato un paio di volte – dice Loredana Manca –. Sempre vicinissimo al popolo. Anche lui, come noi, del resto è figlio di emigranti italiani. Ci sentiamo più compresi, ora, più uniti». Occorre dire che i sardi sono stati anche divisi, in Argentina. I galluresi, che non avevano bisogno di terre perché loro le avevano privatizzate, unico caso in Sardegna, furono una piccolissima parte dell’ondata migratoria. E più per questioni politiche, per sfuggire al regime fascista, che economiche, come ha ricostruito lo storico Martino Contu. Alcuni fascisti, come il calangianese Flavio Pasella, giornalista, diedero vita a un giornale in sostegno del regime. Ma più numerosi furono gli antifascisti, dal loro leader Francesco Anfossi, della Maddalena, a Paolo Addis, anarchico di Calangianus. Un segno che anche nel Nuovo mondo pesavano le divisioni di quello Vecchio, altro che Sardegna nazione.
* Nuova Sardegna
Laudato sii mi Signore…. Habemus Papam …..Jorge…..Marium…..Papa Francesco Primo . Una bellissima, inattesa novità di un figlio illustre della emigrazione italiana in capo al mondo. Tante preghiere al Buon Dio , perchè gli stia vicino ed illumini il suo camino . Che le sue parole ed il suo esempio diano speranza a chi soffre , giustizia e carità in aiuto ai deboli ed indifesi, fede e speranza a chi brancola nel buio , nel pessimismo e nella disperazione. Un Augurio di ogni bene .
Abitando a Buenos Aires, lo vedevo spesso in T.V., ma devo dire che ogni giorno mi stupisce di piú la Sua semplicitá: é come se sempre fosse stato Papa, é incredibile. Mi fa molto piacere che un connazionale argentino sia lí, ancora non ci posso credere! é una emozione troppo forte, é difficile spiegarla con parole. Ci identifica pienamente, é il meglio della cultura argentina, l’Argentina nel podio del mondo! Quanti secoli passeranno per avere di nuovo un Papa argentino e discendente d’italiani? Stiamo attraversando parte della storia, ragazzi, ci tocca oggi a noi, sardi-argentini, far parte di questa benedizione! Un saluto a tutti i sardi nel mondo da parte dei sardi dalla fine del mondo!
No sabia que unas de las ciudad mas bellas del mundo (para mi) ha tomado el su nombre de la madonna de Bonaria de Casteddu! ahahaha un saludo muy sentido desde Sardara un sardo que le gustaria mucho irse en Argentina! Muy linda my paesana Loredana!