di Gian Piero Pinna
Resterà a lungo impressa nei ricordi di tanti oristanesi la “Serata della memoria collettiva” con Beppe Meloni, che con i suoi racconti ha fatto rivivere la Oristano del lontano passato. La manifestazione, svoltasi nei giorni scorsi nella sala convegni del Centro Servizi Culturale UNLA di Oristano, è stata presentata da Anna Maria Capraro, sotto la regia di Marcello Marras e le suggestive immagini d’epoca, provenienti dall’archivio fotografico di Raffaele Sanna Delogu, rese ancora più intriganti dalle letture di Savina Dolores Massa. Sala al gran completo, gremita come non si era mai vista, tante persone in piedi e molti che non sono neanche potuti entrare. Autore di ben cinque volumi sulla Oristano del passato, tra cui: Tharros 80 anni nel cuore, con Gianfranco Atzori e Salvatore Tola; Oristano memoria e cronaca; Oristano, Novecento e dintorni; I magnifici sette – A. Zucca, R. Bonu, R. Carta Raspi, C. Contini, A. Garau, O. Addis, G. Pau; Oristano piccola città; oltre che pubblicista di lungo corso, Beppe Meloni era sicuro che l’evento avrebbe avuto un largo seguito, memore anche dei successi riportati con manifestazioni analoghe negli anni passati al Teatro Garau per presentare i suoi libri sulla storia di Oristano. Alla soglia degli ottanta anni, è ancora pieno di idee e di programmi. Pensa già di replicare la serata nelle sale più capienti della Società Operaia di Mutuo Soccorso e se il Comune di Oristano sarà disponibile, anche al Teatro Garau.
“Da molto tempo la città non viveva un avvenimento culturale con una intensità così viva e partecipata – dice Meloni – i presupposti per fare il bis ci sono tutti e sono sicuro che i nuovi appuntamenti alla Mutuo Soccorso e al Teatro Garau, saranno un altro successo di pubblico e di critica. In tanti mi hanno chiesto di replicare il lungo racconto sulla vecchia Oristano del primo Novecento e credo proprio che lo farò con molto piacere, giusto per accontentare chi, per un motivo o per l’altro, non ha potuto essere presente alla serata dell’UNLA. La verità, anche in questo caso, non è molto difficile da cogliere negli aspetti essenziali: gli oristanesi, da qualche tempo a questa parte, si stanno riaccostando alla vita culturale della città e dunque alla sua storia, quella più antica e quella più recente”.
– Dunque, è proprio vero che non c’è solo la gloriosa storia del Giudicato di Arborea, a impreziosire le antiche vicende della città di Eleonora?
“In questi anni, l’Istituto di Studi Arborensi (ISTAR), ha fatto molto per risvegliare l’interesse e la curiosità degli oristanesi sulla storia del Giudicato. Tutto ciò è esemplare e testimonia della volontà dell’ISTAR e dei suoi dirigenti, di risvegliare interesse e curiosità sulla storia locale e sarda. Ma c’è ancora molto da esplorare su quella parte importante della storia oristanese, che va dal Settecento agli albori del Novecento modernista, che ci siamo lasciati alle spalle. Basta sfogliare le pagine del bel libro di Gianfranco Murtas, “La stagione dei liberi muratori della Valle del Tirso”, della editrice S’Alvure di Massimo Pulisci 2009, che rievoca, come sottolina l’autore “due stagioni storiche e sociali ad Oristano, di vitalità massonica senza clamori e senza eccessi ideologici, anzi in una continuata e fattiva apertura in ogni campo possibile ed apertura a collaborazioni con altre istanza sociali, culturali e civili”. Tutto questo avviene nella Oristano di fine Ottocento, una città dove il primo tratto distintivo è la lentezza e dove si sente che nel suo territorio, è passata la storia. La città di Salvator Angelo De Castro e del senatore Salvatore Parpaglia e dove il mito di Eleonora, sembra entrare in una logica di un “catechismo patriottico”. Città religiosissima, ma che si apre alle candidature socialiste del primo Novecento dell’avvocato Felice Porcella, che sarà eletto deputato al Parlamento e dell’avvocato Paolo Loriga, massone, sindaco di Oristano nel 1914. Più avanti la città arborense, festeggia la fondazione del Partito Sardo d’Azione di Camillo Bellieni ed Emilio Lussu (aprile del 1921), conoscerà l’esperienza del “sardo fascismo” di Paolo Pili e Antonio Putzolu, le vicende della dittatura fascista e la seconda Guerra Mondiale, a cui seguiranno altre tappe importanti nella vita della città. Nel dopoguerra la campagna contro la malaria e la prima proposta di legge sulla quarta provincia, presentata dagli onorevoli democristiani Antonio Segni e Mariano Pintus nel gennaio 1955. Con le mitiche figure dell’arcivescovo editore Giuseppe Cogoni, che fonda Il Quotidiano Sardo e i primi sindaci democratici Davide Cova e Alfredo Corrias”.
– Una storia, quindi, caratterizzata spesso da occasioni perdute?
“In buona parte si, specie se si pensa alla istituzione della quarta provincia che non ha soddisfatto una grande rivendicazione popolare. Che non doveva realizzare soltanto un processo di semplice riordino amministrativo, ma doveva creare i presupposti per un processo di sviluppo socio economico dell’Oristanese, che in realtà non c’è stato. Oggi dopo un trentennio, siamo ancora a recriminare su un’altra grande occasione perduta. Ma quel che è importante sottolineare, è che il risveglio culturale in atto, se accompagnato da un coordinamento tra le diverse associazioni culturali e di volontariato e dalla spinta e dalle sollecitazioni dell’Amministrazione comunale, è la giusta direzione per Oristano, che aiuterà tutti a superare la crisi economica e sociale che stiamo vivendo e farà crescere il “tono culturale” di una città che cerca ancora la strada dello sviluppo”.