di Cristoforo Puddu
Lo scrittore cagliaritano Nicola Lecca, il più “europeo” e tradotto tra i giovani autori sardi, dopo quattro anni di silenzio pubblica per Mondadori (collana Scrittori italiani e stranieri) il nuovo romanzo “La piramide del caffè”. Il romanzo, una fiaba moderna ambientata a Londra e in Ungheria, narra “del sogno adolescenziale di vivere all’estero e di affermarsi nel mondo dell’editoria, il tutto impregnato dell’intenso aroma di caffè”.
Nicola Lecca si è affermato giovanissimo con la raccolta di racconti “Concerti senza Orchestra” (Marsilio, 1999): finalista al premio Strega e vincitore del premio Hemingway per la letteratura. Successivamente, apprezzato, tra gli altri, da Mario Rigoni Stern (1921-2008) e Giovanni Raboni (1932-2004), ha pubblicato “Ritratto notturno” (Marsilio, 2000), “Ho visto tutto” (Marsilio, 2003), “Hotel Borg” (Mondadori, 2006), “Ghiacciofuoco” (Marsilio, 2007 – scritto con Laura Pariani), “Il corpo odiato” (Mondadori, 2009), diversi saggi filosofici e firmato numerosi articoli per le redazioni culturali di giornali quotidiani e periodici.
Ha vissuto per lunghi periodi nelle città europee di Reykjavik, Visby, Barcellona, Venezia, Londra, Vienna e Innsbruck, fonte di ispirazione e di ambientazione per i suoi scritti; ma nonostante ciò afferma, orgogliosamente, che il suo essere sardo traspare inevitabilmente dai suoi libri. E nel suo blog chiarisce il concetto: “Sono convinto che il fatto di essere uno scrittore sardo non abbia nulla a che vedere con lo scrivere di Sardegna: ma che, invece, sia un valore più nobile, testimoniato da ben altre evidenze. Essere uno scrittore sardo, per me, significa nascere su quest’isola: viverne le tradizioni, l’isolamento e l’orgoglio, ma anche le contraddizioni più aspre. Fino ad oggi non mi è ancora capitato di ambientare in Sardegna nessuno dei miei romanzi. Dovrei sentirmi un traditore? Una pecora nera? Certo che no: anzi, sono convinto che chi ha scelto di ambientare ossessivamente i propri romanzi in Sardegna non sia affatto più sardo di me. Essere sardo, al contrario, significa poter vantare un’esperienza di vita, una malinconia, uno sguardo particolare verso il mondo. Fateci caso: un sardo che racconta lo fa sempre e inevitabilmente da sardo – e non importa che stia parlando della propria terra o di un qualsiasi altro luogo”.
Nicola Lecca, come inviato di Radio Rai, ha svolto anche l’attività di critico musicale in diverse città europee e curato la scrittura e conduzione dei programmi “Grand Hotel” e “Settimo Binario”. I suoi romanzi, presenti ed apprezzati in 15 paesi europei, sono stati adottati dalla prestigiosa Svenska Akademiens Nobelbibliotek: una vera e propria consacrazione per l’autore sardo. E una conferma, al lungimirante giudizio espresso da Rigoni Stern nel 2000: “Su Nicola Lecca c’e da contare per il futuro della nostra letteratura”.