"NINO MI CHIAMO", LA FANTABIOGRAFIA A VIGNETTE DEL PICCOLO ANTONIO GRAMSCI: E' LA PUBBLICAZIONE DELL'EMIGRATO LUCA PAULESU

Luca Paulesu, originario di Ghilarza vive a Firenze


di Sergio Portas

Con le librerie di Milano Antonio Gramsci ebbe un rapporto tutto particolare, una volta condannato a vent’anni di carcere, il suo amico Piero Sraffa (sul ruolo politico di Sraffa pagine illuminanti su “Vita e pensieri di Antonio Gramsci”, Giuseppe Vacca, Einaudi ed.) gli aveva aperto un conto illimitato presso la Sperling & Kupfer  alla quale avrebbe potuto chiedere tutti i giornali, le riviste e i libri che avesse voluto. Salvo beninteso passare prima dall’occhiuta censura dei suoi carcerieri fascisti. Sraffa poteva spendere, il babbo rettore della “Bocconi” (come sarà il Mario Monti oggi tanto di moda), lui economista a Cambridge dove si meritò la stima di Keynes, in più foraggiato anche dal Partito con la p maiuscola, a sua volta già foraggiato dai bolscevichi che comandavano a Mosca. E per uno come Nino che si spendeva in libri il poco denaro che la famiglia gli passava per sostentarsi già quando era a scuola a Santu Lussurgiu e poi a Cagliari, facendo poi la fame per il resto del mese, questa, come poi scrisse anche alla cognata Tania era stata “una cosa importantissima”. Scommetto che gli sarebbe piaciuta, a Gramsci (sardismo voluto), anche la “Libreria del mondo offeso”, in zona Brera, nell’antro di una casa di ringhiera, dove mercoledì 28 di novembre Luca Paulesu, che di Gramsci è nipote: sua nonna Teresina è stata sorella di Gramsci, nata quattro anni dopo di lui quinta di sette tra fratelli e sorelle, presenta il suo libro: “Nino mi chiamo”, fantabiografia del piccolo Antonio Gramsci. La libreria deve il nome a una citazione di “Conversazioni in Sicilia” di Elio Vittorini (si amico mio, il mondo è offeso, ma non ancora qua dentro) e dice benissimo Giacomo Bisanti su “Imminente” (vedi internet): ”L’atmosfera che si respira all’interno è indescrivibile e nel nuovo arrivato si riversano insieme la ricercata nudità dei caffè parigini, la nostalgia del Sudamerica, il sogno di Cuba. Chi entra nella “casa” di Laura e Cristina, si trova, come i bambini, ad elencare a voce alta quello che incontra…i mattoni a vista, un tavolone di legno scuro, le caramelle, un pianoforte, tavolini per gli scacchi, giocattoli d’altri tempi e, sopratutto, i libri; solo titoli italiani, solo titoli contemporanei… solo…non basterebbero settimane per orientarsi nel marasma di volumi…”. Resta da dire che il locale che la ospita non è amplissimo e quando arrivo io, solo un quarto d’ora in ritardo, è pieno fino a scoppiare, solo l’ardire di una vecchia signora arrivata dopo di me mi permette di forzare l’entrata  e di rimanere, acciuga tra le acciughe, ad arrancare per rubare un paio di foto, di prendere appunti non se ne parla proprio. Luca Paulesu sta parlando con il suo bell’accento toscano, a Firenze dove pure è nato sì è trasferito coi genitori dopo aver vissuto i suoi primi nove anni a Ghilarza,con Alberto Rollo, il boss della “Feltrinelli” che gli ha stampato il libro e oggi lo presenta nella città in cui ha sede la casa editrice. Della Giangiacomo Feltrinelli editore Rollo è direttore letterario d

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